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MA ANDARE A PIANTARE ALBERI IN ROJAVA E’ DIVENTATO UN CRIMINE?

(Gianni Sartori)

 

 

 

Chissà cosa ne avrebbe pensato Jean Giono (sì, quello de “L’uomo che piantava gli alberi”).

 

Il 17 giugno è iniziato il processo (di tre giorni, si prevedeva) avviato dalla militante ecologista danese Anne Dalum per riavere il proprio passaporto.

 

Documento che le era stato confiscato dalla polizia il 6 gennaio mentre era in procinto di recarsi in Rojava per partecipare al progetto “Make Rojava Green Again”.

 

Una conseguenza dell’inasprimento della legge sui passaporti votata in Danimarca nel 2015. Magari con le migliori intenzioni (impedire a combattenti stranieri di arruolarsi in milizie coinvolte in qualche conflitto armato), ma destinata talvolta a sgradevoli effetti collaterali.

 

Tali procedure – a quanto pare – stanno per essere adottate in maniera sistematica anche da Londra per impedire ai cittadini britannici di recarsi nel nord-est della Siria (pena prevista: fino a dieci anni).

 

Già nel febbraio 2016 le autorità danesi avevano confiscato il passaporto della giovane di origini curde Joanna Palani (poi arrestata per aver violato il divieto di viaggiare fuori dal paese). Al momento del suo rientro in Danimarca, venne accusata di “minacciare la sicurezza nazionale” in quanto aveva combattuto con le YPJ, le Unità di Protezione delle Donne (in curdo: Yekineyen Parastina Jin ).

 

 

 

A perorare la richiesta di Anne Dalum di riavere il suo passaporto è intervenuto lo stesso avvocato di Joanna Palani.

 

Gianni Sartori

 

 

 

 

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