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Trump impone il silenzio, un anno dopo non c’è giustizia per Khashoggi, il giornalista saudita assassinato e fatto a pezzi nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul. Guerra del golfo a perdere per plateali incapacità. L’offensiva mediatica di bin Salman per salvare faccia e Regno

Principe assassino presidente complice

Jamal Khashoggi, assassinato e fatto a pezzi un anno fa nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul. Khashoggi non era un oppositore accanito della famiglia Saud ma aveva la ‘colpa’ di aver criticato le presunte riforme del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, MbS per sintesi. «Cosa sia accaduto un anno fa solo sanno tutti, anche il Congresso Usa e la Cia -denuncia ancora indignato Michele Giorgio, Nena News-. Ma l’evidenza si scontra con il muro del silenzio eretto dall’uomo più potente del mondo, Donald Trump che ha messo al primo posto gli affari del petrolio e le decine di miliardi di dollari che l’Arabia saudita spende ogni anno in armi di fabbricazione statunitense».

Trump impone il silenzio, un anno dopo non c’è giustizia per Khashoggi, il giornalista saudita assassinato e fatto a pezzi nel consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul. Guerra del golfo a perdere per plateali incapacità. L’offensiva mediatica di bin Salman per salvare faccia e Regno
Il giornalista assassinato Jamal Khashoggi

Diritti umani a convenienza

«Per Washington, gli Stati sono «canaglia» solo se nemici degli Usa». Eppure la Cia aveva consegnato a Trump un rapporto inequivocabile sulle responsabilità dell’erede al trono saudita. Ma l’evidenza fa solo rima con convenienza. Casa Bianca orba e muta, assieme agli Stati europei, comprati dai petrodollari dei Saud, buoni alleati dell’Occidente e adesso, con Netanyahu fin che dura, sopratutto di Israele. Solo la Turchia continua a reclamare giustizia ma l’impegno di Erdogan appare più il frutto delle rivalità tra Ankara e Riyadh che desiderio di verità. Voce isolata nell’anniversario del delitto, 20 organizzazioni per i diritti umani tra cui Amnesty, che ancora chiedono verità a dei potentissimi bugiardi.

Ma il regno di MbS forse vacilla

Qualche speranza di futura ‘giustizia’ nell’analisi di Alberto Negri sul Manifesto. Mohammed bin Salman principe assassino, pasticcione e perdente, è l’epitaffio politico. «Nonostante un apparato militare che inghiotte 70 miliardi di dollari l’anno -cinque volte più del rivale Iran- il principe ha appena subito due scacchi vergognosi: un attentato devastante agli impianti petroliferi e la resa – se sarà confermata – di duemila soldati sauditi agli Houthi. Visto che da ministro della Difesa sta perdendo la guerra in Yemen, il principe avrebbe dovuto essere esautorato ma lui ha sequestrato la famiglia reale e i ricchi sauditi usando i loro beni per finanziare la guerra e partecipare al collocamento in Borsa di Aramco, la società petrolifera di stato».

MbS mandante ‘a sua insaputa’

Ora Mohammed bin Salman, ci racconta Negri, aiutato da consiglieri americani e britannici, ha lanciato un’offensiva mediatica per dire due cose: 1) Che lui è responsabile dell’omicidio di Khashoggi, ma senza saperlo. Come? «Siamo 20 milioni di persone. Abbiamo 3 milioni di impiegati governativi» 2) Ha aggiunto che il mondo si deve mobilitare contro l’Iran altrimenti il petrolio si impenna e noi ci perdiamo un sacco di soldi. Sintesi, MbS a sua insaputa, ovviamente, ammette di essere il mandante di un assassinio, come aveva già detto la Cia, ma insiste che lo dobbiamo difendere da Teheran perché se c’è una guerra viene divorato il 4% del Pil mondiale e il 30% dei rifornimenti globali di greggio.

Arabia Saudita fallimento Usa

«L’Arabia Saudita a guida MbS si sta rivelando uno dei maggiori fallimenti degli americani anche se finanzia da decenni la destabilizzazione Usa del Medio Oriente». Caos seminascosto nel Regno più oscurantista del mondo. 1) fatto fuori il generale Abdulaziz al-Fagham, capo della guardia di Re Salman, 2) andata in fumo la stazione della Tav di Gedda, non si sa ancora se per un incidente o un attentato, 3) raffica di frottole sugli attacchi agli impianti petroliferi sauditi, rivendicati dai ribelli Houthi e per i quali si incolpano gli iraniani, avvenuta con droni lanciati da mille chilometri di distanza. «Ma è più logico che siano avvenuti dentro al territorio saudita e con decisive complicità locali. Ma certamente l’Iran non scopre le sue carte nel Regno».

AVEVAMO DETTO

L’Arabia Saudita confessa il delitto e cerca di salvare il principe

I sauditi ammettono l’uccisione nel consolato. Rimosso il vice capo dei servizi segreti. Trump prova a ridurre i danni e a salvare principe e miliardi in armi.
-Capro espiatorio Saud al-Qahtani, è stato rimosso dal suo incarico. Un uomo potentissimo, regista della repressione contro i dissidenti

Sorgente: Il principe assassino di Khashoggi a rischio regno ricatta col petrolio –

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