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Nella rubrica settimanale dedicata al continente africano, la denuncia di Human Rights Watch. Andiamo poi in Nigeria dove aumentano i casi di febbre Lassa e in Burundi con la buonuscita al presidente Nkurunziza

di Federica Iezzi

Roma, 1 febbraio 2020, Nena News

Nigeria

Le autorità nigeriane hanno annunciato un aumento delle misure di emergenza per contenere l’ultimo focolaio di febbre emorragica di Lassa nel paese dell’Africa occidentale, a seguito della morte di 29 persone nell’ultimo mese. Attualmente 195 casi confermati e 29 decessi sono stati segnalati in undici aree nigeriane, secondo il Nigeria Centre for Disease Control (Ncdc).

La febbre di Lassa è una febbre emorragica virale, appartenente alla stessa famiglia dei virus Ebola e Marburg. La malattia è endemica nel paese dell’Africa occidentale e il suo nome deriva dalla città di Lassa, nel nord della Nigeria, dove è stata identificata per la prima volta nel 1969.

In precedenza, sono stati segnalati casi di infezione in Sierra Leone, Liberia, Togo e Benin, che hanno ucciso almeno nove persone nel 2016.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il farmaco antivirale ribavirina sembra rappresentare un trattamento efficace per la febbre di Lassa, se somministrata precocemente nel corso dell’infezione. Il numero di infezioni da febbre di Lassa in Africa occidentale ogni anno è compreso tra 100mila e 300mila, con circa 5mila decessi, secondo gli US Centers for Disease Control and Prevention (Cdc).

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Burundi

Il partito al governo del Burundi, il Cndd-Fdd (Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia – Forze per la Difesa della Democrazia), ha dichiarato che il segretario generale Evariste Ndayishimiye sarà il prossimo candidato alle elezioni presidenziali del paese, previste per il prossimo maggio.

Alleato di Pierre Nkurunziza, attuale presidente della Repubblica, Ndayishimiye, 52 anni, oggi dirige il dipartimento degli affari militari nell’ufficio del presidente ed è stato ministro dell’interno e della sicurezza.

Nkurunziza, entrato in carica nel 2005, ha annunciato a giugno che non correrà per la rielezione. Il partito al potere Cndd-FDd ha accolto la sua decisione di dimettersi, conferendogli il titolo di Guida Suprema del Patriottismo, con allegata ingente somma di denaro pubblico.

L’importo è una fortuna in Burundi, dove oltre il 65% della popolazione vive in condizioni di povertà e dove il 50% del paese è insicuro dal punto di vista alimentare, secondo il World Food Programme.

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Ruanda

I bambini di strada nella capitale del Ruanda, Kigali, sono stati arbitrariamente detenuti e sottoposti ad abusi nel centro di detenzione Gikondo Transit Center, secondo Human Rights Watch (Hrw). Johnston Busingye, ministro della giustizia ruandese, ha prontamente negato le accuse dichiarate nel rapporto di Hrw, descrivendo Gikondo come un centro di riabilitazione, istituito per fornire ai bambini competenze e protezione.

Le interviste segnalate nel report di Hrw parlano di condivisione di materassi e coperte, infezioni e parassitosi da sporadico accesso a cure mediche. Inoltre i bambini sono spesso trattenuti a Gikondo senza supervisione giudiziaria, processo adeguato e accesso a un avvocato, tutore o familiare.

In base alla legislazione ruandese introdotta nel 2017, gli individui che mostrano comportamenti devianti come la prostituzione, l’uso di droghe, l’accattonaggio, il vagabondaggio e il commercio ambulante informale possono essere trattenute nei centri di transito per un massimo di due mesi, senza ulteriori giustificazioni legali o supervisione.

Secondo la legge, dunque, i centri di transito sono locali utilizzati per ospitare in via temporanea individui che hanno poi diritto ad essere trasferiti in centri di riabilitazione.

Nel suo rapporto, Hrw ha esortato l’United Nations Committee on the Rights of the Child alla revisione e al rispetto della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che il Ruanda ha ratificato nel 1991, chiedendo l’immediata chiusura del centro.

Nena News

Sorgente: FOCUS ON AFRICA. Hrw: in Ruanda abusi sui bambini nei centri di riabilitazione

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