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I leader di Pd e M5S si sono visti due sere fa in un circolo sportivo sul Lungotevere, per la prima volta da soli. I dubbi sulla “fase due” del governo e l’intesa sulle Regionali: se va bene il voto in Umbria, uniti anche in Calabria

Lunedì sera, circolo degli Esteri. Un club esclusivo, adagiato lungo il serpentone del Tevere. Dal piano terra sale il profumo di un evento dell’Accademia di cucina. Al primo piano, in una saletta riservata, c’è un solo tavolo. Siedono in due: Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Per due ore, in gran segreto e per la prima volta da soli. Discutono di futuro. Di un governo appena nato e già scosso dalle liti. Del rischio di una crisi per mano di Matteo Renzi. “Va tenuto a bada – sostiene il leader 5S – dovreste fare di più, bilanciare il suo attivismo, farvi valere”. “Soltanto con un patto di lealtà tra noi due – replica il segretario dem – possiamo difendere questo governo ed evitare la crisi. “Altrimenti è difficile andare avanti”.

È stato Zingaretti a chiedere un incontro. Vuole oliare un rapporto, quello con Di Maio, partito tra mille scricchiolii. Ed è deciso a proporre all’alleato “un patto di lealtà”, glielo presenta in questi termini. È l’unica strada percorribile per sedare le ambizioni della “scheggia impazzita”, così ormai i big del Pd liquidano il fondatore di Italia Viva durante i vertici al Nazareno. “Luigi, sai cosa mi ha detto un sindaco che ho incontrato questo pomeriggio? Che tra voi del Movimento e l’opposizione di Salvini, rischiamo di fare la fine della mozzarella nel panino. Schiacciati. Ha ragione. Non possiamo consentirlo”.

E dunque, un patto. Per aprire una “fase due”, sostiene Zingaretti, e blindare i prossimi mesi varando un metodo condiviso che eviti strappi nella maggioranza. Non è detto che basti, ammette però il governatore del Lazio. Perché la convinzione di Zingaretti è che lo scouting dell’ex premier nato a Rignano sia solo all’inizio. “Se vuole, può portarci via parecchi parlamentari. E lo stesso sta facendo con te”. Accreditando di fatto la tesi renziana che parla di alcuni grillini pronti a traslocare verso Italia Viva.

Ma c’è di più. Anzi, di peggio. Una voce circola insistente in queste ore: Renzi è tentato di far cadere Conte dopo la manovra per costruire una nuova maggioranza di governo con Movimento, Italia Viva, molti scissionisti provenienti dal Pd e pezzi rilevanti di Forza Italia. La proposta includerebbe per il grillino la poltrona di Palazzo Chigi. Per Di Maio è soltanto fantapolitica. Per Zingaretti, invece, è la scusa per guardarsi negli occhi e capire le intenzioni dell’alleato.

Come blindare il patto, allora? Zingaretti propone di proseguire anche in altre Regioni sul modello Umbria, con un candidato civico e una giunta esterna ai partiti. Per sostenere l’azzardo, assicura di avere in mano sondaggi in risalita. Con Di Maio, il dem valuta di replicare lo schema innanzitutto in Calabria, dove ci sarebbe già il candidato comune: si tratta di Pippo Callipo, imprenditore del tonno gradito ai cinquestelle e spendibile anche dal Pd. “Prima però ho bisogno di capire come andrà a finire in Umbria – replica Di Maio – Ho già fissato una riunione con i parlamentari calabresi per i giorni successivi a quel voto”.

Alcuni di loro fanno resistenza, ma alla fine il leader avrà gioco facile a piegarli. In Campania, invece, con Vincenzo De Luca è impossibile siglare un’alleanza. Mentre in Emilia Romagna la strada è comunque in salita, ma resta uno spiraglio per una possibile intesa, che passerebbe inevitabilmente da un passo indietro di Stefano Bonaccini.

Prima di raggiungere il circolo del ministero degli Esteri per la cena a due, il segretario del Pd chiama anche Giuseppe Conte – secondo qualcuno, in realtà, addirittura lo incontra a Palazzo Chigi – e preannuncia l’intenzione di blindare l’asse con il leader pentastellato. Il premier ovviamente acconsente, perché sa bene che i rapporti con il suo ministro degli Esteri non sono entusiasmanti, in questa fase. E che il suo miglior alleato non può che essere il segretario dem.

Alla fine i due leader di partito si lasciano con la promessa di “contenere” Renzi. E di giudicare già sulla manovra economica l’affidabilità dell’ex premier che ha lasciato il Pd. “Non dirmi però che non ti avevo avvertito prima di iniziare questa nuova esperienza – si toglie la soddisfazione Di Maio – Ti avevo chiesto: “Puoi assicurarmi che Renzi non rompe dopo pochi mesi?”°”. E Zingaretti: “Beh, cosa ti avevo risposto?”. Con un monosillabo e una scrollata di spalle.

Sorgente: Vertice tra Zingaretti e Di Maio: nuove alleanze e patto anti-Renzi | Rep

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