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Family Link s’installa sugli smartphone dei genitori e su quelli dei figli e permette ai primi di tenere sotto controllo i secondi. Gli adolescenti: “È l’app del demonio”

GENOVA.  Qualunque padre, madre, zia o zio, qualsiasi adulto che di questi tempi abbia a che fare con un ragazzino, prima (sempre prima, ormai) o poi si troverà ad affrontare il problema di come gestire il rapporto del minore con smartphone, tablet, computer e collegamento a Internet.

La Rete è aperta a tutti, ma non è adatta a tutte le età: ci sono malintenzionati, truffatori, app e siti che spingono a comprare e spendere, pedofili che setacciano YouTube alla ricerca di fotogrammi e video che ne possano accendere la loro fantasia malata o che nascondono dietro a titoli acchiappa-bimbi video che per i bimbi decisamente non vanno bene. E poi ci sono i social network, Facebook, Instagram, Snapchat, le app musicali, dove è difficile sapere chi ci sia davvero dietro a quelle foto tanto simpatiche e a quel nickname così tenero e carino.

E dunque? E dunque i genitori si mettono alla ricerca di un modo per consentire ai figli di fare sì esperienze online, ma il più possibile al sicuro. Da qualche tempo, Google mette a disposizione un’app che dovrebbe fare proprio questo: si chiama Family Link, e a cercarla sul Play Store ci si imbatte in un esempio tangibile del cosiddetto “gap generazionale”. Perché di Family Link ne esistono due: una per i genitori, una per i figli, una per gli smartphone dei grandi, l’altra per quello dei (non più tanto) piccoli, con la prima che controlla la seconda. E sulla qualità delle due app, le opinioni sono diverse. Dipende a chi lo si chiede, cioè.

Che cosa dicono i figli
La versione per i ragazzini (Google consiglia di usarla sino al compimento dei 13 anni o sino «all’età minima richiesta nel tuo paese») ha una valutazione bassissima, 1.7 su 5. E soprattutto recensioni pessime, da «questa cavolo di app rovina l’adolescenza» a «questa app è una grave violazione della privacy», da «se volete essere stalkerati siete sull’app giusta» a «ho paura a sbagliare via o a farmi un giro perché subito vengo chiamato e devo dare spiegazioni o videochiamato per dimostrare che sono da solo», sino all’incredibile «ormai ho 13 anni e devo vivere con una guardia di Auschwitz sul mio telefono…». Sì, perché Family Link permette non solo di tenere sotto controllo le app installate sullo smartphone “figlio”, ma anche di gestirne e limitarne i tempi di accesso alla Rete, individuarne la posizione attraverso il gps e appunto farlo squillare. E tutto questo ai più piccoli proprio non piace.

Che cosa dicono i genitori
E ai più grandi? L’esatto opposto: piace tantissimo. La loro versione di Family Link ha un voto medio di 4.4 (sempre su un massimo di 5) e quasi 220mila recensioni, che vanno da «utilissima per aiutare i bambini a un uso più consapevole del telefono e del tablet» a chi riconosce però che «mio figlio di 11 anni è diventato insopportabile perché si sente “legato”», da «sono veramente soddisfatta e felice di questa applicazione» a chi vorrebbe poter «controllare la posizione anche se il telefono (del figlio, ndr) non è collegato a Internet», sino anche a chi vorrebbe andare oltre, chiedendo a Google la possibilità di «limitare il tempo di utilizzo sulle singole app». Per la gioia dei ragazzini…

Sorgente: “Vergogna, non ho più libertà”: la rivolta dei ragazzini contro l’app di Google – La Stampa

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