0 5 minuti 4 anni

Le segnalazioni trasmesse via web arriveranno in maniera sicura direttamente ai legali dei familiari di Giulio

di CARLO BONINI e GIULIANO FOSCHINI

Sono trascorsi 46 mesi. Quarantasei mesi da quando agenti della National security, il servizio segreto civile egiziano — oggi questo è possibile affermarlo con la certezza dell’indicativo — rapirono Giulio Regeni, ricercatore italiano all’università di Cambridge, al Cairo. Erano le 19:41 del 25 gennaio 2016 quando Giulio uscì di casa, nel quartiere residenziale di Dokki, per raggiungere un amico in piazza Tahrir. Giulio entrò nella metropolitana circa dieci minuti dopo: alle19:51 le celle telefoniche agganciarono per l’ultima volta il segnale del suo cellulare. Da quel momento Giulio entrò nel buco nero del regime di Al Sisi. Il suo corpo fu ritrovato nove giorni dopo, il 3 febbraio, abbandonato sul ciglio della strada che dal Cairo corre verso Alessandria, sul cavalcavia Hazem Hassan. Era senza vestiti e il suo corpo era stato usato come una lavagna dell’orrore: portava infatti i segni di giorni di tortura.

Questi 46 mesi sono trascorsi nella ricerca, fin qui vana, della verità. I genitori di Giulio, Paola e Claudio, il loro avvocato, Alessandra Ballerini, non hanno mai mollato nemmeno un centimetro. Come i magistrati della procura di Roma, a partire dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco che coordina le indagini; come i carabinieri del Ros, i poliziotti dello Sco, che non hanno smesso per un attimo di cercare di ricostruire quello che è accaduto. Le loro sono state indagini che hanno lavorato sulle bugie e i depistaggi arrivati dall’Egitto, isolandone dettagli che, inconsapevolmente, gli egiziani avevano fatto filtrare dagli atti e che si sono verificati cruciali.

L’APPELLO DEI GENITORI DI GIULIO
> “Ci rivolgiamo a chi sa e non ha osato parlare. Abbiamo bisogno di voi”

Il regime di Al Sisi non ha mai smesso di manipolare e dissimulare la verità, fino al punto di sacrificare, assassinandoli, cinque innocenti, falsamente accusati di aver partecipato all’omicidio di Giulio. Eppure, le informazioni che portano alla verità sono e restano soltanto in Egitto. Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico. Lo ha ribadito l’ex presidente del consiglio, oggi commissario europeo, Paolo Gentiloni. «Per arrivare alla verità sul sequestro, l’omicidio e la tortura di Giulio Regeni è necessaria la collaborazione dell’Egitto». Repubblica insieme alla famiglia Regeni ha deciso per questo di offrire uno strumento che consenta di aprire una strada alternativa alla collaborazione istituzionale.

Nasce per questo da oggi Regenifiles, una piattaforma dove chiunque, in modo anonimo e sicuro, potrà inviare informazioni o documenti utili all’accertamento della verità sull’omicidio di Giulio Regeni. La piattaforma (sviluppata sulla base di GlobaLeaks, un software sviluppato dalla no-profit italiana Hermes Center) è progettata in modo tale che neanche chi la gestisce o legge le segnalazioni possa identificare il mittente. Le segnalazioni arriveranno in maniera assolutamente anonima ai legali della famiglia Regeni, come già sperimentato dall’Autorità nazionale italiana anticorruzione (Anac) che ha utilizzato questa piattaforma per raccogliere le segnalazioni dei whistleblower in materia di anticorruzione.

ISTRUZIONI PER INVIARE UNA SEGNALAZIONE ANONIMA
> In italiano   > In English   > In Arabic

Come dicono i genitori di Giulio, Paola e Claudio, nell’appello che pubblichiamo, la speranza è di rivolgersi a chi «sa e non ha ancora osato parlare». La procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati cinque agenti della National security, coinvolti nel sequestro. Ma sono decine le persone che hanno indagato illegalmente e strumentalmente su Giulio, quando era ancora vivo. E che probabilmente lo hanno visto quando era detenuto illegalmente, poco prima di essere ammazzato. Un testimone ha raccontato alcuni mesi fa di aver ascoltato un agente egiziano confessare la partecipazione al sequestro. Il suo racconto è ora agli atti della procura di Roma. Che lo ha ritenuto attendibile. E che da mesi, senza fortuna, attende una risposta all’ennesima rogatoria inviata al Cairo. Regenifiles servirà anche a questo. A impedire al regime di Al Sisi di costringere al silenzio chi sa.

Sorgente: Regeni, ecco la piattaforma anonima per raccogliere informazioni sull’omicidio – Repubblica.it

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20