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Anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana si ritrova indagato nell’ambito dell’inchiesta per le tangenti che, nella mattinata di martedì 7 maggio, si è abbattuta sui vertici regionali di Forza Italia portando con sè 43 arresti. L’ipotesi di reato contestatagli, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, è abuso d’ufficio. Le prime informazioni circolate sull’indagine facevano riferimento al presidente lombardo come «parte offesa». Soltanto la scorsa settimana, Fontana si era recato alla Procura di Milano per chiedere se fossero vere le voci su imminenti azioni giudiziarie in regione.

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Il ruolo di Caianiello
Il governatore potrebbe essere interrogato nelle prossime ore. Secondo i pm milanesi, il forzista Gioacchino Caianiello finito agli arresti si sarebbe macchiato di «istigazione alla corruzione» nei confronti di Fontana, dopo la mancata rielezione in Regione del consigliere azzurro Luca Marsico, avvocato socio dello studio legale del governatore. L’inchiesta aveva riscontrato «la volontà del presidente Fontana di trovare il modo di ricollocare professionalmente il suo socio di studio». Di fronte alla quale Caianiello gli avrebbe proposto una sorta di particolarissimo «baratto»: la nomina alla direzione Formazione della Regione dell’Attuale direttore generale di Afol Metropolitana, Giuseppe Zingale, in cambio dell’affidamento di consulenze per 80/90mila euro l’anno da parte di Afol a favore di quello che Caianiello con Fontana chiama «il nostro amico… di studio».

Fontana «possibilista» sulle nomine
Il governatore leghista si sarebbe mostrato in una certa fase possibilista. Fino a quando, intercettato nel marzo 2018 con Caianiello, accenna di stare coltivando un’alternativa: «Anch’io comunque ho voluto percorrere un’altra strada in modo che abbiamo delle alternative, poi insieme ci troviamo e decidiamo quale sia la migliore o magari tutte e due, vediamo». Una risposta che ha alleggerito la posizione del governatore lombardo agli occhi dei pm, rendendolo «parte offesa» di un tentativo di corruzione – ha detto Fontana in regione nella serata del 7 maggio – «non percepito».

Marsico al Nucleo valutazione investimenti pubblici
La guardia di finanza, effettuando acquisizione di documenti al Pirellone, avrebbe però avuto modo di riscontrare che il governatore Fontana avrebbe davvero messo in pratica una delle «alternative» che aveva immaginato, proponendo nell’ottobre 2018 alla giunta regionale di nominare il suo socio di studio Marsico tra i membri esterni di un «Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici», incarico di 11.500 euro l’anno e 180 a seduta. Circostanza che l0 ha portato a essere indagato per abuso d’ufficio.

Le dichiarazioni di Fontana e quelle di Salvini
«Non ho alcuna remora o alcun timore», ha detto il presidente della regione Lombardia riferendo in aula martedì pomeriggio. «Le scelte che ho compiuto dall’inizio della legislatura sono state ispirate alla valutazione delle competenze e all’insegna della più completa correttezza nel metodo e nell’iter procedurale, come dimostrano anche gli atti che abbiamo già consegnato all’autorità giudiziaria». Poche ore prime il leader del suo partito, il vicepremier con delega agli Interni Matteo Salvini, aveva dichiarato: «Se qualcuno ha tentato di corrompere un governatore leghista che non si è fatto corrompere sono doppiamente orgoglioso. Se c’è prova di colpevolezza tanti saluti a prescindere dal colore politico, però la colpa va dimostrata».

Sorgente: Tangenti, Fontana da parte lesa diventa indagato per abuso d’ufficio

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