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Conte supera lo scoglio Mes, la manovra è in sicurezza, la vera verifica saranno le Regionali

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA – “Con le paure della destra non si combina niente. Con le certezze e il protagonismo si può invece condizionare l’Europa”. Alla fine di una giornata che doveva certificare lo stato di salute del governo, Nicola Zingaretti dice che la barca va. Il voto sul fondo salva-stati (il Mes) viene superato anche al Senato con 165 voti, quattro più della maggioranza assoluta. La manovra è in sicurezza. Si scavalla l’anno, si mangia il panettone. Bisogna continuare così fino al 26 gennaio, il giorno delle elezioni in Calabria ma soprattutto in Emilia-Romagna. Le premesse di una navigazione più tranquilla ora ci sono.

A dispetto dei proclami di Matteo Salvini (anche dai banchi del Senato) l’Italia ha già strappato qualcosa in Europa. All’ultimo eurogruppo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha costruito le basi per far rientrare il dissenso di Luigi Di Maio ed evitare una frattura con il M5S. Ha bloccato la road map che portava dritto a una firma del Mes proponendo invece una valutazione a pacchetto su tutte le misure fiscali e bancarie, ha ottenuto la ponderazione dei titoli sovrani che mette al riparo i nostri bond. La scelta di Fabio Panetta, direttore generale di Bankitalia alla Bce, ha indirettamente stoppato la scelta di un superfalco tedesco e favorito la colomba Isabel Schnabel. Una che, per dire, qualche giorno fa ha affermato: “Basta attacchi alle banche italiane, quelle tedesche non brillano”. In più c’è la flessibilità con cui la Finanziaria ha sfangato i 23 miliardi di Iva. Commenta Zingaretti: “Le destre per vivere hanno bisogno di creare paure anche senza motivi. Come sul Mes. All’Italia occorre esattamente l’opposto. E il Pd, stando ai tavoli, condizionando, si fa garante della credibilità italiana”.
Il vero passaggio a questo punto è il risultato di Stefano Bonaccini in Emilia. I sondaggi sono positivi, l’attivismo delle sardine nelle piazze ha smosso qualcosa, la Lega non sembra più padrona assoluta della scena.

Ma una volta messi in sicurezza i capisaldi (Europa, legge di bilancio, Mes) il problema, come un contraccolpo, diventano le manovre parlamentari. La stabilizzazione della maggioranza si fa terreno di lotta. Salvini apre le porte, in via ufficiale, ai dissidenti grillini. In tre, a Palazzo Madama, abbracceranno la Lega: Grassi, Lucidi e Urraro. Gianluigi Paragone ha votato contro ieri, pur rimanendo nei 5 stelle. Significa che l’ala movimentista di Alessandro Di Battista sta sempre col fucile puntato. Ieri la linea governista ha prevalso, grazie al voto sul Mes, alla conferma del candidato Aiello in Calabria (come chiedeva il capo politico) e all’elezione, dopo due mesi, del nuovo capogruppo alla Camera, Davide Crippa. Però altri segnali dimostrano che la pace è fragile. I 14 assenti grillini alla Camera ieri sono un segnale? Il M5s, osserva Matteo Renzi, “è in fase di sfarinamento, può diventare un guaio”.

Se Salvini comincia a pescare parlamentari (ma non le sardine) dove può arrivare? I grillini sono riusciti a fare perdere le staffe persino a Giancarlo Giorgetti. In aula è stato attaccato per il suo lavoro sul pareggio di bilancio. Ha risposto per le rime. “In realtà, come relatore sono quello che ha reso più elastico il testo di legge costituzionale. Mettendo la parola equilibrio anziché pareggio come voleva la Ue. Grazie a quella differenza ci sono i margini per fare i deficit che usano anche i giallo-rossi”. L’ex sottosegretario è furibondo per l’attacco personale. “L’ipocrisia non l’accetto. E l’ho spiegato anche a Di Maio e Di Battista. Ma sono ragazzi e forse non capiscono”.

Contro la Lega sta nascendo in Senato un gruppo di responsabili guidati da Paolo Romani (Fi). Già ieri, se ci fossero stati problemi, 10 azzurri, Romani compreso, sarebbero usciti dall’aula per salvare l’esecutivo. L’obiettivo è coinvolgere anche Mara Carfagna alla Camera. Ma questi moderati del centrodestra non saranno una stampella scomoda per l’esecutivo? E quale sarà il loro rapporto con Italia Viva? Se riusciranno a formare dei gruppi parlamentari un po’ di confusione nella maggioranza sono destinati a crearla.
Nella strada in discesa, almeno fino a gennaio, l’altro ostacolo è rappresentato dalla legge elettorale. Oggi è fissato un nuovo vertice di maggioranza. Il partito di Renzi si presenterà proponendo lo sbarramento del proporzionale al 3 per cento. Al Nazareno, compiaciuti, sottolineano: “Hanno capito quanto valgono”. Forse fuori, ma in Parlamento il voto di Italia Viva resta determinante.

Sorgente: Giallo-rossi salvi fino a gennaio. “Ma i 5S rischiano di sgretolarsi” | Rep

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