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Il vicepresidente Margaritis Schinas anticipa il progetto che prova a mettere d’accordo tutti i paesi dell’Unione: Martedì incontrerà il ministro dell’Interno Lamorgese

dal nostro corrispondente Alberto D’Argenio

Bruxelles – “L’Europa non può permettersi di fallire una seconda volta sui migranti”. Con questa consapevolezza Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue presieduta da Ursula von der Leyen, anticipa la filosofia del Patto europeo sui migranti che presenterà nelle prossime settimane con il difficile obiettivo di mettere finalmente d’accordo tutte le capitali dell’Unione. Negli scorsi anni da portavoce di Jean-Claude Juncker il cinquantasettenne greco ha vissuto in prima persona il fallimento delle trattative. Ora che è stato nominato commissario dal governo di centrodestra del suo Paese spiega come proverà ad andare a dama: “Il Patto coprirà tutti gli aspetti delle politiche migratorie, solidarietà e responsabilità troveranno risposte contemporaneamente in modo che ogni governo – del Nord, del Sud e dell’Est – possa vedere elementi soddisfacenti”. Per prepararsi il terreno, Schinas è impegnato in un giro delle capitali che martedì lo porterà a Roma, dove incontrerà la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

Quello delle migrazioni è uno dei temi più divisivi: come pensa di arrivare a un via libera dei governi?
“Nel 2016 sotto la spinta dell’emergenza siamo partiti con un sistema di ricollocamenti approvato a maggioranza qualificata, aprendo delle ferite tra i leader: queste hanno compromesso tutto l’impianto di riforme che mano a mano abbiamo messo sul tavolo”.

Questa volta come agirete?
“Procederemo con un approccio complessivo che non coprirà solo riforma del diritto di asilo e ricollocamenti, fondamentali per i governi di Italia, Grecia, Malta e Spagna. Oltre alla solidarietà, regoleremo da subito anche gli elementi di responsabilità indispensabili ai paesi del Nord e dell’Est rinforzando i confini esterni, lanciando una vera politica di rimpatri e creando corridoi legali per migranti altamente qualificati”.

Iniziamo dalle responsabilità, la chiave per tenere a bordo i Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria).
“Grazie al nuovo mandato di Frontex sin da subito possiamo rinforzare i confini esterni. Prima Frontex non disponeva di strutture e staff permanenti, ora invece sta reclutando personale proprio che entro il 2027 conterà 10 mila agenti, parte della nuova Guardia di confine e costiera europea. Gli stessi governi non se ne rendono pienamente conto, ma già la prossima estate ai nostri confini avremo 700 agenti permanenti, altamente visibili agli occhi dei cittadini grazie a uniforme e distintivo europeo. Per la prima volta nella storia dell’Unione questo personale Ue sarà armato e potrà contare su un vasto equipaggiamento che comprenderà navi ed elicotteri”.

Lo scorso anno Matteo Salvini ha voluto bloccare la missione Sophia: grazie alla Guardia costiera Ue l’Europa tornerà a pattugliare il Canale di Sicilia?
“Non sono certo che riusciremo a farlo entro l’estate, ma in futuro vascelli battenti bandiera europea con a bordo i nostri agenti torneranno a controllare il Mediterraneo”.

Intanto a salvare vite in mare restano solo le Ong, che però a causa dei decreti sicurezza di Salvini in Italia pagano multe salate: cosa ne pensa?
“Le Ong sono una parte della soluzione e fanno un grandissimo lavoro. Tuttavia devono essere inquadrate in una cornice legale che al momento non c’è. Per fortuna nel Mediterraneo centrale da settembre è in vigore l’Accordo di Malta grazie al quale l’82% dei migranti salvati dalle Ong è ricollocabile tra i paesi che volontariamente hanno scelto di prendervi parte”.

L’intesa promossa da Italia, Francia, Germania e Malta sta portando benefici reali?
“Sta funzionando benissimo. Nei primi 8 mesi del 2019 ci sono stati 85 ricollocamenti. Da settembre, ovvero da quando l’Accordo è in funzione, sono stati redistribuiti 400 migranti sbarcati in Italia”.

I rimpatri sono un altro elemento chiave per i paesi del Nord e dell’Est: cosa proporrete?
“Non puoi convincere tutti i governi ad accettare una politica europea sui migranti senza un programma credibile di rimpatri, che oltretutto al momento sono in calo. La Ue resterà un continente che protegge chi ne ha bisogno, ma chi non avrà diritto allo status di rifugiato dovrà tornare indietro. Perché avvenga, puntiamo a stringere una serie di patti con i Paesi di origine e transito in Africa e in Asia per convincerli finalmente a riprendere i propri cittadini”.

La Commissione lo promette da anni, ma non è riuscita a farlo in modo massiccio.
“Proporremo dei “Comprehensive partnership agreement”, accordi omnicomprensivi con i quali metteremo sul tavolo tutto quello l’Europa può offrire: soldi, investimenti, scambi commerciali, visti, sanità e programmi Erasmus. Questi accordi non solo contribuiranno a frenare le partenze, ma faranno sì che in cambio dei benefici che ho elencato ogni Paese dovrà impegnarsi a riprendere coloro che non hanno diritto all’asilo in Europa”.

Passiamo alla solidarietà: come intendete disincagliare la riforma del diritto di asilo prevista dalle regole di Dublino e la distribuzione dei migranti tra partner Ue?
“Stiamo pensando di lanciare una serie di panieri ai quali tutti i governi dovranno contribuire scegliendone almeno uno. Il più importante sarà il primo, quello dedicato ai ricollocamenti che per essere credibile dovrà raggiungere una massa critica di stati membri. Negli altri due o tre panieri i governi potranno offrire soldi, mezzi, personale o partecipazione attiva a singole missioni”.

Per i Paesi costieri con la riforma di Dublino si dovrebbe prevedere che chi sbarca nei loro porti entra in Europa e quindi deve essere subito ricollocato. I Visegrad sono contrari. A chi darete ragione?
“Stiamo facendo un giro di capitali per mettere a punto il sistema, ma l’idea è che chi arriva in Italia, o in un altro Paese, entra in Europa. Sono certo che lavorando sui confini esterni arriveremo a una politica comune efficace e coerente”.

Sorgente: Il commissario Ue: “Migranti, si cambia. Patto sui rimpatri e polizia europea” | Rep

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