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L’aumento scatterà nel mese di luglio. Nel 2020 saranno disponibili 3 miliardi che diventeranno 5,3 miliardi l’ anno successivo. Le opzioni sul tavolo

di Marco Ruffolo

ROMA – Ceti medi, medio-bassi o poveri? Ora che il governo sembra aver garantito un po’ più di risorse per il taglio del cuneo fiscale — 3 miliardi nel 2020 e 5,3 nel 2021 — il quesito fondamentale è uno solo: a chi applicarlo e come. Se restringiamo troppo la sua destinazione, rischiamo di aggiungere un altro trattamento di favore alla miriade di agevolazioni che hanno già trasformato il nostro sistema fiscale in un caleidoscopio indecifrabile. Se al contrario la allarghiamo oltre misura, finiamo inevitabilmente per dare a tante persone una mancia del tutto insignificante.

Tre sono le fasce di lavoratori dipendenti potenzialmente interessate al taglio, che può tradursi alternativamente in più alte detrazioni Irpef, in un nuovo bonus, oppure in uno sconto sui contributi versati dal lavoratore. Abbiamo innanzi tutto l’esercito del bonus Renzi, ossia gli 11 milioni 700 mila contribuenti che beneficiano degli 80 euro al mese: hanno redditi che vanno da 8.174 euro l’anno (soglia sotto la quale non si paga l’Irpef) a 24.600 euro, e fino a 26.600 in misura ridotta. Al di sopra di questa fascia medio-bassa, ci sono 3 milioni 400 mila dipendenti che guadagnano, al lordo delle tasse, tra 26.600 e 35 mila euro. Al di sotto, troviamo invece coloro che pur avendo un lavoro dipendente sono incapienti, ossia hanno un reddito talmente basso (sotto gli 8.174 euro) che non sono tenuti a pagare l’Irpef. Sono 3 milioni 800 mila.

La prima soluzione, caldeggiata da non pochi esponenti della maggioranza giallo-rossa — sarebbe quella di beneficiare i redditi medio-bassi, ossia gli 11,7 milioni del bonus Renzi. Concentrare su di loro tutti i 3 miliardi del 2020 e i 5,3 del 2021, significa assicurare a quei lavoratori dipendenti una quarantina di euro a testa al mese: l’anno prossimo solo per il semestre tra luglio e dicembre, e nel 2021 per tutto l’anno. L’obiezione a uno scenario del genere è che, proprio perché la volta scorsa (con il governo Renzi) sono stati esclusi i ceti medi al di sopra dei 26.600 euro, oggi bisogna in qualche misura aiutare anche loro.

Questo significa spacchettare il tesoretto da 3 miliardi del prossimo anno in due parti. Una fetta (ad esempio 2,1 miliardi) potrebbe andare ai beneficiari del bonus Renzi in modo da aggiungere agli 80 euro al mese di cui già beneficiano altri 30 euro. Un extrabonus minore di questo assumerebbe solo il significato di una mancia. La fetta restante (900 milioni) verrebbe invece distribuita ai redditi un po’ più alti, tra 26.600 e 35 mila euro, e a ciascuno spetterebbero poco più di 40 euro al mese tra luglio e dicembre. Nel 2021, dividendo i 5,3 miliardi tra le due fasce di reddito nelle stesse proporzioni, si otterrebbero risparmi simili. È ovvio che con questo scenario, i risultati per il potere di acquisto delle famiglie non sarebbero certo eclatanti.

C’è infine chi propone di lasciar perdere i ceti medio-bassi e di concentrare tutte le risorse sugli incapienti, non tutti ovviamente, ma solo i lavoratori dipendenti. È evidente che in questa ipotesi, il risparmio ad personam sarebbe consistente, perché il tesoretto a disposizione verrebbe destinato solo a 3 milioni 800 mila persone: nel primo anno ciascuno avrebbe, ma solo per sei mesi, 131 euro in più. Nel secondo 116 euro ma per tutti e dodici i mesi. C’è tuttavia da considerare che all’interno di questa fascia di redditi c’è già chi usufruisce o può usufruire del reddito di cittadinanza: sono una parte dei “working poors”, lavoratori talmente saltuari e dalla carriera così discontinua da scendere sotto la soglia della no tax area.

Sorgente: Con il taglio al cuneo fiscale 40 euro in più ai redditi bassi | Rep

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