Autostrade, è rottura. Anche il Pd ora vuole revocare la concessione | Rep
Il governo aveva chiesto una compensazione: abbassare i pedaggi e rendere gratuite alcune tratte. La ministra De Micheli irritata dal no della società. Pesano le nuove accuse della procuradi GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA – La revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia adesso è più vicina. Da un anno e mezzo, in seguito alla tragedia del Ponte Morandi, continua a chiederla il Movimento 5 stelle. Ma la novità, dopo le accuse del procuratore di Genova sugli “omessi controlli come filosofia generale” di Aspi, è che anche il Pd pensa sia, alla fine, la soluzione principale. Il premier Giuseppe Conte, che si è riservato l’ultima parola, vacilla. “Stiamo andando avanti”, ripete. Con un elemento in più. Lo hanno molto colpito le parole scolpite dal pm ligure: “Reiterata sottovalutazione dei pericoli”.
Un’accusa pesante, che non si può prendere a cuor leggero a meno di dimenticare i 43 morti di Ferragosto. L’altra via esplorata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è quella della “compensazione”. Proprio l’altro ieri la ministra Paola De Micheli (Pd) ha incontrato il nuovo amministratore delegato dell’azienda in mano ai Benetton, Roberto Tomasi. Si è discusso dell’emergenza per i due viadotti della A26, ma non solo.
“Gli italiani vanno compensati”. Sulla base di questa parola d’ordine il governo vuole verificare con Aspi un compromesso. I danni alle persone, alle cose e la ricostruzione del ponte di Genova sono un capitolo a parte. Ma Autostrade per l’Italia deve farsi carico di un “risarcimento” non simbolico nei confronti del Paese. Come? Bloccando o abbassando le tariffe e prevedendo la gratuità della percorrenza su alcuni tratti delle rete oggi gestiti a pagamento. Al ministero hanno quantificato il risparmio per i cittadini (e la rinuncia ai profitti per la società) in qualche miliardo di euro.La prima risposta di Autostrade ha lasciato di sasso la ministra. Un no secco, senza margini di trattativa. Per il momento. Anzi, Autostrade ha lasciato capire che preferisce infilarsi in un contenzioso che può durare anche dieci anni e nel frattempo continuare a macinare utili e dividendi. Conte ha accolto il rifiuto con grande stupore. Studia le carte. Ora ha messo sul tavolo anche l’intervento chiarissimo del procuratore Francesco Cozzi, che è allarmante e mette in ulteriore difficoltà l’esecutivo. Al Mit (ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) si sta quindi studiando meglio la carta della revoca. O caducazione, come la chiama il premier. I tempi della scelta ormai si contano in giorni. Entro il week end verrà redatta la valutazione ministeriale. La prossima settimana invece è quella buona per avere una risposta definitiva. O ritiro della concessione o compensazione.
La ministra De Micheli sente di poter decidere in piena libertà. Le scivolano addosso le accuse di essere amica dei concessionari. “Ho incontrato l’ex ad Castellucci due volte in vita mia. E Gilberto Benetton una volta in un palazzetto dello Sport dove giocava la sua squadra di pallavolo quando ero presidente della Lega volley femminile”, si è confidata con i compagni di partito. Sulla sua scrivania, nell’enorme studio del ministro a Porta Pia, ha la relazione commissionata dal predecessore Danilo Toninelli. Ci sono le condizioni per annullare la concessione, si legge in quel documento. La manutenzione, senza dubbio, spetta al concessionario. Il governo vigila solo sulle scadenze dei controlli e fa decine di segnalazioni silenziose per non creare il panico (l’ultima, a inizio novembre, sulla Tangenziale di Napoli, sempre gestita da Aspi). Però, scrivono gli esperti, il rischio di un braccio di ferro legale è molto alto. Bella scoperta. Un “ma anche” che in questo caso non aiuta a decidere su una materia tanto delicata.
La revoca presuppone una valutazione seria degli effetti giuridici, economici e dell’impatto occupazionale. “La decisione sarà collegiale”, ha detto ieri la De Micheli in Senato. “Non voglio che tra qualche anno io, il premier, i ministri, lo Stato insomma debba rispondere di una decisione non ponderata”. I risultati sibillini della commissione Toninelli dimostrano che i proclami dei 5 stelle (di Di Maio in particolare) servono per la propaganda ma non hanno dato una mano a risolvere la questione.
L’epicentro della vicenda resta Genova. Bisogna dunque fare i conti anche con l’opinione del governatore e commissario Giovanni Toti, il quale difende Aspi. Ma non sarà lui a decidere sulle due ipotesi rimaste in campo. Con pari possibilità di essere quella giusta, se Aspi dovesse ripensare il suo “no” all’offerta del governo.
Sorgente: Autostrade, è rottura. Anche il Pd ora vuole revocare la concessione | Rep