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Martedì è previsto ai Comuni il voto sulla proposta che le opposizioni, Labour in testa, intendono presentare per impedire al premier di portare la Gran Bretagna fuori dalla Ue senza un accordo. Ma il premier prepara la contromossa: una mozione per chiedere lo scioglimento delle Camere in caso di approvazione

Il Parlamento britannico nei prossimi giorni sarà ancora aperto e martedì 3 settembre ai Comuni è previsto un voto che rischia di rompere le uova nel paniere a Boris Johnson: quello sulla mozione che le opposizioni, Labour in testa, intendono presentare per impedire al premier di portare il Regno Unito fuori dalla Ue senza un accordo. La fronda che nel Partito conservatore è contraria a un’uscita al buio è ampia e il leader è preoccupato. Tanto da minacciare di espulsione i Tory che voteranno con l’opposizione. E non solo, perché Johnson, ha dichiarato una fonte governativa a The Spectator, ha già programmato la sua controffensiva: se il governo britannico andrà sotto ai Comuni sulla proposta di legge anti-no deal Johnson presenterà una mozione di scioglimento del Parlamento per indire elezioni anticipate il 14 ottobre. La mozione di scioglimento richiede il sì di due terzi della Camera, ma l’opposizione laburista difficilmente potrà votare contro.

La minaccia è stata avanzata dallo stesso Johnson e alza il livello dello scontro tra il leader conservatore, deciso a procedere sulla strada della Brexit con o senza accordo, e la pattuglia di ribelli che intendono costringere il governo a chiedere a Bruxelles una nuova proroga. Come riporta il Times, il premier ha preso la sua decisione ieri, nel corso di un pranzo di lavoro nella residenza di campagna di Chequers, al quale hanno partecipato il capogruppo dei Tories ai Comuni, Mark Spencer, altre figure di spicco del gruppo parlamentare e il consigliere di Johnson, Dominic Cummings.

Se dalle minacce si passerà ai fatti, lo si vedrà nelle prossime ore, nella corsa contro il tempo imposta dalla decisione di Johnson di chiudere il Parlamento, per impedire manovre anti Brexit. Johnson ha convocato a sorpresa una riunione del governo alle 17 di oggi ora di Londra (le 18 in Italia), mentre si infittiscono le voci di elezioni anticipate per bloccare i tentativi dell’opposizione e dei conservatori ribelli per approvare un testo che blocchi un’uscita senza accordo. Secondo Sky News, in caso di elezioni anticipate la prima data utile sarebbe il 17 ottobre, due settimane esatte prima dell’addio di Londra alla Ue.

Il concetto è stato ribadito da Johnson durante un discorso a Downing Street, dove si è radunato anche un gruppo di manifestanti contrari alle linea imposta dal nuovo premier. Il leader Tory ha chiarito di non essere disposto “in nessuna circostanza” a chiedere ulteriori rinvii della Brexit, finché sarà lui primo ministro, e ha ripetuto che l’uscita dell’Ue deve avvenire il 31 ottobre “senza se e senza ma”. Ha anche assicurato di non volere elezioni anticipate, per attuare piuttosto una “vasta agenda” di iniziative economiche e di sicurezza, legando tuttavia questa sua contrarietà alla bocciatura della legge anti-no deal.

Martedì è previsto ai Comuni il voto sulla mozione che le opposizioni, Labour in testa, intendono presentare per impedire a Johnson di portare la Gran Bretagna fuori dalla Ue senza un accordo. Un sì al tentativo di sottrarre il controllo del calendario al governo per approvare una legge favorevole a un rinvio della Brexit equivarrebbe a “un voto di sfiducia”, avverte Downing Street, facendo balenare l’ipotesi di elezioni anticipate.

Una fonte parlamentare dei Conservatori ha riferito alla Bbc che i deputati ribelli che voteranno con le opposizioni “distruggerebbero” la posizione negoziale di Johnson con la Ue, “consegnando il controllo del Parlamento a Jeremy Corbyn“. La cui strategia prevede l’approvazione di una legge per provare a imporre al governo una proroga della Brexit oltre il 31 ottobre (ed evitare lo scenario del no deal) e poi il voto anticipato.

Secondo le fonti della Bbc, c’è ancora la possibilità di raggiungere un nuovo accordo con Bruxelles il 17 ottobre, data del prossimo vertice europeo, “ma solamente perché Bruxelles si rende conto che il primo ministro è completamente deciso ad uscire (dalla Ue, ndr) il 31 ottobre”. L’eventuale espulsione dal gruppo parlamentare conservatore dei deputati ribelli, tra i quali spicca il nome dell’ex cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, avrebbe l’effetto di annullare la maggioranza, perlato risicata, del governo. Questo potrebbe fornire a Johnson il pretesto per chiedere elezioni anticipate e giocare tutta la campagna elettorale su un referendum pro o contro la sua decisione di uscire dalla Ue il 31 ottobre, “ad ogni costo”.

Intanto le capitali continuano a muoversi per limitare gli effetti di una eventuale uscita disordinata il 31 ottobre. In questo caso la Spagna, ha reso noto il il ministro dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione Luis Planas, chiederà “meccanismi di sostegno finanziario” a Bruxelles. La Spagna, ha ricordato Planas in visita a Malaga, vende nel Regno Unito circa 4,2 miliardi di euro all’anno di prodotti quali vino, olio d’oliva e frutta e verdura.

Sorgente: Brexit, Johnson minaccia i Tory ribelli: “Legge anti-no deal sarebbe sfiducia”. E prepara mozione per andare al voto il 14 ottobre – Il Fatto Quotidiano

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