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L’iraniana Adrian Darya, già sequestrata a Gibilterra, sfida gli Usa

DALL’INVIATO A BEIRUT. La petroliera iraniana Adrian Darya ha attraccato nel porto di Tartus dove scaricherà il suo carico di 2,1 milioni di barili di petrolio, del valore di 110 milioni di dollari. La nave, che prima si chiamava Grace 1, è sotto sanzioni americane e ha sfidato l’embargo imposto da Washington all’export di prodotti petroliferi alla Siria. Il 4 luglio era stata sequestrata dalle autorità di Gibilterra, dopo un blitz dei Royal Marines britannici, e trattenuta per 40 giorni. I Pasdaran iraniani avevano però allora volta fermato una nave britannica, la Stena Impero, nello Stretto di Hormuz. Londra è stata così costretta a cedere e l’Adrian Darya, che ora batte apertamente bandiera iraniana, è stata rilasciata il 15 agosto e si è diretta verso la sua destinazione finale. Ha vagato per settimane nel Mediterraneo orientale, prima verso il porto turco di Mersin, poi verso il Libano e infine ha fatto rotta verso la costa siriana.

“Nave fantasma”

Un’azienda statunitense specializzata in immagini satellitari, la Maxar Technologies, ha confermato questa mattina che la petroliera ha attraccato a Tartus. La nave aveva spento in transponder, il dispositivo collegato al Gps che consente di controllare le rotte di tutte le navi mercantili al mondo, per non farsi individuare, come ha specificato già giovedì il sito specializzato Refinitiv ship-tracking. L’ultima volta è stata localizzata fra la costa di Cipro e quella turca. In questo modo la petroliera ha reso più difficile un secondo abbordaggio, questa volta da parte degli americani. La Casa Bianca aveva minacciato di intervenire se la nave avesse cercato di consegnare il greggio alla Siria.

 

Le forniture di petrolio fanno parte del pacchetto di aiuti dell’Iran al regime di Bashar al-Assad. Dallo scorso novembre però, l’Egitto, su pressione americana, non lascia passare le petroliere dirette in Siria. L’Adrian Darya, partita alla fine di aprile, è stata costretta a circumnavigare l’Africa prima di essere bloccata a Gibilterra. Altre navi starebbero seguendo la stessa rotta. Prima della guerra la Siria produceva 250 mila barili di petrolio al giorno ed era autosufficiente. Ora parte dei pozzi sono stati danneggiati e altri sono nella mani dei guerriglieri curdi nel Nord-Est del Paese. La produzione nelle zone sotto controllo governativo è scesa ad appena 25 mila barili al giorno e Damasco deve importarne almeno 40 mila. Il carico della Adrian Darya sarà sufficiente per un paio di mesi.

Sorgente: Siria, la petroliera sotto sanzioni scarica il greggio a Tartus – La Stampa

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