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Il capo politico, spiazzato dalla reazione dell’alleato, sceglie di non entrare nel merito: “Parliamo d’altro”. Fico: “Il sottosegretario sa cosa dice”. Documento di un gruppo di deputate: “Pieno sostegno a chi difende le donne”

Annalisa Cuzzocrea

Un pezzo di Movimento 5 stelle segue Vincenzo Spadafora. A dispetto di tutto: dell’ira funesta di Matteo Salvini, che ha vissuto le parole del sottosegretario alle Pari opportunità come un attacco personale e annuncia che non avrà pace: “O scuse o dimissioni”. Dell’imbarazzo di Luigi Di Maio, che a fine giornata fa sapere “sulla mia squadra decido io, la Lega cerca pretesti per rompere perché è in difficoltà sulle cose da fare, Spadafora non si tocca”. Ma non entra nel merito del ragionamento su sessismo e politica. Perché non può farlo: riguarda anche il Movimento. E non da oggi.

Eppure in Parlamento e tra gli eletti M5S a tutti i livelli qualcosa si muove. La difesa del presidente della Camera Roberto Fico è netta: “Bisogna avere responsabilità nel linguaggio che si usa, Spadafora quando interviene pubblicamente lo fa nell’ambito delle sue competenze perché ha analizzato un dato che vuole combattere”. Appena nominata probivira, la deputata Fabiana Dadone – che in Transatlantico scambia con le colleghe le ansie e le frustrazioni di chi ha un bambino piccolo, e lo vede poco – firma con altri parlamentari una nota a sostegno del sottosegretario. “I numeri dell’ultima indagine Istat manifestano che il fenomeno della violenza sulle donne nel nostro Paese non è affatto debellato. Che si alimenti anche con determinate affermazioni e che l’esempio incida sull’approccio culturale non è un mistero. Basti pensare che in Italia le donne sono oggetto del 63% di tutti i tweet negativi”. Insieme a lei ci sono altre 16 parlamentari. Soprattutto donne, da Conny Giordano a ad Alessandro Maiorino, ma non solo.

Dal suo ruolo di capogruppo in regione Lazio, Roberta Lombardi parla di un “machismo profuso quotidianamente con ostentazione e compiacimento. Pericoloso perché attraente per le persone impaurite dalla crisi, che cercano l’uomo forte”. E avverte: “Questo non dev’essere il linguaggio del M5S, dobbiamo stare attenti a non imitarlo”. Sostiene la deputata Doriana Sarlieputata: “È bello per me pensare che nel governo ci sia chi pensa al sostegno concreto per le donne vittime di violenza, che dichiari che le donne migranti siano vittime tra le vittime, che condanni una certa violenza verbale e sui social fatta anche da rappresentanti delle istituzioni. Così davvero non si aiuta il Paese a vivere in un clima sereno, anzi, si cerca costantemente di fare il contrario”. E Gilda Sportiello, sua “compagna di banco” a Montecitorio: “Credo che il ministro Salvini sappia bene qual è il tipo di linguaggio che usa e che Spadafora non abbia fatto altro che registrare un dato di fatto: anche solo scagliarsi pubblicamente su una pagina Facebook contro una persona ha delle importanti conseguenze. Il ruolo che ricopriamo, a maggior ragione quello che ricopre Salvini, impone di misurare il valore di quello che diciamo e il modo con cui lo facciamo”.

La senatrice Elena Fattori è d’accordo nel merito, ma giudica il ragionamento tardivo: “Dopo un anno di linguaggio da troll accorgersi che Salvini è leggermente maleducato e aggressivo e istiga all’odio contro neri, stranieri di colori leggermente difformi, donne, gay, è da distratti. Ma meglio tardi che mai”.

Il ministro dell’Interno tenta di difendersi dicendo che no, lui è tutt’altro che sessista. Arriva apposta davanti alle telecamere di Montecitorio per dichiarare: “Il 22 luglio regaliamo diritti alla sicurezza a milioni di donne italiane con l’approvazione del Codice rosso”. Regaliamo. Dice proprio così. E dal Movimento gli ribattono ancora: “Sarà un lapsus, ma sono parole gravissime. Alle donne i diritti non si regalano”.

Chi ha parlato con Di Maio lo definisce infuriato per un’uscita che ha causato tanti guai. “Non mi scuso né mi dimetto”, dice Spadafora a chi lo cerca, facendo sapere che non tornerà indietro. Nonostante lo stesso blog delle stelle, tre giorni fa, abbia definito la comandante della Sea Watch Carola Rackete una “showgirl” in cerca di visibilità. E nonostante sia stato protagonista di campagne di violento sessismo come quella contro Laura Boldrini, Chi scrive quei post lavora a stretto contatto con Luigi Di Maio. ha lavorato con Beppe Grillo quando dava a Rita Levi Montalcini della “vecchia puttana”. È uno stile che nessuno, all’interno dei 5 stelle, ha finora mai osato criticare. Almeno fino a ieri.

Sorgente: Spadafora: “Non devo scusarmi”. Il M5S fa muro, ma Di Maio svicola | Rep

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