0 5 minuti 5 anni

Olimpiadi invernali 2026, ecco come l'Italia si è aggiudicata i Giochi

Tre squadre in azione: i tessitori di reti politico-sportive, i capitani d’industria, gli atleti ma soprattutto le atlete

di Marco Bonarrigo, inviato

LOSANNA — Tre squadre diverse in azione simultaneamente: i tessitori di reti politico-sportive, i capitani d’industria, gli atleti ma soprattutto le atlete. La rabbia accumulata per il fallimento della candidatura di Roma 2024 trasformata in benzina. La capacità di presentare il progetto in maniera non convenzionale e di rivoluzionarlo 48 ore prima dello show finale. Tre elementi che hanno permesso all’Italia di sconfiggere la Svezia quando, alla vigilia del voto, i nostri avversari venivano dati vicini, anzi incollati a noi.

Loro, gli svedesi, senza mai citarci direttamente hanno fatto perfidamente notare in ogni discorso ai delegati del Cio — anche per distrarli dal loro progetto imperfetto — i tre ottimi motivi per non scegliere l’Italia: i dubbi dell’Istat sulla nostra economia, i litigi nella maggioranza e la conseguente instabilità politica, le cattedrali nel deserto abbandonate sul territorio dai Giochi di Torino e dai Mondiali di nuoto di Roma. Elementi importanti per influenzare una comunità dove meno di metà dei votanti ha una vaga idea di cosa siano sci, slittino, bob e curling. E dove evocare un problema vale più che presentare un buon progetto. Almeno così credevano gli svedesi.

Gli «influncer»

L’Italia ha prima di tutto giocato la carta degli storici influencer Mario Pescante e Franco Carraro, ancora molto ascoltati da quel 40% di delegati entrati nel consesso decenni fa. Poi ha messo in gioco capitani d’industria e influencer trasversali: il solito Luca di Montezemolo ma anche lo Scaroni di Enel e Milan, il Galateri di Genola delle Generali, l’Alessandri di Tecnogym, il Lippi che con i sempre più potenti cinesi ha ottimi rapporti. Ma dove gli azzurri hanno vinto è stato nella scelta della trama della presentazione finale e dei testimonial da lanciare sul campo. Due giorni prima del voto, Malagò ha capito che la Svezia era vicina e che molti delegati del «nuovo» Cio erano indecisi. E nella notte di venerdì ha riscritto il «plot» della presentazione, quella che ha dato il colpo di grazia gli svedesi, all’insegna di «mettiamoci più cuore e liberiamoci di ogni formalità». Loro i monologhi, noi i duetti.

La delegazione

Malagò ha esordito lanciandosi in un rischioso show quadrilingue in coppia con Luca Pancalli, il presidente dei paralimpici, che di solito parla poco e malvolentieri. È riuscito bene. Zaia e Sala, culturalmente e politicamente lontanissimi, hanno imbastito un duetto per smentire chi temeva che politica e campanilismi avrebbero indebolito la candidatura. E poi le ragazze. Spontanee, convincenti, in un inglese al livello (e forse oltre) di quello dei perfettini svedesi. Prima Goggia e Moioli, poi Fontana. Donne campionesse olimpiche in carica per noi, un solo uomo (Stefan Holm) campione del passato per gli scandinavi. E poi Elisa Confortola, 17 anni. «Essere qui oggi è un sogno — ha detto Elisa da Bormio, specialista dello short-track — e poter disputare un’Olimpiade nel mio Paese sarebbe un’emozione enorme. La stessa che ti trascina quando le gambe non ti reggono più o quando ti sembra di essere troppo stanca per allenarti dopo aver studiato per ore. Questa potrebbe essere la mia prima Olimpiade e nel mio Paese: è un sogno, il mio sogno, e chiedo a voi del Cio di renderlo possibile». L’hanno accontentata.

Olimpiadi 2026, dal PalaItalia al Villaggio olimpico: ecco come cambierà Milano
Il PalaItalia
Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20