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«Ucciso il capo dell'Isis al Baghdadi» L'annuncio di Fox News Trump twitta: qualcosa di grande è accaduto

Secondo la tv Usa, «un obiettivo di alto profilo» è stato colpito sabato durante un raid degli Usa a Idlib, in Siria. Fonti del Pentagono a Newsweek: «Dopo uno scontro a fuoco con i soldati Usa si sarebbe ucciso azionando il detonatore di un giubbotto esplosivo»

di Lorenzo Cremonesi, inviato a Qamishli (Siria)

QAMISHLI (Siria nord-orientale) Abu Baker al Baghdadi ucciso durante un raid americano nella zona di Idlib, nella Siria settentrionale. Il massimo leader di Isis, padre fondatore del Califfato e predicatore degli orrori della “guerra santa” portata agli eccessi, sarebbe morto nelle ultime ore nell’ultima enclave combattente contro il regime di Bashar Assad. Le versioni della sua morte sono varie. Una racconta di una bomba ad alta precisione sul suo nascondiglio. Ma secondo un’altra potrebbe essere stato lui stesso a fare saltare la sua cintura esplosiva per suicidarsi e non cadere prigioniero quando si è visto accerchiato.

L’annuncio di Trump

Dovrebbe essere Donald Trump in persona a confermare la notizia e fornire nuovi particolari tra poche ore durante una conferenza stampa dalla Casa Bianca. Intanto il presidente degli Stati Uniti ha anticipato in un tweet: «Qualcosa di grande è accaduto!». Per lui un successo importante, specie dopo l’ondata di critiche negli Stati Uniti, ma soprattutto da larga parte della comunità internazionale, a causa della sua decisione improvvisa la prima settimana di ottobre di ritirare le sue truppe speciali schierate sul confine tra Rojawa, la zona autonoma curda in Siria, e la Turchia. Erdogan ha così potuto sferrare l’offensiva militare e Rojawa è diventata l’ombra di se stessa con l’arrivo sulle sue strade dei soldati di Damasco coadiuvati da quelli russi. Da allora le accuse di aver “tradito” i curdi, grandi alleati dei Paesi Nato nella lotta contro Isis, hanno causato innumerevoli difficoltà a Trump. Tanto che negli ultimi giorni aveva deciso di tenere un contingente americano a difesa dei pozzi petroliferi siriani nella zona di Deir al Azor contro l’eventualità “potessero venire ripresi da Isis”.

Paragonabile al raid contro Bin Laden

Ma la notizia della morte di Baghdadi va ben oltre le cronache degli ultimi tempi. Se confermata, è paragonabile per rilevanza al raid americano del 2 maggio 2011 ad Abbottabad, in Pakistan, che portò all’uccisione del capo carismatico di Al Qaeda, Osama Bin Laden.

La famiglia povera

L’oggi 49enne Baghdadi si fece conoscere tra le file della guerriglia sunnita irachena legata ad Al Qaeda durante i combattimenti contro la forze americane nella zona di Ramadi-Falluja dopo l’invasione statunitense del 2003. Le sue origini sono umili. Nato nel 1971 da una famiglia povera originaria della regione di Baghdad, studente di teologia islamica, si è sempre distinto per la capacità di organizzare i suoi seguaci. Catturato, imprigionato dagli americani e chiuso nel grande carcere di Bucca, dopo la sua liberazione iniziò a tessere le trame di quello che ai primissimi di luglio 2014 dalla moschea Al Nuri di Mosul annunciò pubblicamente al mondo come il suo Califfato. Sua idea principale era che l’estremismo islamico combattente doveva darsi una dimensione territoriale, doveva superare quella movimentista di Al Qaeda. Fu lui tra i principali promotori e punti di riferimento ideologici delle cellule terroristiche islamiche destinate a colpire nel mondo e specialmente in Europa.

La caduta da Kobane in poi

Gli attentati in Francia, Belgio, Germania e Spagna negli ultimi anni portano indirettamente la sua firma. Il suo Stato transnazionale islamico raggiunse l’apice nell’autunno 2014, espandendosi nelle regioni sunnite a cavallo tra Iraq e Siria. Ma allora la battaglia di Kobane segnò l’inizio del suo declino militare. Nel 2016 perse Mosul, l’anno dopo Raqqa, la sua capitale politica. Nel marzo scorso la caduta di Baghouz, a est di Raqqa, pose fine alla dimensione territoriale del Califfato. Elusivo, sempre molto attento a non rivelarsi, in realtà la sua unica apparizione pubblica è quella del luglio 2014.

L’ultimo messaggio

Più volte è stato dato per morto. Lo annunciarono più volte i curdi in Siria, quindi il governo iracheno, poi le forze militari russe e ufficiosamente anche quelle americane. Ma sono state informazioni sempre poi rivelatesi infondate. Un suo video con lui che predica la necessità di riprendere la battaglia è girato in primavera dopo la sua sconfitta a Baghouz. Pare che uno dei suoi ultimi massaggi passati informalmente dai suoi fedelissimi verso il 25 settembre fosse un appello alla rivolta ai suoi seguaci imprigionati nei campi curdi in Siria. A lui comunque si rifanno in generale le cellule di Isis sparse nel mondo, comprese quelle sempre più forti in Afghanistan. Per tutti i suoi seguaci la sua morte rappresenta comunque un colpo gravissimo. Sarà Isis in grado di sopravvivere dopo Baghdadi? Al Qaeda ha trovato nuovi leader. Certo è che comunque il messaggio di morte e violenza cresciuto tra i jihadisti negli ultimi due decenni trova di continuo nuovi leader e militanti pronti a continuare nella scia di Baghdadi.

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