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I rapporti tra il carroccio e il partito di Putin sono solo di natura formale. Ma sul piano personale i contatti tra i sovranisti italiani e il Cremlino sono continui

Da poco più di due anni i rapporti fra la Lega e Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin, sono di natura formale. Fra le due forze esiste un «accordo di coordinamento e di cooperazione» firmato nel marzo del 2017. Il testo di quel documento rispecchia quello dell’unico altro accordo formale che Russia Unita ha mai concluso con una formazione politica occidentale: quello di pochi mesi prima con il partito della Libertà austriaco (Fpö), di estrema destra. Il politologo ucraino Anton Shekhovtsov nota che le intese sottoscritte dagli esponenti austriaci e italiani sono quasi identiche alla lettera, tanto da far pensare che non siano stati negoziate ma imposte da Russia Unita. Fra Lega e Fpö c’è però anche un’altra similarità nei rapporti con Mosca: le sole due forze ad aver stabilito rapporti formali con i russi, sono anche le uniche due ad aver subito fughe di notizie e registrazioni nascoste che ne espongono i rapporti in una luce (quantomeno) controversa. Sembra plausibile che ad aver registrato il colloquio del 18 ottobre fra Gianluca Savoini e i suoi interlocutori moscoviti sia stato uno degli italiani presenti con il leghista. Di questo mancano le conferme, ma in ambienti diplomatici si tende a pensare che la regia dell’operazione su Savoini sia stata dell’intelligence americana.

Le domande a Salvini

Di certo alcune domande che ha rivolto al vicepremier leghista Matteo Salvini Buzzfeed, autore dello scoop, sono rimaste inevase. La prima: «Quale è la sua relazione con Savoini? Per quale motivo un uomo che non ricopre alcun ruolo ufficiale nel governo partecipa a viaggi ufficiali a Mosca con il ministro, sedendo nelle riunioni con ministri russi e partecipando a cene con il presidente Vladimir Putin? In che ruolo fa tutto questo?». In effetti Salvini si trovava a Mosca nel giorno dell’incontro di Savoini con gli affaristi russi. Nelle cronache di quel viaggio c’è un buco di dieci ore in cui Salvini non sarebbe reperibile. Buzzfeed chiede ancora: «Cosa ha fatto Salvini la sera del 17 ottobre a Mosca? E come mai i funzionari russi che avrebbe incontrato quella sera vengono poi nominati il giorno successivo durante l’incontro (di Savoini, ndr) al Metropol Hotel?». Infine Buzzfeed vuole sapere cosa sa Salvini sull’incontro in quell’hotel. Per ora non c’è risposta. Di sicuro uno dei funzionari russi nominati nei colloqui registrati è Vladimir Pligin, che ha legami antichi e stretti con lo stesso Putin ed è responsabile affari internazionali del partito Russia Unita.

Tutti gli uomini di Putin (in Italia)

Del resto i rapporti di Savoini e quelli della Lega con esponenti russi vicini a Putin o al suo partito sono piuttosto strutturati. Come ricorda Giovanna De Maio per il German Marshall Fund, l’Associazione Lombardia-Russia di Savoini ha ospitato più volte l’ideologo putiniano Alaksandr Dugin; quanto alla Lega, ha invitato a parlare al congresso ultraconservatore della Famiglia a Verona Aleksey Komov, il molto putiniano presidente onorario dell’«Movimento dei giovani russi e italiani». Ci sono poi aspetti più pratici. Il sito anti-euro «scenarieconomici.it» per esempio è molto cresciuto per traffico e influenza in questi anni. Alla sua cerchia appartengono o sono stati vicini due eurodeputati leghisti (Francesca Donato e Antonio Rinaldi), un sottosegretario agli Affari europei (Luciano Barra Caracciolo) e il presidente della Rai Marcello Foa fra gli altri. «Scenari» non è una testata registrata, il nome dell’organizzazione che ha registrato e amministra il sito risulta «nascosta» e il contatto «tecnico» è fuori dall’Italia, a San Marino. Ma quando ripubblica sul proprio sito gli interventi in tivù dei politici d’area come Rinaldi stesso o l’altro leghista Claudio Borghi, «Scenari» si appoggia spesso a un canale particolare: rutube.ru, la piattaforma video di proprietà del colosso pubblico russo Gazprom.

Sorgente: Fondi Russi alla Lega: il ruolo di Gazprom e i contatti con il caso Austria – Corriere.it

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