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Il presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, il leghista del Metropol di Mosca: una roba sporca che esce a distanza di mesi

di Fabrizio Caccia

Colloquio via sms con Gianluca Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, il leghista del Metropol di Mosca: «Sono basìto dopo queste buffonate». Il suo tentativo di ottenere finanziamenti russi per la Lega? «Tutte illazioni, nulla di concreto perché mai sono arrivati soldi né fondi alla Lega dalla Russia. Mai!». Ma l’audio pubblicato dal sito americano Buzzfeed sembra chiaro: «Si fa un processo sul niente, fumo e basta per rompere le scatole a Salvini. Trovino i soldi che non ci sono e allora ne riparliamo». Ma che cosa ci faceva al Metropol il 18 ottobre 2018? «C’ero andato a dormire dopo il convegno del giorno prima». Che convegno? Il giorno prima del misterioso incontro in hotel, cioè il 17 ottobre 2018, a Mosca secondo Savoini «c’era stato un incontro pubblico di Salvini organizzato dagli imprenditori e nient’altro».

Ma chi sono gli altri due italiani, i presunti «Luca» e «Francesco», che si sentono parlare nell’audio? «Non lo so — risponde pronto al Corriere —. Dopo 9 mesi tirano fuori queste cose. Mah! Finanziamenti zero, quindi non ho altro da dire. Scrivete quello che volete. I soldi non ci sono mai stati e quindi querele a raffica. Grazie».

Fine degli sms alla fine del giorno più lungo di Gianluca Savoini, 55 anni, una passione di lunga data per la Russia e per Putin in particolare. Ex collaboratore di Roberto Maroni, già fedelissimo di Umberto Bossi e poi di Matteo Salvini che ora però alla luce dei fatti non esclude di querelarlo prendendo decisamente le distanze. Sposato con Irina, originaria di San Pietroburgo, con la quale ha avuto un figlio, Savoini ieri si è sfogato a lungo pure con l’Ansa e ha definito «una chiacchierata tra imprenditori su vari temi» la conversazione registrata (da chi? Lui non sa o non vuole dirlo) nell’esclusivo Metropol di Mosca con tre russi e altri due italiani in cui si parlava essenzialmente di petrolio.

Era dunque Savoini l’emissario della Lega a Mosca? «Non ho mai detto di essere un emissario della Lega». E smentisce pure di essere un consulente di fatto del leader Matteo Salvini. «Lo conosco da 25 anni, essendo io nella Lega da inizio anni Novanta». E ribadisce: «Robe sporche». Nessuna ricerca di fondi segreti per le Europee: «I soldi dove sono? Il resto è fuffa». Lui, comunque, da anni sembra tenere in modo informale, ma visibile, i rapporti della Lega con il governo di Mosca e con il partito di Putin, “Russia Unita”, con il quale il Carroccio siglò un accordo nel 2017. Nell’audio di Buzzfeed, sette mesi prima delle elezioni europee, quel giorno al Metropol di Mosca Savoini tuonò: «Noi vogliamo cambiare l’Europa. E una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima, perché vogliamo riprenderci la nostra sovranità. Salvini è il primo che vuole cambiare l’Europa».

Passate le elezioni, il 4 luglio scorso, eccolo di nuovo comparire sullo sfondo nella foto ufficiale scattata alla cena a Villa Madama dopo il vertice tra Conte e Putin a Roma. A quella cena c’erano pure Salvini, Di Maio e il fiore dell’imprenditorialità italo-russa. Menu di mare, riferiscono le cronache: mezzemaniche con moscardini, gamberetti e scorfano; spigola agli agrumi e flan di verdure.

Sorgente: Savoini, il lobbista «putiniano»: soldi? Datemi le prove

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