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Più che il governo, sul Salva-Roma scricchiola un pezzo di M5S. Almeno quello romano è in piena ebollizione. La sindaca Virginia Raggi è su tutte le furie con i compagni di partito – e in particolare con il leader Luigi Di Maio – perché ha capito che sul provvedimento che dovrebbe scongiurare il rischio default della Capitale il Movimento non farà le barricate col Carroccio. «L’articolo 38 del decreto Crescita si avvicina allo stralcio», confermavano ancora ieri notte fonti pentastellate che stanno seguendo da vicino l’operazione. E lo stesso dicevano, ben contenti, dalla Lega. «Credo che sia un’ipotesi più che concreta», ammette, infatti, Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera in quota Carroccio.

Salva Roma, l’assessore al Bilancio accusa M5S: «Ci vuole rispetto per la Capitale»

L’apertura dei 5S allo stralcio era già stata svelata ieri mattina dal Messaggero. Tanto che la sindaca, insieme ai fedelissimi, è uscita allo scoperto: «Ci dicano subito se preferiscono continuare a salvare le casse delle banche, invece che difendere i risparmi dei romani e degli italiani. La nostra pazienza è finita». Un’uscita molta dura, che però sembra non aver sortito gli effetti desiderati. Il suo assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, rincarava la dose: «Per la Capitale ci vuole rispetto». «Sul Salva-Roma basta speculazioni», altro assessore, Antonio De Santis.

Per ora, appunto, il pressing non è bastato. Nemmeno l’incontro di Raggi con Di Maio a Montecitorio ha aiutato a rasserenare il clima. Anche perché il capo politico degli stellati ha voluto parlare d’altro, essendo presenti i sindaci di altri comuni, compresa Chiara Appendino da Torino.

«IL VIMINALE SIA PIÙ VICINO»
Raggi spera ancora in un ribaltone, «altrimenti mi sentirei tradita», non da sola, «con tutta la città», ragiona con i suoi. Ma dal Campidoglio in queste ore trapela una controproposta: la richiesta «almeno di tagliare i tassi di interesse» sul debito storico. Si è capito che il Salva-Roma rischia sul serio. Alla Camera, il voto nelle Commissioni Finanze e Bilancio ieri è slittato. Di nuovo. Rimandato a domani sera anche l’approdo in Aula del provvedimento. Piuttosto che confermare il comma monco uscito dal Cdm prima del voto – che anziché allo Stato, addossa tutto il debito miliardario ante 2008 sul Campidoglio – i grillini accetterebbero l’offerta della Lega: rimandare la questione a un nuovo disegno di legge. «Speriamo di no, mi auguro prevalga subito un senso di responsabilità verso la Capitale, lo dico da deputata eletta a Roma e da italiana», è l’auspicio di Carla Ruocco, presidente (grillina) della Commissione Finanze della Camera. Per stamattina sono attesi gli emendamenti dei relatori al dl Crescita, sui temi più spinosi. Forse è l’ultima chance per il Salva-Roma. Di Maio sa quanto la battaglia sulla Capitale sia poco fruttuosa soprattutto dal punto di vista dei consensi elettorali e del gradimento nel Paese. La Lega vorrebbe spostare tutta la faccenda in un altro provvedimento: un unico calderone con gli altri comuni a rischio dissesto. Davanti alla resa dei suoi al cospetto del diktat della Lega, Raggi vorrebbe tornare ad attaccare Salvini. E quindi si limita a pungerlo sulla sicurezza: «Il Viminale dovrebbe stare più vicino alla città». Ma è il caos sul Salva-Roma a tener banco. L’opposizione nel frattempo attacca: per Annagrazia Calabria (FI) «la giunta Raggi è disastrosa, ma Roma va aiutata». Per Stefano Fassina di Leu «è inaccettabile questo atteggiamento verso la Capitale».

 

Ultimo aggiornamento: 09:29

Sorgente: Salva Roma, non c’è intesa: avanza l’ipotesi stralcio. Raggi: tagliate gli interessi

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