0 4 minuti 5 anni

Conte verso il sì alla Tav. Rischio caos nei 5 Stelle

Venerdì la decisione, il premier si sarebbe convinto. Di Maio abbozzerà: in cambio proverà a difendere il ministro Toninelli dagli attacchi della Lega

di Marco Galluzzo e Alessandro Trocino

ROMA — Solo un paio di mesi fa aveva spiegato di avere forti «dubbi e perplessità» e, dopo aver consultato il dossier su costi e benefici, aveva detto che si sarebbe «battuto per non far cantierare il percorso della Tav». Ma le cose cambiano, la realtà incalza, l’Europa preme, la Lega insiste e così il premier Giuseppe Conte è pronto a dare il via libera al cantiere più odiato dai 5 Stelle, l’Alta Velocità Torino-Lione.

Dietrofront

Una decisione clamorosa, un dietrofront inimmaginabile fino a qualche tempo fa, che diventa un atto quasi dovuto. Si potevano perdere i finanziamenti europei o si poteva perdere un po’ la faccia (i 5 Stelle), e si sta decidendo per la seconda opzione, con ripercussioni difficili da immaginare nelle loro dimensioni, ma facili da descrivere a grandi linee: un Movimento spaccato, con gli storici esponenti no Tav (come Alberto Airola) furibondi e in partenza, rivolte possibili locali e di centri sociali, la giunta Appendino che scricchiola e il possibile Aventino di due personaggi di primo piano tra i 5 Stelle. Quel Grillo che l’aveva definita «una cazzata», ne aveva cantato il de profundis prematuro («è morta») e la considerava una «presa in giro». E quell’Alessandro Di Battista che, dopo averlo definito «un buco inutile», aveva invitato Salvini «a non rompere». Gli scenari possibili, di fronte all’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti (Ibnea), alla quale bisogna dare una risposta entro venerdì, sono solo due: accettare a testa bassa un’opera che metà del governo non voleva o provare un disperato tentativo di rinvio. Con il rischio di perdere i finanziamenti.

Il rimpasto

La defenestrazione di Pierluigi Coppola, l’esperto favorevole alla Tav, a opera del ministro Danilo Toninelli, aveva fatto pensare a un irrigidimento sul no. Ma Di Maio (per bocca di Francesco D’Uva) si era mosso in sintonia con il governo nella risposta agli incidenti, condannandoli e schierandosi dalla parte delle forze dell’ordine. Una cesura netta per un Movimento che era nato fortemente no Tav.
La Lega esulterà, ma per i 5 Stelle sarà un’occasione per rivendicare di non essere del partito del no e per difendere un Toninelli che non si vorrebbe granché difendere ma si deve, perché sotto attacco dalla Lega e cedere ora sarebbe una seconda sconfitta.

Il Russiagate

Resta la vicenda Russiagatte, sulla quale il premier Giuseppe Conte riferirà in Senato domani. Salvini ieri se l’è cavata con l’ironia: «In questo momento con l’Est Europa ho qualche difficoltà, sto ancora smaltendo i rubli nascosti in giardino». Ma per Conte la vicenda è seria, forse anche grave: gli elementi raccolti finora descrivono un quadro preoccupante. Per questo motivi, per i riscontri emersi sui media, per le informazioni aggiuntive in suo possesso, Conte fornirà al Parlamento tutti gli elementi di cui dispone per offrire un quadro istituzionale ma approfondito della vicenda. Non sarà un’informativa contro Salvini, ma certamente a difesa del governo, per specificare che questo esecutivo non ha mai avuto nulla a che fare con certe dinamiche. Che poi intervenga in Senato anche Salvini (in forse) è solo un’appendice della storia, almeno vista da Palazzo Chigi. Se ci saranno elementi di dissonanza, o discrepanza fra le due versioni, si vedrà, ma è facile ipotizzare che Conte vorrà condividere con il suo vice prima dell’intervento la relazione

Sorgente: corriere.it

 

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20