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In sei mesi la Germania ha mandato in Italia quasi 1.200 profughi. E ora vuole aumentare il ritmo. Ma con la Grecia il flusso è al contrario

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE TONIA MASTROBUONI

BERLINO – La Germania ha sferrato un’offensiva in grande stile per trasferire più “dublinanti” possibili in Italia, cioè quei profughi che secondo le regole Ue dovrebbero essere trasferiti nei Paesi di primo approdo. E se i porti restano chiusi, come Matteo Salvini ricorda quotidianamente, gli aeroporti non lo sono affatto. Secondo i dati più aggiornati del ministero del suo omologo tedesco, Horst Seehoferle richieste di trasferire profughi in Italia sono in vertiginoso aumento. Nel primo trimestre del 2019 sono state ben 4.602, il 33% del totale delle domande fate arrivare a tutti i partner Ue. Soprattutto, un boom del 50% rispetto al trimestre precedente (tra ottobre e dicembre erano state 2.979 le richieste a Roma, il 25,4%).

Ma anche gli “ok” del ministero di Salvini a Seehofer stanno crescendo: 3.540 tra gennaio e marzo contro i 2.629 del periodo precedente. E i trasferimenti effettivi? Avvengono a ritmo regolare: sono stati 1.114 tra novembre e marzo, 557 a trimestre, il 28% circa del totale. Tanto che nella recente conferenza dei ministri dell’Interno dei Land, il Baden-Wuerttenberg ha chiesto che riprendano anche quelli via charter, quelli scoperti da Repubblica nell’estate del 2018 e sospesi per un po’.

Peraltro, sempre secondo i numeri ufficiali del governo aggiornati a qualche giorno fa, a Salvini non è convenuto affatto il rifiuto di sottoscrivere l’accordo bilaterale che Seehofer ha firmato ad esempio con la Grecia, sempre l’estate scorsa. Il nostro ministro dell’Interno aveva sempre tuonato che l’intesa sarebbe dovuta avvenire “a somma zero”, insomma per ogni “dublinante” accolto, uno sarebbe dovuto partire. E invece, da allora i rifugiati che vengono trasferiti dalla Grecia alla Germania per esempio per ricongiungimento familiare sono molti di più di quelli che tornano nel Paese ellenico. Per l’Italia è vero il contrario: la somma è pesantemente negativa. Tra gennaio e marzo, a fronte di 557 trasferimenti all’Italia, verso la Grecia ne sono avvenuti 4. Viceversa, Berlino ha accettato dall’Italia 45 trasferimenti, neanche un decimo di quelli rispediti nel nostro Paese. Dalla Grecia, nello stesso periodo sono arrivate in Germania in maniera del tutto legale 271 persone: fare accordi con Berlino conviene. Ultima annotazione: l'”amica” Ungheria, nel periodo coperto dai dati di Seehofer, è riuscita invece, purtroppo, a mantenere la promessa sovranista di Viktor Orban: zero trasferimenti.

I dati del ministero, aggiornati al 6 giugno, risultano da un’interrogazione parlamentare di Ulla Jelpke (Linke) e altri colleghi di partito. La risposta del governo alla sua lunga richiesta, 36 pagine, è una miniera d’oro. Da cui emerge l’ipocrisia della propaganda salviniana. E anche il sospetto che sia ricominciata la prassi di non prendere le impronte dei profughi e dei migranti che arrivano in Italia e vogliono raggiungere l’Europa del nord, in modo da non farli risultare come “dublinanti” italiani.

Dal testo emerge infatti che la sospensione di Schengen alla frontiera tra la Germania e l’Austria che tante polemiche aveva suscitato nell’estate 2018, è stata prolungata ancora, l’11 maggio scorso. Il motivo è che gli arrivi sono “ancora troppo alti”: circa 950 al mese nel periodo che va da novembre 2018 a febbraio 2019. Certo, 600 son stati respinti al confine, ma Seehofer aveva già fatto notare di recente che di 42.500 arrivi irregolari nel 2018, oltre un quarto, 11.500 arrivavano dalla frontiera austriaca. Il ministero osserva che si tratta del confine “più rilevante per l’immigrazione irregolare”. E sono flussi che provengono soprattutto da due Paesi: Italia e Grecia.

Sorgente: Porti chiusi, aeroporti aperti: la beffa tedesca sui richiedenti asilo da rispedire indietro | Rep

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