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Indagato a Roma per i voli di Stato. La difesa: “Non ci andavo in vacanza”. E per superare il momento difficile l’ex ministro cerca di dividere i 5Stelle

di TOMMASO CIRIACO e MARIA ELENA VINCENZI

ROMA. Sarà il Tribunale dei ministri a valutare se i 35 voli effettuati da Matteo Salvini con mezzi dei Vigili del Fuoco o della Polizia di Stato durante la sua stagione al ministero dell’Interno, svelati da un’inchiesta di Repubblica, fossero regolari. O se configurassero invece un reato.

Non è un gran momento, per il leader capace di provocare una crisi di governo sotto l’ombrellone del Papeete. E certo questa nuova tegola non aiuterà a rasserenarlo. La procura di Roma, infatti, l’ha iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio, suggerendo una serie di accertamenti per svelare la natura di quei voli. Ricostruendo le abitudini dei predecessori del leghista al Viminale, i magistrati vogliono capire se questi viaggi sono contrari a prassi e norme. Sulla questione, fra l’altro, si era già espressa la Corte dei Conti che, pur archiviando il fascicolo per l’assenza di danno erariale, aveva ritenuto quei tragitti illegittimi, tanto da trasmetterli a piazzale Clodio. Ed è tutto da dimostrare che la difesa di Salvini basti a diradare i sospetti: “Tutti i miei voli di Stato erano per motivi di Stato, da ministro, per inaugurare caserme. Non ho mai fatto voli del genere per andare in vacanza, lo fanno altri. Non vedo l’ora di difendermi nei tribunali”.

Al di là dell’inchiesta che lo coinvolge, però, la sensazione è che l’ex vicepremier sia di nuovo in difficoltà. E non soltanto per i voli su cui la procura ha acceso un faro. Il problema è che da un paio di settimane Salvini inizia a temere una lunga traversata nel deserto. All’opposizione e senza lo scudo politico del Viminale. Per questo, ha anticipato i tempi dell’operazione “conquista grillini”. Portandone a casa tre, per ora. Pochi, per scalfire la maggioranza. E conducendo la “campagna acquisti” in modo così spregiudicato da rischiare un travaso in direzione opposta, da Forza Italia alla maggioranza di governo.

I sondaggi sono stati il primo campanello di allarme. La sbornia d’autunno si è dissolta troppo in fretta. Gli ultimi numeri raccontano di un trend negativo. Certo, la Lega è ancora saldamente in testa. Ma il sogno dell’autosufficienza, accarezzato quando le tabelle avvicinavano il leader al 40%, sembrano già un ricordo. Colpa di un governo che nonostante tutto va avanti. Della concorrenza spietata di Giorgia Meloni. Della presunta emergenza migranti svanita assieme alle sue dirette Facebook dal tetto del Viminale. Della mobilitazione delle Sardine. Il risultato? Lega attorno al 30%, addirittura al 29,5% secondo Demos.

E così, si arriva alle ultime mosse dell’ex ministro dell’Interno. A quelle porte spalancate ai transfughi 5S, a costo di sfidare Luigi Di Maio come mai fino ad ora. Perché Salvini, dopo la crisi d’agosto, aveva sempre evitato di scagliarsi contro “l’amico Luigi”. A lui riconosceva “lealtà”. E anche ultimamente, in privato, ne aveva esaltato il valore della “parola data, l’unico là in mezzo”, quasi compatendolo per una svolta a sinistra subita e non cercata. Poi, nelle ultime settimane, qualcosa è cambiato. E l’obiettivo del politico con la felpa è diventato proprio Di Maio.
In lui, Salvini individua l’anello debole della catena. Spera che sfilandogli un gruppetto di senatori, il leader 5S perda il timone. Che aumenti il nervosismo interno al Movimento, che il sospetto si insinui tra gli scranni di Palazzo Madama, che Di Maio subisca una scissione anche alla sua sinistra. “Voglio farlo impazzire”, ha confidato ai senatori leghisti, “solo così può cadere questo governo”.

È la teoria del caos. Il problema è che Salvini deve fare tutto in fretta. Ha bisogno di ottenere presto le elezioni, per non restare col biglietto vincente in mano, per anni e poi chissà. Per non scendere ancora nei sondaggi. Per non finire invischiato nelle inchieste, come quella sui voli di Stato. “Sono accusato di tutto: – si lamenta – querele, abuso di ufficio, sequestro di persona. Spendono migliaia di euro per indagare su di me e ci sono tanti ‘ndranghetisti in giro”. La maggioranza, però, non offre segni di cedimento strutturale. Certo, le liti sono quotidiane. Ma tre senatori 5S spostano nulla e da Forza Italia potrebbero arrivare rinforzi. Con i transfughi di Paolo Romani, “temo – dice – che faremo presto i gruppi”. E grazie al piano di Mara Carfagna, che per ora resta nel partito, ma si prepara a lanciare una sua associazione “Liberal”, che suona poco salviniana. Alla fine la teoria del caos potrebbe addirittura stabilizzare i giallo-rossi.

Sorgente: Dai pm ai sondaggi Salvini in difficoltà punta sulla spallata | Rep

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