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L’attacco è stato rivendicato dalle guardie della Rivoluzione islamica: «La feroce vendetta è iniziata». L’Iran intima agli Usa di ritirare le truppe dalla regione e minaccia di colpire gli alleati degli americani in caso di rappresaglia

di Chiara Severgnini

All’1 .20 del mattino, ora locale, decine di missili provenienti dall’Iran hanno colpito le basi militari di Ayn al-Asad e di Erbil in Iraq. Entrambe ospitano anche personale americano e della coalizione internazionale anti-Isis. A Erbil ha sede anche il contingente italiano. Per il momento risulta invece che tutti i soldati italiani di stanza a Erbil siano illesi. Nella notte, nelle ore immediatamente successive all’attacco, sono stati segnalati caccia Usa in volo sulla Siria e caccia iraniani nello spazio aereo iracheno. La televisione di Stato iraniana cita fonti ben informate della Guardia Rivoluzionaria secondo le quali circa 80 persone sono state uccise, ed altre 200 sono rimaste ferite, in seguito al raid. La tv ha parlato di «80 terroristi americani» che sono stati uccisi. «Grandi perdite sono state inflitte a numerosi droni, elicotteri e equipaggiamento militare nella base» di al-Asad. Secondo la Guardia Rivoluzionaria almeno 15 missili hanno colpito basi statunitensi, e nessuno è stato intercettato dall’esercito americano. «Circa 104 obiettivi degli Stati Uniti e dei suoi alleati locali sono osservazione da parte dell’Iran, e se commetteranno un errore, siamo pronti ad attaccarli», spiega una fonte della Guardia Rivoluzionaria alla tv di Stato.

Riunito il consiglio di sicurezza nazionale Usa. Dopo il vertice, tweet del presidente Trump: «Va tutto bene! Missili lanciati dall’Iran a due basi militari in Iraq. Stiamo facendo una ricognizione dei danni e delle vittime in queste ore. Finora va bene! Abbiamo le truppe più forti e meglio equipaggiate al mondo! Rilascerò una dichiarazione in mattinata».

La minaccia: «Se colpiti, missili su Israele ed Emirati»

L’attacco è stato rivendicato immediatamente dalle guardie della Rivoluzione islamica, o Pasdaran, che ne parlano come dell’operazione «Soleimani Martire». «La feroce vendetta delle Guardie Rivoluzionarie è iniziata»,ha fatto sapere Teheran. I Pasdaran hanno poi dichiarato che se l’Iran dovesse essere attaccato sul suo territorio, Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite. In un secondo momento, riferisce la Cnn, sul canale Telegram delle Guardie Rivoluzionarie è comparsa un’ulteriore minaccia: colpire gli Usa sul loro territorio. Teheran ha intimato al presidente Trump di «ritirare le truppe Usa» dalla regione. La nostra inviata in Iran, Viviana Mazza, analizza la rivendicazione dei Pasdaran in questo approfondimento.

Caccia Usa in volo in Siria

Il presidente Trump è stato subito informato degli attacchi in corso in Iraq e alla Casa Bianca è stato convocato il consiglio sicurezza nazionale. La notizia degli attacchi arriva a pochi giorni da un’escalation di tensione tra Stati Uniti e Iran in seguito all’uccisione dell’influente generale iraniano Qassem Soleimani, colpito in un raid statunitense in Iraq il 3 gennaio.

Il contingente italiano

La base irachena Ayn al-Asad è la più importante base americana in Iraq. Ospita, riferisce l’agenzia Ap, circ a 1500 soldati Usa e della coalizione. Il presidente statunitense l’aveva visitata il 26 dicembre 2018 insieme alla First Lady Melania Trump. Nella base di Erbil ha sede parte del contingente italiano in Iraq. Dopo l’attacco, il personale italiano si sarebbe radunato in appositi bunker: i militari risultano tutti illesi.

Le borse

Dopo l’attacco, la Borsa di Tokyo è partita in picchiata: l’indice Nikkei ha ceduto il 2,4% nelle prime battute. L’attacco missilistico pesa anche sulle Borse di Hong Kong e su quelle cinesi. Entrambe hanno aperto gli scambi in netta perdita: l’Hang Seng ha ceduto nelle prime battute l’1,26%, mentre gli indici Composite di Shanghai e di Shenzhen frenano, rispettivamente, dello 0,34% e dello 0,46%. Forte rialzo per l’oro e il petrolio. Ansia per l’Europa.

Notizia in aggiornamento

Sorgente: Iraq, missili iraniani sulle basi militari che ospitano forze Usa

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