“Il 17enne è deluso, ma sta bene” – Lo studente di Gorizia ancora bloccato a Wuahn è stato riportato in albergo e “sta bene”. Non manca la “delusione per l’intoppo” per aver perso l’aereo della Gran Bretagna partito con circa 200 passeggeri europei, tra cui 8 italiani. A fine agosto era partito per uno scambio culturale nell’Hubei e, quando è scattata la quarantena, si trovava proprio nella città-focolaio di Wuhan. Lunedì, a causa della febbre, non si era imbarcato sul volo dell’Unità di Crisi della Farnesina con altri 56 connazionali.
I casi fuori dalla Cina – Il Paese più colpito è il Giappone, con 96 casi accertati, di cui 70 a bordo della nave da crociera “Diamond Princess”, da giorni attraccata al largo della costa di Yokohama. A bordo, anche 35 italiani, tra cui il capitano Gennaro Arma e altri 24 membri dell’equipaggio: ma nessuno di loro, rassicura la Farnesina, sarebbe malato. Medicine, cibo e altri beni primari vengono consegnati da elicotteri direttamente sul ponte della nave, e gli ospiti della crociera documentano sui social le interminabili giornate in isolamento, in attesa di sbarcare il 19 febbraio. In Europa è la Germania il Paese con più contagi: 14 casi, seguito dalla Francia, che conta 11 persone risultate positive all’infezione da coronavirus.
In Italia, il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che sulla questione dei voli bloccati non intende fare un passo indietro: intervistato dal Corriere della Sera ha sottolineato che le relazioni diplomatiche sono “rilevanti” e le questioni economiche “fondamentali”, ma resta prioritario il diritto alla salute. Una decisione, spiega, stata presa “nella massima condivisione”, perché “c’è piena unità nel governo”, e le scelte sono orientate da tecnici e scienziati. L’allarmismo è sbagliato – aggiunge – ma si deve tenere una soglia di attenzione molto alta. Intanto si continua a discutere sulla presenza o meno a scuola dei bambini tornati dalla Cina, dopo la nuova circolare ministeriale. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina intervistata dalla Stampa ha chiarito che non saranno i presidi o i genitori a decidere. “Nessun pericolo – aggiunge – perché ci sarà un monitoraggio quotidiano degli studenti di ritorno dalla Cina. Non da parte delle scuole, ma delle Asl di riferimento. La questione è medica e non scolastica”.