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Il dato sul numero delle vittime riunisce le tre di sabato e le otto di eri, perite in incendi durante saccheggi. Manifestanti attaccano l’ufficio anagrafe di Lo Espejo, distrutti molti documenti

21 ottobre 2019 E’ salito a 11 morti il bilancio delle violente proteste di questo fine settimana in Cile. Lo ha reso noto Karla Rubilar, sovrintendente della regione metropolitana di Santiago, citata dai media cileni. Il dato riunisce i tre morti di sabato e gli otto di eri, periti in incendi durante saccheggi.
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Cinque uomini sono morti per via di un incendio in un magazzino di un’azienda tessile, quattro in supermercati e due in un negozio di prodotti per l’edilizia. Rubilar ha detto che oggi “sebbene sia una giornata complessa, una giornata difficile”, le persone “possono muoversi con maggiore normalità”. Ma le violente proteste non si placano. Manifestanti hanno attaccato oggi gli uffici dell’anagrafe di Lo Espejo, località a sud di Santiago del Cile, incendiandoli e provocando importanti danni. I vigili del fuoco sono accorsi sul posto spegnendo le fiamme e il comandante Jaime Flores ha confermato che l’incendio è stato causato da un gruppo di manifestanti che hanno saccheggiato i locali. Flores ha aggiunto che i danni causati sono importanti perché sono andati distrutti molti documenti dell’anagrafe. Il ministro dell’Interno, Andrés Chadwick, ha diffuso i dati di quanto sta avvenendo nel Paese: 960 persone sono state arrestate nelle ultime ore per 103 episodi di violenza, 50 registrati nella regione di Santiago mentre 53 nel resto del Paese. In tutto, da quando sono iniziate le proteste, sono 1.500 le persone arrestate. Gli agenti feriti sarebbero 62. Otto le stazioni della polizia distrutte e sette tra bus e metro. Inoltre, il ministro ha comunicato che sono quasi 8 mila i ‘carabineros’ e i militari delle forze armate mobilitati. Le tappe della crisi: da ‘evasiones masivas’ a coprifuoco Il Cile è teatro da venerdì di una rivolta sociale, con proteste quotidiane accompagnate da saccheggi, a cui il governo del presidente Sebastian Pinera ha risposto imponendo lo stato d’emergenza e il coprifuoco. È la prima volta che l’esercito torna a pattugliare le strade dalla fine della dittatura del generale Augusto Pinochet, rimasto al potere per 17 anni (dal 1973 al 1990) dopo il colpo di Stato contro Salvador Allende. Di seguito si ripercorrono le tappe di questi giorni di contestazione. Venerdì 18 ottobre – Dopo giorni di proteste definite ‘evasiones masivas’, in cui gli studenti superavano i tornelli delle stazioni della metropolitana per non pagare il biglietto contro la decisione del governo di innalzarne il prezzo, a Santiago scoppiano scontri fra manifestanti e agenti. La decisione contestata dai dimostranti, principalmente giovani, è quella di aumentare da 800 a 830 pesos (pari a 1,04 euro) il costo dei biglietti della metro nelle ore di punta; si tratta del secondo aumento nel giro di pochi mesi, visto che il costo era già salito di 20 pesos a gennaio scorso. Il giorno prima, giovedì 17 ottobre, 33 persone erano state arrestate per ingenti danni alle stazioni della metro nella capitale. La rete metropolitana di Santiago è la più estesa (140 chilometri) e la più moderna del Sudamerica. Le autorità chiudono le stazioni della metro. La sera di venerdì 18 ottobre il presidente conservatore Sebastian Piñera decreta lo stato d’emergenza a Santiago e affida a un militare, il generale Javier Iturriaga, la responsabilità di garantire la sicurezza delle persone. La presenza dell’esercito nelle strade non si vedeva dai tempi di Pinochet. Sabato 19 ottobre – Migliaia di persone hanno manifestato di nuovo a Santiago, ma anche in altre grandi città del Paese, come Valparaiso e Viña del Mar. Tanti i cacerolazos. Il presidente Sebastian Piñera prova a placare la crisi annunciando la sospensione dell’aumento dei prezzi dei biglietti della metropolitana. Il generale Iturriaga, intanto, decreta il coprifuoco totale nella capitale a partire dall’1 GMT di domenica, cioè dalle 22 locali. Due persone muoiono nell’incendio di un supermercato alla periferia di Santiago, scoppiato a seguito di un saccheggio, e un’altra persona rimane gravemente ferita. Domenica 20 ottobre – Le rivolte proseguono nonostante l’annuncio di Pinera dell’annullamento dell’aumento del costo dei biglietti. I manifestanti lamentano le condizioni socio-economiche e le diseguaglianze, nonché la gestione della crisi con l’intervento dell’esercito. Nel pomeriggio scoppiano scontri fra dimostranti e polizia nel centro di Santiago. Hanno anche luogo saccheggi in diverse zone della capitale. Cinque persone muoiono nell’incendio di una fabbrica di abbigliamento saccheggiata, a nord di Santiago, portando ad almeno sette il bilancio dei morti dall’inizio delle rivolte. Viene decretato il coprifuoco per la seconda notte consecutiva nella capitale, stavolta anticipato dalle 19 locali alle 6 del mattino (cioè da mezzanotte alle 11 ora italiana). Il coprifuoco, in orari diversi, viene imposto anche in altre città, fra cui nelle province di Valparaiso e Concepcion. Lo stato d’emergenza, inoltre, da Santiago viene esteso anche a nove delle altre 16 regioni del Cile. Sono dispiegati oltre 10 mila poliziotti e soldati. Si registrano denunce di violazioni di diritti da parte degli agenti, con numerosi video che circolano online. Pinera tiene un controverso discorso, molto criticato, in cui afferma: “Siamo in guerra contro un nemico potente, implacabile, che non rispetta niente e nessuno ed è pronto a usare la violenza e la delinquenza senza alcun limite”. Nell’aeroporto di Santiago migliaia di passeggeri, i cui voli sono stati annullati o hanno riportato ritardi, trascorrono la notte bloccati all’interno, a causa del coprifuoco e dell’assenza di trasporti pubblici. Secondo il conteggio delle autorità, sono 1.500 le persone arrestate, in tutto il Paese. La Camera approva il progetto di legge presentato dal governo per annullare l’aumento del prezzo dei biglietti della metro; il provvedimento andrà approvato anche dal Senato oggi, lunedì, giornata di sciopero nazionale.

Sorgente: Cile, sale a 11 il numero dei morti. Dati alle fiamme gli uffici dell’anagrafe vicino Santiago – Rai News

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