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Non so se il risultato delle elezioni umbre provocherà una crisi di governo o se si dovrà attendere quelle in Emilia – Romagna, regione chiave per l’economia italiana, per arrivarci. Non saprei nemmeno dire se l’umbratile Conte, per giunta alle prese con uno scandalo vaticano, potrà resistere con il favore del Palazzo o eventualmente succedere ancora una volta a se stesso, se il suo posto verrà preso da un altro tizio qualunque pescato nelle profonde penombre del Paese o da Draghi che nel frattempo sarà nominato senatore a vita e non so nemmeno se quest’ultimo ambisca al Quirinale o a Palazzo Chigi. Ma una cosa è assolutamente certa: la vittoria oltre ogni previsione di Salvini e della Meloni, affondano per sempre l’illusione che basti agitare lo spettro del fascismo per essere ascoltati e per far dimenticare i tradimenti o i magna magna e che dunque l’unione innaturale tra Pd e Cinque Stelle, propiziata, anzi imposta da Bruxelles per fermare Salvini, non serve proprio a niente se non a portare più acqua al mulino del demagogo leghista. Quella foto di Narni che riuniva gli sconfitti di queste elezioni, non è che l’ingiallito dagherrotipo di un errore. Un santino stracciato.

Un tempo l’antifascismo si coniugava con il progresso delle politiche sociali, era insomma una cosa seria, ora è un puro feticcio nominalistico che serve soltanto a coprire il taglio di welfare, la precarietà e la caduta dei diritti e l’elettorato semplicemente se ne frega. Se ne frega anche se questo supposto fascismo che semmai è patrimonio nella sostanza anche degli avversari, viene espresso da personaggi rozzi, arruffoni e di straordinaria modestia intellettuale come Salvini e la Meloni, perché la voglia di cambiamento e di togliersi dal groppone il peso delle furbate, delle clientele. degli affari incrociati e delle politiche antisociali è talmente forte da superare il tabù. In questo caso poi c’è anche un altro elemento di cui tenere conto, ovvero il fatto che nella coalizione degli sconfitti figura anche il partito che era stato eletto per cambiare questo stato di cose cose e che invece si è lasciato trascinare in una coalizione che più di palazzo non si può. Ciò che mi meraviglia è che i 5 stelle siano riusciti a prendere il 9 per cento, perché in queste condizioni è persino un sontuoso premio al voltafaccia rispetto alla ragion stessa di esistenza del movimento. Né si può dire che il Pd abbia fatto una bella figura: nominalmente è sul 20% che è già un disastro in una regione governata praticamente da sempre da quella che una volta era la sinistra, ma in realtà è ben sotto questa cifra limite perché i renziani non si sono presentati con la lista di Italia viva e dunque è probabile che la cifra reale sia intorno al 15 per cento o anche meno.

Adesso entrambi gli sconfitti dicono che l’alleanza celebrata e benedetta da don Mattarella, non ha funzionato, anzi è stata un disastro senza precedenti, ma allo stesso tempo dicono di voler andare avanti nell’esperienza di governo, inalberando una sfilza tale di frasi fatte e luoghi comuni nel tentare di fare stare insieme le antinomie, che persino un computer sarebbe schifato da tanta automaticità. Tuttavia l’assurda persistenza di Conte in queste condizioni, facendo finta che l’Umbria non conti un cavolo come l’ingombrante nessuno di Palazzo Chigi ha avuto il buon gusto e l’intelligenza di dire, sarebbe la prova del nove del fatto che la coalizione di governo, ormai minoranza nel Paese, è stata sostanzialmente frutto di pressioni del tutto estranee alle dinamiche politiche italiane, che poteri esterni hanno surrogano il ricorso alle urne che nel caso specifico della crisi d’estate sarebbe stato d’obbligo. Naturalmente non è che adesso cambierà molto, che cambiando le facce cambierà una realtà eterodiretta: ormai non è che esista una vera e propria dialettica politica se non in aspetti del tutto marginali, il vero scontro è tra Palazzo e popolo

Sorgente: Stracciato il Santino di Narni | Il simplicissimus

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