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di Giandiego Marigo

Questa esigenza si manifesta sotto molteplici aspetti. Stratificata nei vari livelli comportamentali d’alternativa. In ogni “compartimento”, nel quale dividiamo per comodità descrittiva e, in parte, per incapacità di sintesi quella che potremmo sommariamente definire cultura progressista.

Quest’esigenza si manifesta ormai sempre più chiaramente. Che il livello di autocoscienza e di scelta dell’alterità da questo sistema sia superficiale o profondo, alimentare, piuttosto che semplicemente legato alle esigenze reali cioè ad una risposta alle povertà, piuttosto che filosofico o spirituale.

La pretesa che l’ipocrisia pluralista sia una risposta a questa esigenza è, in realtà, palesemente smontata dall’evidenza del pensiero unico, della cultura sistemica ed accademica, dalla definizioni di scienza e pseudo-scienza. Dalla realtà palpable di una cultura dominante, di un pensiero manipolato, di una società dedita al consumo compulsivo.

Ovunque nelle manifestazioni umane si fa viva l’esigenza di una risposta che riesca a smarcarsi dal teatrino del pensiero condiviso e santificato, della società dei consumi, della cultura di massa o d’elitè definita, sempre e comunque, condivisa ed unica. Dalle chiese, dalle comunità consacrate riconosciute e fondamentalmente “univoche”.

Da quel sistema che alla fine uniforma e soffoca il “pensiero d’alternativa”.

L’argomento in sé può essere , lo abbiamo detto, applicato ai moltissimi livelli che rappresentano quella che chiameremo, con una definizione che usiamo da tempo “AreA di Progresso e Civiltà”.

Facciamo due esempi diversi fra loro, perchè collocati a diversi a livelli ed in ambiti differenti, essi non saranno esaustivi, ma d’altra parte questo è, da sempre, il limite degli esempi e delle parabole:

Il primo riguarda la cultura ed esattamente la produzione di “Artigianato artistico” (definizione che preferiamo ad Arte … molto meno identificabile e molto più impegnativa, oltre che palesemente elitaria) sia esso letterario, musicale o legato ai materiali piuttosto che all’immagine.

Sino a qualche anno fa, quando ancora la globalizzazione e l’uniformazione del pensiero unico non erano così immanenti e pressanti, erano presenti embrioni di circuito d’alternativa, si creavano eventi, c’erano persino scelte di produzioni d’avanguardia e di qualità che nascevano dal basso e fra la gente. Piccole case editrici che non sfruttavano , monetizzandolo il desiderio di pubblicare di presunti scrittori e poeti, ma che organizzavano e riconoscevano il diritto degli autori ad auto prodursi e controllarsi. Esisteva una distribuzione ed un interesse vivo attorno a queste cose.

Erano, sicuramente embrioni, piccoli germogli “ la cultura del jazz”, il rock evoluto. progressivo e d’alternativa di alcuni gruppi anche italiani (AreA per esempio).

Ma non solo e soprattutto non solo qui. A Milano l’occupazione dei centri sociali Leoncavallo (della prima ora) o della centralissima Santa Marta, Canale 96, la prima Radio popolare, radio aut di Palermo. Le attività dei circoli giovanili, dei Circoli La Comune, tutti questi sono esempi nati intorno al passaggio fra gli anni 70 e gli 80 del secolo passato, ma sono esempi di un modo di intendere e di pensare l’alternativa praticandola, producendo comportamenti e prodotti fruibili, proponendoli tramite etichette e circuiti non conclamati, non “posseduti” non sistemici.

Ancora oggi esistono artisti di buon/ottimo livello che sono “esterni” al circuito corrotto e monetizzato che viene riconosciuto e venduto come L’Unica Proposta Possibile. Ancora oggi sino a questo doloroso e deserto bagnasciuga si intuiscono i resti di queste pratiche virtuose.

Un altro esempio ad un livello completamente diverso è quello dei G.A.P (gruppi di acquisto popolare), derivazione diretta delle pratiche sociali e solidaristiche della tradizione socialista 900centesca, che da tempo lavorano sulla solidarietà e sull’idea di un mercato che parta dai bisogni reali e non dalla realizzazione del “massimo profitto” che sfuggano, anche a livello alimentare e produttivo alla tirannia delle “leggi di mercato” ed al totale controllo del sistema distributivo capitalistico.

Legata a questa esperienza c’è una pratica di solidarietà assolutamente palpabile, evidente. Dove la scelta di privilegiare la persona umana al “Mercato” diviene evidente nelle pratiche quotidiane.

Queste pratiche d’alternativa sono necessarie, indispensabili alla resistenza (lo hanno amplissimamente dimostrato le esperienze Greca e Spagnola) , ma non solo; esse sono veicolo di pensiero d’alternativa. Scuola partecipativa e palestra di riconoscimento dei bisogni e come tali indispensabili alla “Cultura della Classe o anche solo di Sinistra”.

Oggi esse hanno vita difficile, a volte addirittura esiste latente, anche fra i cosìddetti “compagni” che si sono in qualche modo adagiati sull’idea dell’ineluttabilità del sistema.

La capacità poi della struttura del Potere di assorbire, mixare e riproporre in comoda scatola di montaggio tali comportamenti rende alcuni di questi fenomeni “facilmente conquistabili” privandoli di ogni possibile “velleità antagonistica o dirompente” .

Il Rep italiano, per esempio, ma anche certo Rock o Reggae, o cinema d’arte, nati nei centri sociali o da una forte esigenza di racconto d’alternativa e poi divenuti “prodotto di consumo di massa” venduti ad un tanto al pezzo … comprati, come certa satira e ridotti ad insulso prodotto televisivo o massificato.

Questo concetto e l’individuazione di questa necessità può essere sia qualitativa che quantitativa. Riguardare sia la questione della solidarietà e di organizzazione di risposte alle povertà ed alle diseguaglianze che quella delle scelte etiche di livello spirituale e alto, della sfera più personale come il Veganismo.

Ovunque l’evidenza della necessità di un circuito che sappia non solo rappresentare ma anche dare spazio, respiro e risposte pratiche al pensiero d’alternativa è ben presente.

La capacità di creare un “Circuito di Alternativa al Sistema” è quindi un fronte sul quale si misura e si confronta la capacità di quella che chiamammo Sinistra, di resistere e di passare dalla testimonianza alla proposta … il che più della governabilità, molto più che che i deliri maggioritari dovrebbe essere un “fine” dell’AreA di Progresso e Civiltà.

Produrre comportamenti, sacche di resistenza e di rilancio … aggregare sui pensieri, modificare la sostanza del tessuto sociale, partendo dal come lo si immagina e lo si descrive.

La letteratura, l’arte, il cinema e la musica, la religione e la spiritualità, le scelte di vita ed alimentari, l’equo-solidale, la lotta alla fame ed all’esclusione a qualunque livello “Il Mercato” ha allungato le sue mani adunche e tendenzialmente omicide … annullando, sfruttando, impossessandosi e rivendendo a carissimo prezzo idee che derivavano da una ribellione alla tirannia del suo pensiero unico e del suo consumismo

Solo allora e passando di qui e dall’idea di un “circuito di alternativa” potremo finalmente assistere alla nascita di una “Umanità Nuova” o quantomeno dei nuovi linguaggi tanto agognati e mai realizzati … forse siamo insistenti sull’argomento, ma senza questa umanità rinnovata, nulla si fa.

Non è possibile alcuna gilania, nessun sogno di condivisione, orizzontalità, circolarità … nessuna democrazia dal basso, nessun controllo democratico … nessun Socialismo!

Sorgente: L’Ideologia Socialista – Della necessità di un circuito d’alternativa

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