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Speranza (Leu): sulla legge elettorale si decide insieme

di Monica Guerzoni

ROMA «Serve una profonda revisione del jobs act».

Quanto profonda, Roberto Speranza? Per Renzi il jobs act non si tocca.
«Al tavolo della verifica dovremo trovare il coraggio di correggere radicalmente gli errori commessi sul mercato del lavoro — si prepara a trattare il ministro di Leu —. L’idea che comprimere i diritti dei lavoratori aiuti il Paese a crescere è sbagliata e dobbiamo dirlo, definitivamente».

Chiederà agli alleati di ripristinare l’articolo 18?
«Esatto. Chiederemo garanzie a partire dalla disciplina sui licenziamenti collettivi, su cui i giudici di Milano e Napoli hanno già rinviato alla Corte di Giustizia europea».

Renzi non sarà contento.
«Renzi chiede di rivedere reddito e Quota 100 e i 5 Stelle non sono contenti. Io chiedo di rivedere il Jobs act. Non siamo un governo monocolore».

M5S e Pd ci stanno?
«Se per il Pd il lavoro è al primo posto, concorderà che per far ripartire l’Italia servono più diritti, non meno. Come leve per combattere le diseguaglianze chiederemo anche di investire su scuola e università e di ragionare di economia circolare ed energie rinnovabili. Sarà poi fondamentale continuare il lavoro importante che abbiamo avviato nel comparto salute».

Non si doveva fare di più?
«Rivendico quel che abbiamo fatto in questa manovra, a cominciare dall’abolizione dei superticket. Due miliardi in più sul fondo sanitario e due su edilizia e ammodernamento tecnologico e poi nuove regole sul personale. Abbiamo approvato il patto per la salute con le Regioni, un documento strategico che non si approvava dal 2014».

Perché Conte continua a rinviare la verifica?
«Preferisco parlare di rilancio. Comunque nel mese di gennaio questo momento di confronto vero va affrontato».

Il 26 si vota in Emilia Romagna e Calabria. Conte rischia?
«Sono ottimista. Non è un voto sul governo e il presidente Conte saprà guidare questo momento di rilancio, grazie alla capacità di fare sintesi».

E se il M5S subisse una scissione importante?
«Non entro nelle vicende interne, ma credo in questo governo e penso che vada aumentato il tasso di visione politica. Dovremmo tutti considerare questa esperienza tra centrosinistra e M5S come l’orizzonte giusto per il Paese. Se lo viviamo come una parentesi il progetto si indebolisce. Non siamo un governo tecnico, il salto di qualità si fa alzando il tasso politico».

Farà le barricate contro il proporzionale al 5%?
«È giusto che il confronto continui al tavolo ufficiale. Si va verso un impianto proporzionale, come avevamo chiesto all’atto di nascita del governo. Nel 2015 mi dimisi da capogruppo del Pd alla Camera contro l’impostazione ultra—maggioritaria dell’Italicum e sono rimasto sulla mia posizione. Mi fa piacere che altri abbiano cambiato idea».

E il 5%? Di Maio e Zingaretti si sono messi d’accordo, sono stati scorretti ?
«Nessun incontro bilaterale può bypassare le scelte che si prendono ai tavoli di coalizione. Per me si discute lì».

Se resterà una soglia alta, entrerete nelle liste del Pd?
«Non vedo elezioni alle porte. Nessuno però può mettere la testa sotto la sabbia di fronte all’arroganza della destra. Quel che c’è nel campo del centrosinistra non basta, serve una proposta nuova».

Pd, Leu, M5S e Sardine?
«In quelle piazze ci sono elettori della sinistra diffusa, del Pd e persone che hanno creduto nel M5S. Il processo che io auspico nasce dal basso ed è più avanti di noi».

 

Sorgente: Speranza: «Rivedere il Jobs act e rimettere l’articolo 18 Lo affermi anche il Pd»

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