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La vittoria del governatore uscente del Pd Stefano Bonaccini ha fatto tirare un enorme sospiro di sollievo sia a Largo del Nazareno sia a Palazzo Chigi: nessuno scossone al governo Conte 2, che ora può andare avanti pur tra i molti problemi in campo fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2023

di Emilia Patta

Elezioni regionali in Emilia Romagna: ecco i candidati

5′ di lettura

Di certo, come sottolinea a caldo l’istituto Cattaneo analizzando i dati sull’altissima affluenza, il contrasto netto a cui si è assistito nel corso dell’intera campagna per il voto regionale tra la leadership salviniana e l’opposizione di piazza promossa dal movimento delle Sardine ha contribuito a “riscaldare” l’opinione pubblica in Emilia Romagna e a mobilitare i due principali schieramenti.

Un merito, quello delle Sardine, che il segretario del Pd Nicola Zingaretti non a caso riconosce subito e volentieri: «Un immenso grazie alle Sardine perché evidentemente hanno portato energia e hanno risvegliato l’elettorato che ha partecipato in massa».

Insomma si è assistito a una mobilitazione simmetrica dovuta all’estrema polarizzazione del voto attorno ai due principali schieramenti che ha finito per risvegliare il tradizionale elettorato di centrosinistra rendendo marginale il M5s e la sua scelta di corsa solitaria.

Fatto sta che la vittoria del governatore uscente del Pd Stefano Bonaccini, annunciata dagli exit poll diffusi alla chiusura delle urne alle 23, alla seconda proiezione della notte ha cominciato ad assumere un contorno reale e ha fatto tirare un enorme sospiro di sollievo sia a Largo del Nazareno sia a Palazzo Chigi: nessuno scossone al governo Conte 2, che ora può andare avanti pur tra i molti problemi in campo fino alla scadenza naturale della legislatura nel 2023.

E nessuno scossone alla leadership di Nicola Zingaretti nel Pd, che ora può andare avanti sulla strada della costruzione di un’alleanza strutturale con un M5s senza più Luigi Di Maio (almeno fino agli stati generali di marzo) nell’ambito del nuovo bipolarismo che si sta imponendo sulla scena politica italiana: da una parte il campo riformista europeista largo di cui parla il segretario dem, dall’altro il centrodestra “sovranista” a trazione salviniana.

Il Pd e il nuovo bipolarismo all’orizzonte
A Largo del Nazareno si mettono subito in fila i pezzi e si guarda con ottimismo ai prossimi mesi, a partire dalle amministrative di giugno. Lo scarsissimo risultato conseguito dal candidato presidente del M5s in Emilia Romagna (ben sotto il 5%) è agli occhi del Pd la dimostrazione che non c’è spazio per la “terza via” indicata da Di Maio in questi mesi, e si guarda perciò con speranza agli stati generali di marzo: se dalla discussione congressuale dei pentastellati emergerà, come tutto oggi fa credere, una leadership favorevole alla collocazione nel campo europeista e riformista sarà possibile testare con qualche probabilità di successo l’alleanza tra Pd e M5s già nelle regioni chiamate al voto, a cominciare dalle “rosse” Toscana e Marche.

Quanto al Pd, il voto in Emilia Romagna – è la lettura che dà Zingaretti – dimostra che «dopo le europee il Pd torna a vincere anche alle regionali (e Salvini a perdere). E dopo due tornate, politiche ed europee, il Pd torna ad essere primo partito nella regione, così come è primo partito in Calabria nonostante la vittoria della candidata del centrodestra. È la chiusura del 4 marzo 2018, quando si parlava di bipolarismo Di Maio-Salvini. Ora uno si è dimesso e l’altro ha perso. A contrastare la destra sovranista c’è il Pd».

E il segretario del Pd – fanno notare i suoi – ci ha messo la faccia partecipando a oltre 100 iniziative in questa campagna elettorale fra Emilia Romagna e Calabria, e il Pd a differenza di altri (leggasi Italia Viva di Matteo Renzi) è l’unico partito del centrosinistra ad aver presentato il simbolo in queste regionali.

La soddisfazione dei vertici democratici va anche oltre. Queste elezioni rafforzano la leadership di Zingaretti a neanche un anno dalla vittoria alle primarie di partito, certo, ma rafforzano anche la sua linea politica: «Viste anche le dichiarazioni per un voto disgiunto nel mondo 5 Stelle, le elezioni in Emilia Romagna dimostrano che la linea di Zingaretti è quella giusta: lealtà al governo e al premier Giuseppe Conte, rapporto non conflittuale con il M5s, apertura ai mondi civici. E ora si va avanti».

La ridefinizione dell’agenda di governo
Ecco: si va avanti, ma bisogna vedere come. Sul fronte interno Zingaretti ha annunciato per tempo un congresso anticipato che dovrebbe sancire il nuovo quadro politico: si terrà probabilmente nella seconda metà dell’anno, dopo le amministrative di giugno, e a questo punto il segretario dovrebbe ricandidarsi senza preoccupazioni (anche se c’è chi guarda proprio al nuovo “eroe” del campo democratico, il governatore Bonaccini che vanta tra l’altro un 10% di elettori che hanno votato solo per lui e per nessuna lista, come a un possibile competitor di Zingaretti che potrebbe raccogliere il consenso degli ex renziani di Base riformista).

Sul fronte del governo il Pd ha ora la necessità e la possibilità, complice la crisi di un M5s in caduta elettorale e in cerca di nuova leadership, di imporre l’agenda su alcuni temi sensibili fin qui bloccati o rilanciati da Di Maio: dalla prescrizione alle concessioni autostradali, dalla revisione di quota 100 al salario minimo fino all’acqua pubblica.

L’annunciata verifica di governo per fissare le prossime priorità sarà per il Pd l’occasione per ridefinire i rapporti di forza all’interno della maggioranza rafforzando nel contempo l’asse ormai consolidato con il premier, anche per non farsi scavalcare da Renzi sulla strada del riformismo anti-populista (è previsto per questa settimana il voto alla Camera sul Ddl dell’azzurro Costa che mira a cancellare la riforma Bonafede della prescrizione e che i renziani di Italia Viva hanno annunciato di voler votare).

«Tasse, lavoro, il rilancio di alcuni grandi temi come la scuola e l’università: ora serve un vero rilancio dell’azione di governo assieme al premier Conte», è il messaggio di Zingaretti. «La maggioranza esce rincuorata, mi auguro con meno problemi e più concretezza».

L’arresto dell’onda verde: per Salvini inizia la traversata nel deserto
Le ricadute del voto in Emilia Romagna sono notevoli anche nel campo del centrodestra. Con la decisione di dichiarare in sala stampa nel comitato elettorale della candidata leghista Silvia Borgonzoni a partita ancora aperta, prima della seconda proiezione dei dati reali, Salvini ha voluto accreditare una interpretazione “win win”: complimenti alla candidata azzurra Jole Santelli che ha portato il centrodestra a vincere con uno scarto di circa 20 punti sul candidato del Pd e del centrosinistra Pippo Callipo, e per quanto riguarda l’Emilia Romagna «avere una partita aperta in questa regione per me è un’emozione, dopo settant’anni per la prima volta c’è stata una partita».

Dal suo punto di vista Salvini ha anche qualche ragione, ma va ricordato che alle ultime europee di maggio le liste di centrodestra erano avanti a quelle del centrosinistra di 7 punti. La personalizzazione estrema della campagna elettorale in Emilia Romagna, scelta conseguente anche al fatto che la candidata imposta da Salvini stesso si è rivelata piuttosto debole, non ha pagato. Così come non hanno pagato alcune spettacolarizzazioni come la trovata di andare a citofonare a un ragazzo tunisino accusato di essere un presunto spacciatore, trovata non a caso criticata da molti esponenti di Forza Italia.

Il «bivio» di Forza Italia
Resta che la sconfitta in Emilia Romagna è la prima battuta di arresto per la Lega di Salvini dalle politiche del 4 marzo scorso. L’onda verde si è infranta sulla linea Maginot Bologna-Modena-Reggio Emilia. Il governo ne esce di fatto più forte, almeno nel breve periodo, e le probabilità di arrivare a fine legislatura sono ora più forti: inizia ora, per Salvini, una lunga traversata nel deserto dell’opposizione.

E anche se Silvio Berlusconi ribadisce l’asse con Salvini e resta dell’idea che «ora si apre una fase nuova, nella quale se la democrazia ha ancora un senso si dovrà cambiare governo rendendo la parola agli elettori», per Forza Italia si apre ora uno spazio di riflessione: morire salviniani o rilanciare l’anima liberale del partito marcando l’autonomia all’interno del centrodestra come propongono Mara Carfagna e Paolo Romani?

Per approfondire:
Governo in sicurezza, si rafforza l’asse Conte-Pd. Ora parte la verifica
Dall’Emilia un sostegno al Governo e una spinta al Pd a ribilanciare i rapporti di forza con i 5 Stelle

Sorgente: L’Emilia «rossa» ferma l’onda verde: Zingaretti si rafforza e rilancia l’asse con Conte – Il Sole 24 ORE

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