0 6 minuti 4 anni

Per ora i rilievi sono blandi ma la Finanziaria non deve essere frantumata dai partiti o sarà un’occasione sprecata

di Andrea Bonanni

Non tanto per meriti propri, quanto piuttosto per demeriti altrui, cioè della Lega, il secondo governo Conte “de-salvinizzato” ha potuto incassare sul piano internazionale due ricchi assegni per il solo fatto di essersi liberato dei leghisti. Il primo assegno è stato il netto calo dello spread sui titoli di debito italiani, che ci fa risparmiare parecchi miliardi di euro. Il secondo è un assegno politico, ma con una importante valenza economica, che ci è stato consegnato ieri con la lettera della Commissione di Bruxelles in cui si chiedono chiarimenti sui nostri conti pubblici.

Nonostante ci muova una serie di rilievi puntuali, e ci avverta che la prossima Finanziaria è a rischio di non rispettare le regole europee sulla riduzione del debito, il richiamo firmato dai commissari Moscovici e Dombrovskis difficilmente potrebbe essere più blando. Lo stesso Moscovici si è affrettato a rassicurare che “non c’è nessuna bocciatura” dell’Italia, che il tenore della lettera è “ben diverso” da quello della missiva con cui un anno fa si respingeva la legge di Bilancio del governo Conte a guida leghista, e che tra Bruxelles e Roma si collabora “in piena armonia”.

Tutto questo è certamente merito del lavoro svolto dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha saputo cambiare il clima politico degli umori europei, più ancora dei numeri concreti dei conti italiani. L’esclusione dal governo di un partito i cui esponenti a fasi alterne proclamavano l’uscita dall’euro, la guerra alla Ue e la beatificazione degli evasori fiscali ha di certo rasserenato non solo i mercati, ma anche le cancellerie europee e le istituzioni comunitarie. Si può dunque stare certi che, se la legge di Bilancio non sarà ulteriormente stravolta dalle incursioni e dai veti concorrenti di Renzi e Di Maio, Bruxelles si turerà il naso e darà il via libera ai conti pubblici italiani.

Ma proprio questo è il problema. A causa delle divisioni interne al governo, della esasperata ricerca di visibilità delle sue eterogenee componenti in perenne competizione tra loro, della mancanza di un progetto politico comune ai partiti della maggioranza, la Finanziaria che si sta preparando sembra fatta più per tirare a campare che per dare una vera svolta europeista, o anche solo riformista, ai conti italiani.

Il governo Conte 2 ha incassato da Bruxelles una apertura di credito politico che non sembra intenzionato a ripagare con la stessa moneta. La manovra per evitare il rincaro generalizzato dell’Iva, così come era stata inizialmente concepita da Gualtieri, è stata via via annacquata dagli egoismi “particulari” dei veri capi-partito. Così che alla fine la legge finanziaria non solo non rispetta i numeri che erano stati concordati con Bruxelles, ma non riflette più, se non molto tenuamente, neppure lo spirito di una svolta politica che era stata annunciata. E che era attesa in Europa.

Il deficit strutturale, che avrebbe dovuto diminuire, cresce sia pure di poco. Il debito pubblico continua a lievitare. La spesa corrente aumenta del 2 per cento, soprattutto per la rinuncia a cancellare la contro-riforma pensionistica voluta dalla Lega. La sbandierata lotta all’evasione, che avrebbe dovuto portare con una manovra complessiva 7 miliardi nelle casse dello Stato, si è smembrata in una pletora di provvedimenti ad hoc il cui introito previsto è metà di quello atteso. L’aumento degli investimenti pubblici in conto capitale, che avrebbe dovuto rilanciare l’economia, si è ridotto rispetto alle attese iniziali. Il generale riequilibrio della tassazione, con una rimodulazione anche delle aliquote Iva, è stato messo nel cassetto delle buone intenzioni. Inoltre, nella bozza esaminata a Bruxelles, troppi dettagli cruciali, sia in materia di spese sia di entrate, restano ancora vaghi e rendono difficile un giudizio informato.

Intendiamoci, anche con questi limiti, la legge di Bilancio in preparazione resta di gran lunga migliore di quella dell’anno scorso. Quella era una Finanziaria eversiva, eterodiretta dalla Lega, che Di Maio e i suoi cari avevano festeggiato dal balcone di Palazzo Chigi e che Bruxelles ci ha poi costretto a rivedere da capo a piedi per scongiurare la bancarotta. Questa è una manovra che ci consente di evitare il rincaro generalizzato dell’Iva e che otterrà senza troppi drammi il via libera dell’Europa. Ma è una Finanziaria che, come quella dell’anno scorso, rischia di diventare un patchwork disomogeneo di istanze divergenti, sponsorizzate da forze politiche in campagna elettorale permanente. Sarà merito di Gualtieri se, nonostante tutto, alla fine questa legge di Bilancio passerà l’esame di Bruxelles e quello dei mercati. Ma, per un governo che si dice e si vuole europeista, rischia comunque di essere una occasione sprecata. Quante altre se ne ripresenteranno?

Sorgente: Manovra: la pazienza dell’Europa. Ecco cosa ci chiede Bruxelles | Rep

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20