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Sea Watch 3. Lo staff del ministro rilancia un’intervista tv dall’account twitter ufficiale invocando le manette per i parlamentari saliti a bordo della nave della Ong. Inutili le richieste a Fico perché intervenga

È ancora una volta l’irrefrenabile «Bestia» a combinare il guaio. La macchina della comunicazione social del ministro dell’interno – guidata da Luca Morisi che ha accanto a sé il figlio del presidente della Rai e un’altra decina di uomini (niente donne) tutti a carico dell’erario – spara tweet al ritmo di uno ogni tre minuti mentre Salvini, giovedì sera, è – guarda un po’ – in tv, ospite di Del Debbio su Retequattro. I comunicatori salviniani così riassumono un passaggio del teleministro: «Solo in Italia ci sono politici che vanno a bordo di una nave che se ne è fregata delle leggi. Vanno arrestati. Ho scritto al mio collega olandese, non mi ha risposto. Non voglio fare la figura del fesso. Siamo un grande Paese che non prende lezioni».

Il tweet risulta uno dei più apprezzati, oltre cinquemila like che sono tantissimi per il Salvini degli ultimi tempi. Ma per non fare la figura del fesso il ministro fa la figura di chi non si rende conto di quello che dice. E anche se non vuole prendere lezioni, viene immediatamente avvertito che dovrebbe almeno studiare l’abc dello stato di diritto. Un ministro dell’interno che chiede l’arresto di cinque parlamentari – quanti sono quelli a bordo di Sea Watch 3 – meriterebbe reazioni istituzionali forti. Almeno quella del presidente della camera alla quale i parlamentari appartengono. Ma Roberto Fico non interviene, malgrado il deputato del Pd Sensi glielo chieda a gran voce.

Si difende da solo e per primo il radicale di +Europa Riccardo Magi, che sfida Salvini a denunciarlo: «Io al processo ci vado, mica scappo come lui». «Folle che il ministro dell’interno chieda l’arresto dei parlamentari», dice il segretario di +Europa Della Vedova. «È chiaro che per il ministro dell’interno che fa il comizio sul balcone a Forlì gli avversari politici vadano arrestati», aggiunge il Pd Ettore Rosato, alludendo al precedente mussoliniano.
Ma Salvini non denuncia, anzi smentisce quello che il suo staff ha scritto: «Non l’ho mai detto». Dopo un po’ si rende conto che se non lo ha detto lo ha scritto, per interposti collaboratori, sul suo profilo ufficiale personale. Se la cava allora con un altro tweet, ieri pomeriggio, nel quale rilancia la registrazione dell’intera intervista televisiva, aggiungendo una riga che dovrebbe valere come correzione: «I membri dell’equipaggio vanno arrestati, punto». L’account dei deputati Pd prende atto: «Se si è accorto di aver sbagliato siamo pronti ad accettare le sue scuse».

Nel video in effetti si scopre che lo strapagato staff social si era fatto prendere dall’entusiasmo: il ministro in televisione non si è augurato l’arresto dei parlamentari, ma solo quello della capitana della nave e di tutto l’equipaggio. Perché ormai è prassi che sedendo al Viminale possa incitare la magistratura e la polizia giudiziaria a far scattare le manette.
In ogni caso, non arrivano scuse per il Pd, ma altri tweet irridenti sui deputati a bordo della nave Sea Watch 3. Nessuno però raggiunge livelli di consenso appena discreti. E allora il ministro insiste, continuando a produrre centinaia di post sulla nave bloccata al largo di Lampedusa. Molto spesso per scrivere di non volersene occupare, di desiderare tanto occuparsi d’altro.

D’altro, per esempio un nuovo annuncio di querela ai sui critici . Questa volta – ma bisognerà vedere se ai tweet seguiranno i fatti – contro Roberto Saviano e Adriano Sofri insieme. Sofri ha scritto ieri sul Foglio la sua piccola rubrica cercando di imitare linguaggio e stile del ministro dell’interno. Riempiendola cioè di insulti e volgarità, il più possibile a sfondo sessuale. Per una volta sono tutte offese rivolte a Salvini. Saviano ha condiviso l’immagine della rubrica, definendola «l’analisi politica più lucida degli ultimi mesi». «Essere insultato dal pregevole duo Sofri-Saviano mi rende ancora più orgoglioso del mio lavoro in difesa del Popolo italiano», la non originale replica del ministro. Ancora più prevedibile la conclusione: «Bacioni e querele»

Sorgente: ilmanifesto.it
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