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Le due agenzie dell’Onu chiedono di interrompere il sostegno alla Guardia costiera libica fino a quando le persone soccorse in mare verranno riportate nei centri di detenzione

Gli unici tre superstiti avevano raccontato l’esatta verità. Sul gommone naufragato dieci giorni fa al largo delle coste tunisine di Zarzis erano più di 80. A decine, negli ultimi giorni, il mare ha restituito i corpi delle vittime. Adesso sono 72 quelli recuperati.
Gli ultimi 38 sono stati rinvenuti oggi dalla  Mezzaluna rossa. Mongi Slim, presidente della sezione di Medenine, ha detto che 36 delle vittime sono state rinvenute nei pressi di Zarzis, nel sud-est della Tunisia, e due al largo dell’isola di Djerba.
Secondo le dichiarazioni raccolte da uno dei sopravvissuti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, a bordo del gommone, partito dalle coste libiche di Zwara in direzione Italia, vi erano 86 persone.

E Oim e Unhcr, le due agenzie delle Nazioni unite che si occupano di migranti e rifugiati, tornano a firmare oggi una nota congiunta in cui chiedono l’immediata liberazione ed evacuazione dei migranti prigionieri nei centri di detenzione libici e l’interruzione di ogni accordo a sostegno della Guardia costiera libica che continua a privare della libertà gli immigrati intercettati in mare e riportati indietro in un Paese devastato dalla guerra.
Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati e Organizzazione internazionale per le migrazioni chiedono che, “in via prioritaria, i 5.600 rifugiati e migranti attualmente detenuti nei diversi centri della Libia siano rilasciati in modo coordinato e che ne sia garantita la protezione, oppure che siano evacuati verso altri Paesi dai quali sarà necessario reinsediarli con procedura accelerata. A tale proposito, è necessario che i Paesi acconsentano a un numero maggiore di evacuazioni e mettano a disposizione posti per il reinsediamento. Inoltre, ai migranti che desiderano fare ritorno nei propri Paesi di origine dovrebbero essere garantite le condizioni per poter continuare a farlo. Risorse supplementari sono parimenti necessarie”.

La detenzione di quanti sono fatti sbarcare in Libia dopo essere stati soccorsi in mare “deve terminare”, scrivono le organizzazioni, affermando che “esistono alternative pratiche: dovrebbe essere consentito loro di vivere nelle comunità locali o in centri di accoglienza aperti e si dovrebbero stabilire le relative modalità di registrazione. È possibile istituire centri sicuri e semiaperti simili a quello di raccolta e partenza dell’Unhcr”.

Le due agenzie chiedono la ripresa delle operazioni di soccorso in mare della flotta europea e condannano la campagna anti Ong: “Esse dovrebbero poter riprendere a svolgere questo compito vitale e si dovrebbe istituire con urgenza un meccanismo di sbarco temporaneo che consenta una condivisione di responsabilità a livello europeo. Alle imbarcazioni commerciali non deve essere chiesto di ricondurre in Libia i passeggeri soccorsi. Qualunque forma di assistenza e responsabilità dovrebbero essere delegate agli organismi libici competenti solo a patto che nessuno possa essere detenuto arbitrariamente dopo essere stato soccorso e che le garanzie inerenti agli standard sui diritti umani siano rispettate, scrivono nella nota congiunta, affermando che “senza tali garanzie si dovrebbe interrompere qualunque forma di sostegno”.

Sorgente: Migranti, recuperati 72 corpi del naufragio dell’1 luglio in Tunisia. Erano partiti dalla Libia verso l’Italia: Unhcr e Oim: “Le navi europee riprendano i soccorsi” – Repubblica.it

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