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Salvini vorrebbe che il suo peso in Ue avesse lo stesso vigore che ha nel nostro Paese, ma così non è. Anzi, conta molto poco

di Eugenio Scalfati

Può sembrare che l’Italia abbia  un peso politico di notevole importanza in Europa perché i suoi rappresentanti sono tre e le cariche più importanti nella nostra confederazione Ue sono cinque. Tre su cinque è notevole e sono le seguenti: c’è un italiano, Mario Draghi, alla presidenza della Banca centrale, c’è un altro italiano, Antonio Tajani, alla presidenza del Parlamento europeo, e infine c’è Federica Mogherini, alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che occupa la cosiddetta “carica maggiore” ed è soprattutto di politica estera della Ue.
Tre su cinque: l’Italia ha dunque un peso politico notevolissimo in Europa?

In realtà non è così: Mogherini è già scaduta e tra poco dovrà tornare in Italia, ma comunque la sua carica è più consultiva che operativa, sembra molto importante ma lo è molto poco. La presidenza dell’Assemblea parlamentare ha un peso notevole ma puramente formale. Infine Draghi: lui sì che è della massima importanza ed è italiano di nascita, ma in realtà è stato scelto per i suoi precedenti notevoli nell’Italia di Carlo Azeglio Ciampi. Draghi studiò a fondo la moneta unica che ancora non esisteva ma era in corso di preparazione; poi diventò presidente della Banca d’Italia mentre la Bce era presieduta dal francese Jean-Claude Trichet. Alla scadenza di otto anni Trichet abbandonò e Draghi fu scelto al suo posto: compirà gli otto anni nel prossimo ottobre. Questa sì è una carica numero uno ma per definizione e poi anche per carattere della persona il suo ambito operativo è quello dei diciannove paesi dell’unione europea che hanno accettato la moneta unica Euro e questo è l’orizzonte di Draghi: è il manovratore dell’Euro e l’Italia è uno dei diciannove paesi che ne fanno parte.

Mi si potrà a questo punto dire che almeno due delle tre cariche finora ricoperte da italiani stanno scadendo e altrettanto la terza, che del resto non è titolare di interessi di italiani. Chi dovrebbe rappresentare oggi l’Italia è Matteo Salvini: lui è certamente l’italiano politicamente più forte e più rappresentativo del nostro paese visto che riscuote circa il 34 per cento dei voti e ha un gruppo di alleati che sommati insieme ne danno altri 32; Salvini dunque è il capo riconosciuto di circa il 66 per cento e probabilmente crescerà ancora un po’. È lui che comanda, gli altri seguono con un peso secondario che tende semmai a diminuire ulteriormente. Per gli italiani che non condividono le posizioni di Salvini questo suo potere è molto sgradito. Il solo modo per contrastarlo sarebbe di far affluire nuovi e maggiori voti alla sinistra liberal-democratica ed è questo che Zingaretti sta tentando, non certo da solo, ma è un’impresa che richiede un certo tempo ove mai riesca. Attualmente l’Italia è Salvini e se lo si vuole definire con sincera verità si deve dire che è un sovranista con una coroncina cattolica attaccata al risvolto della giacca: dunque razzista con una piumetta di cattolicesimo che nessun cattolico gli riconosce ma che per lui equivale a darsi un tocco di cipria sulle guance. Ecco dunque qual è la persona e la forza politica che è ai suoi fianchi e che dovrebbe rappresentarci in Europa.

A Salvini farebbe molto piacere se il suo peso europeo fosse dello stesso vigore di quello italiano, ma purtroppo per lui non è così. Si definisce sovranista e sottolinea una sorta di nazionalismo operante in una comunità composta nel caso specifico da ventisette Stati. Sono tutte sovraniste queste nazioni? Direi di no. È ovvio che ogni nazione rappresenti soprattutto se stessa ma è altrettanto ovvio che se fa parte di una Confederazione (e meglio ancora sarebbe se si fosse trasformata in Federazione) dovrebbe tener conto degli interessi generali nei quali il proprio fa parte.
La Francia di Macron ha chiara questa rappresentatività dei valori collegiali e così pure la Spagna di Sanchez, la Danimarca, la Germania di Merkel, l’Olanda. L’Italia di Salvini no. Probabilmente l’avrebbe un’Italia che tornasse a essere interpretata politicamente dalla sinistra democratica. È l’obiettivo al quale lavorano i dirigenti del partito democratico e non loro soltanto ma tutto il movimento di sinistra che è fuori dai partiti ma è diffuso in larga misura nel paese e specialmente in alcune delle nostre regioni. Si vedrà ma ci vorrà ancora del tempo. Allo stato dei fatti in Europa c’è il sovranista Salvini che tuttavia rappresenta se stesso e il suo legame noto a tutti con Putin.

Se vogliamo trarre una deduzione da questa situazione ne dobbiamo concludere che noi in Europa per ora non ci siamo più. Abbiamo un dittatore nazionale che ancora non ha realizzato interamente questa posizione, per ottener la quale ha posto le premesse che spera si verifichino nelle prossime elezioni tra quattro anni, se non prima.

Naturalmente in questo panorama nazionale niente affatto piacevole ci sarà anche nell’ottobre di quest’anno l’uscita di scena di Mario Draghi. L’abbiamo già detto ma per una nazione come la nostra che aderisce all’euro il cambiamento del presidente della Bce è un evento che può crearci qualche preoccupazione. Se Draghi fosse sostituito dal presidente della Bundesbank il modo di ragionare di quel personaggio, che conosciamo da tempo poiché è sempre stato all’opposizione della politica della Bce, metterebbe in difficoltà la Banca d’Italia e quindi l’intero nostro sistema di politica monetaria. Draghi ha lasciato un’indicazione sul futuro: né deflazione né inflazione ma stabilità. Questa politica sarebbe la più gradita in Europa e quindi è probabile che il presidente della Bundesbank non otterrà i voti necessari a insediarlo nella carica attualmente gestita ancora da Draghi. Staremo a vedere ma questo è un tema sul quale Salvini non ha alcun peso e neanche alcuna idea: è un sovranista e gli interessa soltanto la politica economica e monetaria del nostro Paese. Le autorità che possono impedire quest’atteggiamento salviniano sono soprattutto due: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente della Banca centrale italiana Ignazio Visco. C’è anche da augurarsi (e io l’ho scritto già varie volte sul nostro giornale) che Draghi assuma una posizione nel sistema bancario europeo, dalla quale possa influire sia pure indirettamente sulla politica della Bce. Questo è un punto che dovrà interessare molto la sinistra italiana del Pd e tutte le personalità che hanno un peso politico e culturale in Europa.

Chi come noi crede in un’Europa federata si rammarica che la politica europeista formulata tanti e tanti anni fa a Ventotene da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi non abbia ancora alcun esito. L’Europa di oggi non è un terreno molto facile per riuscire a compiere il passo verso la Federazione del Continente. Non mancano tuttavia strumenti, persone, forze economiche, culturali e politiche che spingono verso questa soluzione. In un mondo globale sarebbe indispensabile che anche l’Europa ne facesse parte, specialmente in vista dello sviluppo enorme della popolazione africana, con quello che ne consegue in tutto l’Oriente arabo, profondamente influenzato dalla Cina e anche dalla Russia.

Tra pochi anni l’Africa sarà il continente numero uno e influenzerà gran parte del Mediterraneo e tutto il Medio Oriente fino ai confini dell’India e della Malesia. L’Italia ne sarà direttamente investita e un conto è che sia una nazione ancora sovranista e un altro è che faccia parte di una federazione europea. Questo è uno dei motivi, e forse quello più importante di tutti, nell’ipotesi di una sostituzione delle forze politiche della sinistra italiana a quelle attuali della destra salviniana. Non c’è molto tempo a disposizione per questa inversione di rotta che riprenda in mano il passato e lo trasformi in un auspicabile futuro.

Sorgente: Sovranisti in Italia, sudditi in Europa | Rep

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