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Un anno e mezzo fa, il presunto attacco chimico a Douma, in Siria, il 7 aprile del 2018, scatenò una profonda reazione internazionale e si dette la colpa al presidente Bashar al-Assad. Ora, però, la verità potrebbe essere riscritta. Una mail interna all’Opac, ottenuta da WikiLeaks, lascia affiorare le perplessità di un ispettore dell’Organizzazione che nel 2018 partecipò all’indagine

di Stefania Maurizi

E’ un episodio che poteva far sprofondare il mondo in una nuova guerra in stile Iraq, innescata dalle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam. Un anno e mezzo fa, il presunto attacco chimico a Douma, in Siria, il 7 aprile del 2018, scatenò una profonda reazione internazionale, con le foto dei bambini rilanciate da tutti i media del mondo, tanto che appena una settimana dopo Stati Uniti, Francia e Inghilterra lanciarono una serie di bombardamenti contro la Siria di Bashar al-Assad. Da subito, infatti, si dette la colpa al regime di Assad, senza neanche aspettare l’indagine scientifica dell’Opac, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, l’organismo tecnico internazionale che vigila sul rispetto della Convenzione sulle armi chimiche. Ora, però, la verità su Douma potrebbe essere riscritta. Una mail interna all’Opac, ottenuta da WikiLeaks e condivisa con il nostro giornale, lascia affiorare le perplessità di un ispettore dell’Organizzazione che nel 2018 partecipò all’indagine.

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Già un mese fa, Repubblica aveva raccontato dell’esistenza di un whistleblower – la cui identità non è nota al nostro giornale – che accusa l’Opac di aver manipolato il rapporto tecnico su Douma. Repubblica aveva prontamente contattato l’Organizzazione, chiedendo chiarimenti sulle gravi accuse lanciate dal whistleblower. Dopo quasi un mese di silenzio, l’Opac ci ha risposto due giorni fa, confermando di attenersi alle sue conclusioni: “ci sono motivi fondati di credere che l’uso di un’arma chimica è avvenuto a Douma il 7 aprile del 2018” e “l’elemento tossico era probabilmente cloro molecolare”. La nuova email appena rivelata da WikiLeaks, però, potrebbe riaprire il caso, innescando un dibattito alla luce del sole, in una vicenda tanto complessa e oscura.

Il documento è datato 22 giugno 2018, in quei giorni tutto il mondo aspettava le conclusioni degli ispettori dell’Opac inviati a Douma, ma il rapporto finale fu pubblicato con un enorme ritardo, quasi un anno dopo: solo nel marzo 2019. Oggi, questa email lascia affiorare le perplessità che in quei mesi circolavano tra le fila dei tecnici. A scrivere è il whistleblower che si rivolge al diplomatico inglese Robert Fairweather, capo di gabinetto dell’allora direttore generale dell’Opac, il diplomatico turco Ahmet Uzumcu. “Gentile Rob”, recita il testo, “come membro del team della missione di Fact-finding che ha condotto l’inchiesta sul presunto attacco a Douma, il 7 aprile, desidero esprimere la mia più grave preoccupazione per la versione redatta del rapporto della missione di Fact-finding”.

Il whistleblower non fa nomi, ma attribuisce responsabilità ai livelli più alti dell’Organizzazione: l’ufficio del Direttore generale. E continua: “Dopo aver letto questo rapporto modificato, che tra l’altro nessun altro membro del team inviato a Douma ha avuto l’opportunità di fare, io sono rimasto colpito da quanto rappresenta i fatti in modo errato”. L’email non contiene alcuna valutazione politica: riporta esclusivamente considerazioni tecniche. Per esempio, contesta il fatto che a Douma gli ispettori abbiano appurato la presenza di alti livelli di “derivati organici contenenti cloro […] rilevati nei campioni ambientali” e scrive che essi erano “nella maggior parte dei casi, presenti solo in parti per miliardo, un livello così basso di 1-2 parti per miliardo, che essenzialmente significa tracce”.

Il tecnico contesta anche che, mentre il report originale degli ispettori discuteva in dettaglio le contraddizioni tra i sintomi accusati dalle presunte vittime e quelli riportati dai testimoni e visti nei video che circolavano, queste considerazioni sono state omesse nel rapporto redatto e sottolinea che “queste incongruenze erano state notate non solo dal team della Fact-finding mission, ma erano state fortemente confermate da tre tossicologi con una competenza specifica in materia di esposizione alle armi chimiche”. Infine, l’ex ispettore contesta l’affermazione che il gas tossico fosse fuoriuscito da due cilindri metallici gialli, le cui foto fecero il giro del mondo. Lunedì l’Opac terrà la conferenza di tutti i suoi Paesi membri a L’Aia: l’Organizzazione premio Nobel per la Pace 2013 farà chiarezza sulle gravi accuse del whistleblower, dopo questa email?

 

Sorgente: Wikileaks, la verità sull’attacco chimico a Douma in Siria – Repubblica.it

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