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La molecola individuata contrasta i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia, recuperando per l’80% i danni causati dalla patologia degenerativa

di Tiziana Di Giovannandrea –  25 novembre 2019
L’invecchiamento del cervello, con la diminuzione progressiva della creazione di nuovi neuroni, che porta alla demenza causata dal morbo di Alzheimer, può essere rallentato recuperando per l’80% i difetti causati dalla patologia nella fase iniziale. Addirittura si può invertire l’evoluzione degenerativa favorendo un vero e proprio “ringiovanimento” del cervello.
E’ quanto scoperto da un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto Ebri, che hanno appurato che la nascita di nuovi neuroni nel cervello adulto (neurogenesi) si riduce in una fase molto precoce della malattia di Alzheimer. Tale alterazione è causata dall’accumulo nelle cellule staminali del cervello di aggregati altamente tossici della proteina beta Amiloide, chiamati A-beta oligomeri. Il team è riuscito a neutralizzare gli A-beta oligomeri nel cervello di un topo malato di Alzheimer introducendo l’anticorpo A13 all’interno delle cellule staminali del cervello, riattivando la nascita di nuovi neuroni e ringiovanendo così il cervello.
Lo studio interamente italiano, coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione Ebri Rita Levi Montalcini, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tre, è stato pubblicato di recente sulla rivista Cell Death and Differentiation.
“L’importanza di questa ricerca è duplice: da un lato – hanno spiegato Scardigli e Meli – dimostriamo che la diminuzione di neurogenesi anticipa i segni patologici tipici dell’Alzheimer, e potrebbe quindi contribuire ad individuare tempestivamente l’insorgenza della malattia in una fase molto precoce; dall’altro, abbiamo anche osservato in vivo, nel cervello del topo, l’efficacia del nostro anticorpo nel neutralizzare gli A-beta oligomeri proprio all’interno dei neuroni”.
Per la prima volta sono stati intercettati e neutralizzati sul nascere i singoli “mattoncini tossici” che formeranno le placche extracellulari di A-beta (l’attuale bersaglio terapeutico della malattia di Alzheimer), prima che questi provochino un danno neuronale irreversibile.
La ricerca pone dunque le basi per lo sviluppo di nuove strategie utili per la diagnosi e la terapia di questa malattia neurodegenerativa. “Riuscire a monitorare la neurogenesi nella popolazione adulta offrirà in futuro un potenziale strumento diagnostico per segnalare l’insorgenza dell’Alzheimer in uno stadio ancora molto precoce, cioé quando la malattia è clinicamente pre-sintomatica. Inoltre – conclude Cattaneo – l’utilizzo terapeutico dell’anticorpo A13 permetterà di neutralizzare gli A-beta oligomeri dentro i neuroni, laddove si formano per la prima volta, colpendo così l’evento più precoce possibile nell’evoluzione della patologia”.

Sorgente: Ricercatori italiani scoprono molecola che ringiovanisce il cervello e blocca l’Alzheimer – Rai News

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