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Il Wti sale dell’8,9% a 59,74 dollari, il Brent mette a segno un rialzo del 9,96% a 66,28 dollari. Il presidente Usa Donald Trump ha annunciato di aver autorizzato l’uso delle risorse petrolifere strategiche. Un terzo della produzione dovrebbe essere ripristinata entro oggi

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato di aver autorizzato l’uso delle risorse petrolifere strategiche dopo gli attacchi di sabato agli impianti sauditi. Su Twitter, Trump ha spiegato di aver autorizzato l’utilizzo “se necessario, in un importo da determinare, sufficiente per mantenere i mercati ben forniti. Ho anche informato tutte le agenzie di accelerare le approvazioni degli oleodotti attualmente in attesa di autorizzazione in Texas e in altri Stati”.

Intanto il prezzo del petrolio è schizzato e stamani il Wti sale dell’8,88% a 59,74 dollari, il Brent mette a segno un rialzo del 9,96% a 66,28 dollari. Gli attacchi con droni hanno provocato massicci incendi in due strutture petrolifere dell’Aramco, la compagnia pubblica saudita sabato. I roghi hanno in particolare colpito la raffineria di Abqaiq e un impianto per la lavorazione del petrolio vicino al giacimento di Khurais, 160 chilometri a est di Riad.

Gli Stati Uniti hanno accusato l’Iran per l’attacco con i droni agli impianti petroliferi in Arabia Saudita. A puntare il dito contro Teheran è stato il segretario di stato americano Mike Pompeo, che considera non veritiera la rivendicazione dei ribelli yemeniti Houthi, sostenuti dall’Iran, dell’attacco alle due strutture, gestite dalla compagnia pubblica Aramco.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato che lavoreranno con i loro alleati per garantire che i mercati energetici rimangano ben forniti e “l’Iran è ritenuto responsabile della sua aggressività”, ha aggiunto Pompeo. La Casa Bianca ha affermato che Trump ha offerto il sostegno degli Stati Uniti per aiutare l’Arabia Saudita a difendersi.

Pompeo non ha fornito prove specifiche a sostegno delle sue accuse. Che seguono uno schema in base al quale gli Stati Uniti incolpano l’Iran per i recenti attacchi che hanno coinvolto forniture di petrolio nella regione. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che c’era l’Iran dietro gli attacchi a due petroliere nel Golfo di giugno e luglio, nonché ad altre quattro a maggio. Teheran ha respinto le accuse in entrambi i casi.

La repubblica islamica ha a sua volta bollato le accuse come “cieche, incomprensibili e insignificanti”. Il ministro dell’Energia saudita ha spiegato che gli attacchi hanno ridotto di 5,7 milioni di barili al giorno la produzione di greggio, ossia hanno dimezzato la capacità produttiva del regno. Le immagini televisive hanno mostrato un gigantesco incendio ad Abqaiq, sito del più grande impianto di lavorazione di petrolio dell’Aramco, mentre un secondo attacco con un drone ha innescato roghi nel giacimento di Khurais.

I sauditi guidano una coalizione militare sostenuta dall’Occidente che sostiene il governo dello Yemen, in opposizione al movimento ribelle Houthi. Gli attacchi arrivano inoltre in un contesto di continue tensioni tra Stati Uniti e Iran, a seguito dell’abbandono, da parte del presidente americano Donald Trump, dell’accordo che limita le attività nucleari iraniane e il ripristino delle sanzioni.

In un tweet, Pompeo ha detto che non ci sono “prove” che i droni provenissero dallo Yemen. Ha descritto l’attacco come “un attacco senza precedenti alla fornitura energetica mondiale”. A tutte le nazioni, ha aggiunto, “chiediamo di condannare pubblicamente e inequivocabilmente gli attacchi dell’Iran”. Il Wall Street Journal, citando fonti saudite, ha affermato che un terzo della produzione saudita dovrebbe essere ripristinata entro oggi, ma per tornare alla piena attività ci vorranno settimane.

Sorgente: Il petrolio schizza del 10% dopo l’attacco ai pozzi in Arabia – MilanoFinanza.it

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