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Roma, 26 novembre 2019, Nena News – Un anno di carcere – e 103 dollari di multa – è quanto si è visto comminare Gnawi (Mohamed Mounir), rapper marocchino, da una corte di Rabat.

E’ accusato di aver insultato la polizia sulla base di un video diventato virale online.

La canzone è “Aach al Chaab”, viva il popolo. Nel video, visto oltre 15 milioni di volte su YouTube, lo si vede con il naso sanguinante attaccare la polizia, criticare il governo per le diseguaglianze economiche e la disoccupazione giovanile, con un diretto riferimento alle proteste popolari nella regione berbera del Rif. Si vedono madri piangere i figli morti in mare nel tentativo di arrivare in Europa, altri usare droghe. Gnawi critica direttamente il re, reato in Marocco.

Durante le udienze in tribunale, il rapper si è difeso affermando di “essere stato umiliato dalla nascita”: “Sono un artista. Il mio lavoro è difendere i diritti miei e della gente. Non è la prima volta che sono stato umiliato dalla polizia”, ha detto in riferimento a un’aggressione subita.Amnesty International ha definito assurda la condanna al carcere, “un attacco oltraggioso alla libertà di parola”: “E’ chiaramente punito per aver espresso le sue visioni critiche della polizia e delle autorità”, ha detto Heba Morayef, direttrice di Amnesty per Medio Oriente e Nord Africa.Diversa la visione governativa: una canzone “provocatoria e ripugnante”, ha detto il ministro per i diritti umani (sic) Mustapha Ramid, senza citare tutte le storture marocchine, dal 25% di disoccupazione giovanile in un paese in cui i giovani sono un terzo della popolazione al gap socio-economico tra centro e periferia.Intanto, a poca distanza, in Egitto un procuratore ordinava la detenzione preventiva per Ramy Kamel, attivista per i diritti della comunità copta con l’accusa di diffusione di notizie false e appartenenza a organizzazione terroristica. Kamel è il fondatore della Maspero Youth Union, organizzazione nata nel 2011 durante la rivoluzione contro Hosni Mubarak.

Sorgente: NORD AFRICA. Marocco ed Egitto, carcere per chi critica

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