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Il governatore: crisi di governo su questo? Decide Salvini

MILANO. Se perfino a un gentiluomo di modi ineccepibili come l’avvocato Attilio Fontana, governatore della Lombardia, scappa detto un «mi sono rotto i c…», vuol dire che in casa leghista lo stallo della trattativa sull’autonomia regionale è considerato grave, benché forse non serio. Goccia che ieri l’altro ha fatto traboccare un vaso già pienissimo, l’intervista al «Messaggero» della ministra grillina per il Sud, Barbara Lezzi.

Non ha gradito?

«Sono rimasto sconcertato. Ma come? Di fronte ai risultati dell’ultimo vertice dove si erano appianate molte questioni, mi sembra l’intervista di chi rimette in gioco tutto e con le solite banalità basate sul nulla, la contrapposizione fra unità e spaccature, regioni ricche e regioni povere. Se è così, è inutile che andiamo avanti».

Che vuol dire?

«Che è meglio che i grillini ci dicano chiaramente che l’autonomia non la vogliono. Ci stiamo lavorando alacremente da nove mesi, evitiamo di perdere altro tempo».

Fanno melina, insomma.

«Ci sono personaggi che credono di essere molto furbi, ma devono sapere che quando loro andavano a scuola io avevo già fatto la maturità. E non mi faccio prendere per il naso».

Lo dice con il tono di chi pensa a un’altra parte anatomica.

«Infatti».

Il suo collega veneto Luca Zaia dice che le 23 competenze richieste non sono oggetto di dicussione: o tutte o nessuna.

«Ma è la Costituzione che le indica. Il fatto che qualcuno lo metta in discussione significa o che non ha letto la Costituzione oppure che è in malafede. Tertium non datur. Io poi di competenze per la Lombardia non ne ho chieste 23 ma 20, ma l’autonomia è appunto anche questo».

Però Salvini dice, testuale, che «tra il 100 e il 20 come punto di partenza ci si può trovare a mezza via», insomma si può discutere.

«Vero. Si può discutere di tutto, ma a patto che la discussione sia seria. Però più passa il tempo e meno lo diventa. L’altra sera in tivù c’era con me un deputato del M5S che si diceva contrario alla riforma perché lui ha un’azienda con la sede legale in una regione e quella operativa in un’altra e se fosse passata la riforma non avrebbe saputo dove pagare le tasse. Vuol dire non aver capito nulla. Le tasse continuerà a pagarle, se le paga, dove l’ha sempre fatto».

Salvini è possibilista perché questa dell’autonomia è una battaglia da «vecchia» Lega, quella federalista e nordista.

«Vent’anni fa forse sì, adesso sicuramente no. Oggi non è più una battaglia di un partito, ma di tutta la società. All’ultimo Tavolo per la competitività della Lombardia, tutte le categorie, tutte tranne la Cgil, ci hanno chiesto l’autonomia. E attenzione: se noi continueremo a essere soffocati dalla burocrazia nazionale, andremo più adagio, ma la nostra difficoltà diventerà quella di tutto il Paese».

L’autonomia vale la crisi di governo?

«Questo deve chiederlo a Salvini. Io posso solo dire che chi non vuole l’autonomia vuole male a questo Paese».

Intanto lo chiedo a lei. Sarebbe per rompere con i grillini?

«Io sono per la serietà. E l’unico governo di cui mi occupo è quello della Lombardia».

Ammettiamo che l’autonomia non si faccia. Che reazioni ci sarebbero?

«Quelle stesse categorie che l’hanno chiesta non sarebbero affatto soddisfatte, tranne forse la Cgil. Io sono stufo. Stufo che tutti gli ospedali mi chiedano di poter assumere dei medici che non possiamo assumere perché, nonostante i soldi ci siano e i bilanci siano in ordine, a Roma ce lo impediscono. Ricordo che c’è stato anche un referendum, un dettaglio che troppa gente dimentica. E che dopo il referendum la trattativa è andata avanti. L’autonomia non è più la richiesta di un partito, ma della nostra gente. Guai a deluderla».

Intanto domani alle 14 a Roma c’è l’ennesimo vertice. Che cosa si aspetta?

«Per me non è solo l’ennesimo, è anche l’ultimo. Se domani non succederà niente, se ci sarà un nuovo rinvio, prenderò atto che il Movimento l’autonomia non la vuole e non me ne occuperò più direttamente. Come forse le ho già detto, mi sono rotto i c…»

Sorgente: Attilio Fontana: “Autonomia a Lombardia e Veneto o rompiamo. Sono stufo di trattare” – La Stampa

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