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Non sempre la “casa” è accogliente e sicura

Trasformare la vicenda di Bibbiano in un ennesimo caso di conflitto politico – come stanno facendo Di Maio e Salvini in strenua competizione per ogni passerella elettorale purchessia – va al di là di ogni limite di decenza. Sono coinvolte persone fragili, i bambini innanzitutto e i loro genitori naturali, con tutto il loro carico di sofferenza passata e presente. È insopportabile che si utilizzi questa sofferenza per un immediato tornaconto politico, evocando processi sommari in piazza e chiamate a correo generalizzate. Non c’è nessun rispetto per le vittime e neppure per chi sta cercando di fare chiarezza su una vicenda che certamente presenta molte oscurità. Tant’è vero che, prima del clamore mediatico, il Tribunale dei minori aveva già proceduto a revocare la decisione di affido per alcuni bambini, mettendo in moto un processo di verifica dell’operato dei servizi, per capire non solo se ci siano stati errori di valutazione e forzature interpretative a sfavore dei genitori naturali, ma anche se si sia trattato di intenzionale malafede, o invece di, certo gravi nelle conseguenze, errori professionali.

Chi lavora con i bambini e la loro sofferenza sa quanto sia difficile acquistarne la fiducia, ascoltare ciò che dicono e ciò che non riescono a dire, soprattutto quando è coinvolto qualcuno cui vogliono bene o comunque da cui dipendono emotivamente, o di cui hanno paura. Quanto sia importante dare loro strumenti per esprimersi, ma senza imbeccarli. La possibilità di malinteso è sempre possibile. Si può interpretare troppo, ma anche troppo poco. In entrambi i casi si mette a rischio chi si ha il dovere di aiutare. Quante volte, quando si scopre troppo tardi che un bambino era abusato da un famigliare, o che i genitori non si sono accorti degli abusi perpetrati da altri, scatta la denuncia pubblica “dove erano gli assistenti sociali” (e/o gli insegnanti) che non hanno visto, sentito, capito?

Le folle pronte a scendere in piazza per protestare ogni volta che un bambino viene tolto ai genitori per garantirgli protezione sono le stesse che puntano il dito quando per qualche motivo questo non è avvenuto e le cose sono finite male. I padri e le madri che si disperano perché vengono tolti loro i figli e additano gli assistenti sociali come “ladri di bambini” troppo spesso non sono stati in grado di proteggere i loro figli, o di chiedere e accettare aiuto. Anche se può succedere che questo aiuto non sia stato offerto, o non con la necessaria flessibilità e pazienza, o che i giudizi di inadeguatezza dei genitori siano stati troppo affrettati.

Non ho elementi per valutare che cosa sia avvenuto veramente a Bibbiano. Se ci sia stata davvero una intenzionale, e perciò criminale, manipolazione dei fatti al fine di sottrarre dei minori a famiglie dove stavano bene per darli ad altre. Sicuramente ci sono stati errori gravi, se il Tribunale dei minori ha annullato diverse decisioni di affidamento prese in base ai rapporti dei servizi. Mi limito a osservare che questi bambini erano arrivati ai servizi perché segnalati da qualcuno per un qualche tipo di disagio abbastanza grave da richiedere un intervento. E che avere un bambino in affido, almeno in Italia, non è una passeggiata e un’impresa su cui si può lucrare. Sono bambini che devono essere aiutati a elaborare le esperienze che li hanno portati a questo punto e, se possibile, a ritornare nella loro famiglia. L’affidamento non è un’adozione. È una relazione che nasce sulla scommessa della sua provvisorietà, anche se, troppo spesso, si prolunga nel tempo per l’incapacità dei genitori naturali ad affrontare le proprie responsabilità.

Quello degli assistenti sociali e degli psicologi che lavorano con i bambini in situazione di disagio grave è un lavoro di frontiera delicatissimo. Dovrebbe svolgersi al riparo da intrusioni improprie, ma sotto supervisione. Rafforzare le competenze e le supervisioni è doveroso, a garanzia dei bambini e dei loro genitori. Fare polemiche e passerelle politiche lucrando sull’emotività, suggerire che il sistema di affido famigliare, in Italia regolato da norme civilissime e avanzate, sia un ambito di malversazioni a danno dei genitori naturali, non aiuta a proteggere i bambini in difficoltà. Non per tutti i bambini, purtroppo, a differenza di quanto pensa Salvini, la “casa” è accogliente e sicura.

Sorgente: Sulla pelle dei bambini | Rep

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