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di Fabrizio Verde
Il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, in occasione del primo bilancio di gestione del suo governo dopo nove mesi di amministrazione ha espresso alcuni concetti chiave che ogni uomo o partito di sinistra dovrebbe adottare senza alcun indugio.

 

Obrador ha evidenziato che le politiche neoliberiste adottate negli ultimi trenta anni sono state deleterie per il Messico.

 

“L’attuale crisi” morale “è stata causata dal fallimento del modello economico neoliberista predominante negli ultimi 36 anni in Messico. Nulla ha danneggiato il Paese più della disonestà dei governanti”, ha denunciato il presidente messicano.

 

Lopez Obrador ha poi affermato che l’ossessione di misurare tutto sulla base dei parametri dell’economia deve essere cancellata, poiché “la crescita economica non dovrebbe essere intesa come un obiettivo in sé, ma come un mezzo per raggiungere un obiettivo più elevato: il benessere generale della popolazione”.

 

Una dolce melodia per le orecchie di chi alle nostre latitudini non si stanca di denunciare le ottuse politiche di austerità neoliberista imposte dall’Unione Europea. Politiche che hanno avuto l’unico effetto di impoverire i lavoratori di tutto il continente, proletarizzare i ceti medi e provocare l’ascesa di quelle destre che fanno delle idee e proposte razziste e xenofobe una bandiera in difesa dei ceti maggiormente colpiti dalle politiche economiche imposte dai burocrati che siedono in quel di Bruxelles, ma poi sono liberiste dal punto di vista del programma economico. Proprio come quelle forze che a parole di dicono di voler combattere.

 

Il presidente messicano ha inoltre evidenziato che il cambio di rotta ha portato benefici al paese: l’economia messicana sta raggiungendo indicatori positivi e che le casse pubbliche stanno ripristinando il loro equilibrio.

 

Nel secondo trimestre del 2019, si è registrato un avanzo di 255 milioni di dollari, il più alto dal 1980.

Mentre l’inflazione a luglio si è attestata al 3,8%, la più bassa da dicembre 2016, le riserve internazionali del Messico sono aumentate di 54,2 miliardi di dollari e circa 18 miliardi di dollari dollari provenienti da investimenti esteri sono entrati nel paese.

 

Abbandonando il fallimentare modello economico neoliberista, il capo dello Stato ha affermato che la sua amministrazione si concentrerà su quattro questioni principali: rafforzare l’economia popolare, promuovere iniziative e scambi privati, sviluppare incentivi per ottenere maggiori investimenti stranieri e sostenere progetti per lo sviluppo regionale.

 

In quest’ultimo caso, il presidente ha ribadito il suo piano di guidare lo sviluppo economico regionale dell’America Centrale attraverso grandi progetti che includessero il Guatemala, l’Honduras e l’El Salvador, al fine di curvare i modelli migratori da quei paesi, specialmente legati al confine tra Stati Uniti e Messico.

 

Insomma, in Messico così come nella vecchia Europa, le ricette per risollevare i paesi devastati dal neoliberismo sono abbastanza semplici da applicare e di buonsenso. Quel che manca, in Europa, è la volontà politica e forze decise a rompere questo sistema.

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