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“Se ci intestano il contratto noi siamo ben felici di pagare”. E’ quanto ha detto all’AdnKronos Andrea Alzetta, di Action, all’indomani delle polemiche e delle parole del ministro dell’interno Matteo Salvini per il gesto del Cardinale Konrad Krajewski di riattaccare la corrente elettrica nel palazzo occupato a Roma. Nello stabile vivono 450 persone, delle quali 180 famiglie e 98 minori. Per il 30 per cento si tratta di italiani. “Salvini la ‘butta in caciara’ – sottolinea Alzetta – Anche la proprietà del palazzo ha una responsabilità sociale: se lascia un bene degradare fa un danno alla collettività”. “Il cardinale ha fatto veramente un gesto importante. Di fronte a leggi ingiuste bisogna avere il coraggio di disobbedire e di stare dalla parte dei più deboli. Parliamo di disobbedienza rispetto a leggi ingiuste, ma di obbedienza da un lato al Vangelo e dall’altra alla Costituzione. La politica dovrebbe sporcarsi le mani come ha fatto il cardinale”. Riguardo poi alle attività sociali e culturali che si svolgono nel palazzo occupato, Alzetta ha sottolineato: “Va riconosciuto un percorso tra Comune e Regione che regolarizzi questa esperienza di rigenerazione urbana”. Alzetta ha ribadito, come era emerso ieri, che tra le ipotesi delle quali si discuterà nell’assemblea degli occupanti prevista per oggi pomeriggio c’è anche quella di autodenunciarsi in solidarietà al cardinale.

In Procura a Roma si attende l’esposto contro ignoti, presentato da parte di Areti per la violazione dei sigilli della cabina elettrica di media tensione da parte del cardinale Konrad Krajewski. Quando l’esposto arriverà a piazzale Clodio il pm aprirà formalmente le indagini, probabilmente ipotizzando il reato di furto di energia elettrica.

 

SALVINI – “Sostenere l’illegalità non è mai un buon segnale” ha commentato Salvini, aggiungendo che “ci sono tanti italiani che sono in difficoltà, ma le case non le occupano e le bollette le pagano. Se poi in Vaticano vogliono pagare le bollette agli italiani…“.

 

PRESIDENTE SPIN TIME LABS – “Per noi quello del cardinale è stato un gesto di coraggio e dignità. Sarà stato pure illegale come salvate le vite umane in mare, ma umanamente doveroso”. Lo afferma all’Adnkronos Paolo Perrini, presidente dell’associazione Spin Time Labs, che organizza le attività socio-culturali all’interno del palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme. “Sosteniamo questo atto, ringraziamo il cardinale e chiediamo alle autorità di risolvere la situazione facendoci un contratto a nostro nome”. “Per noi quello del cardinale è stato un gesto di coraggio e dignità. Sarà stato pure illegale come salvate le vite umane in mare, ma umanamente doveroso”.”Sosteniamo questo atto, ringraziamo il cardinale e chiediamo alle autorità di risolvere la situazione facendoci un contratto a nostro nome”. “Perdere questa esperienza avrebbe significato un grave danno non solo per gli occupanti, ma anche per tutte le innumerevoli iniziative culturali che abitano questo palazzo, attraversato dal quartiere e dai genitori della scuola che portano qui i loro figli”. Nello stabile, al piano meno due, la vecchia sala conferenze dell’edificio è stata rigenerata e trasformata in teatro. “Abbiamo messo in piedi una stagione teatrale che, ogni settimana, – continua – accoglie un centinaio di visitatori oltre agli occupanti”.  L’ultimo spettacolo, venerdì scorso, quando ancora l’edificio era al buio, dal titolo ‘Facciamoci Luce’: “Abbiamo chiesto ai visitatori di portarsi una torcia e il nostro appello è stato raccolto da tantissimi artisti”. “Perdere una realtà del genere è un impoverimento per tutta la città e il territorio, per tutta la gente che qui- conclude – ha modo qui di partecipare a un esperimento sociale in cui persone di etnie, religioni, culture diverse riescono a stare insieme”.

Spin Off: “Perdere questa esperienza grave danno” (VIDEO)

SUOR ADRIANA – “Per una settimana sono stati tutti al buio, c’erano bambini impauriti e terrorizzati, molti ammalati con problemi respiratori” ha detto all’AdnKronos suor Adriana Domenici, la missionaria laica che si è battuta per il ripristino dell’elettricità nel palazzo occupato, sostenendo che “Krajewski” abbia “ridato la vita a questi bambini sofferenti” (VIDEO). “Le persone sono anche disposte a pagare ma nessuno risponde – sottolinea – Il cardinale è venuto a ridare il buio in un posto in cui si vive con il terrore di essere buttati fuori. Si tratta in molti casi di famiglie italiane che hanno perso il lavoro e sono state sfrattate”. “Il gesto del cardinale è stato umanitario ma anche concreto “, aggiunge. Quanto alle parole di Salvini dice che non si sarebbe aspettata una risposta del genere “di fronte a un problema di salute e di vita delle persone. “Mi aspettavo ben altro, mi aspettavo un intervento suo, anche personale, all’interno di questo posto”. Secondo suor Adriana, Salvini dovrebbe venire a vedere con i suoi occhi la situazione nel palazzo occupato: “Magari! Farebbe un’azione giusta anche per vedere come funziona l’occupazione, chi sono le persone all’interno, la loro storia, la loro vita”. Per la missionaria laica “le istituzioni devono rispondere a un problema così grave e diffuso. L’occupazione è diventata quasi una norma perché non c’è più possibilità di sopravvivenza – sottolinea – Se non fosse per la chiesa questa gente dove starebbe? Dove sarebbe se non ci fossero le mense, le offerte di vestiario?”.

LE TESTIMONIANZE – “Non ci hanno mai ascoltato”. E’ quanto ha detto all’Adnkronos Maurita, una donna che da sei anni vive nel palazzo occupato. “L’unico ascolto è arrivato dal cardinale Konrad, vicino agli ultimi”, ha aggiunto. “Non ce lo aspettavamo – ha raccontato – il cardinale è stato attento agli sviluppi della situazione anche perché siamo una comunità che suor Adriana segue attraverso attività di formazione”. “C’è stato un distacco della corrente punto e basta, qui ci sono anziani, malati e bambini – ha concluso – non è possibile che un servizio venga tolto in questo modo anche se siamo in una situazione di illegalità. Noi abbiamo chiesto la possibilità di rateizzazioni, ma niente”. “La Chiesa non può sostituirsi a chi di dovere dovrebbe risolvere i problemi dell’emergenza abitativa e del diritto all’abitare”, ha continuato.

“I giorni senza luce sono stati un inferno” ha detto all’Adnkronos, Micaela, boliviana di 17 anni, inquilina di Spint Time all’Esquilino dall’inizio dell’occupazione, nel 2013, insieme alla mamma, al papà e al fratello maggiore. “Ricaricavo il cellulare un po’ a scuola, un po’ in biblioteca. La doccia, invece, la facevo in palestra”. “Vivo in Italia da quando avevo 3 anni – dice – stiamo bene qui. Casa è disordinata ma ce la caviamo”. Costretta in una stanza che originariamente, come tutte le altre “abitazioni”, sarebbe dovuta essere un ufficio, è Rosy. E’ un’anziana eritrea che apre la porta in vestaglia, mostrando una camera affollata di vestiti, santi e madonne. Non ricorda più quanto anni ha: “Ne ho 62, forse di più – dice, scuotendo la testa – sono tanti anni che vivo in Italia ma qui sono sola e ho tanto dolore alla gamba”, spiega indicando la stampella con la quale si aiuta a camminare.

Un occupante: “Padre Konrad? E’ uno tosto”

“Le difficoltà sono state enormi, ma siamo riusciti insieme ad affrontarle. La dimostrazione è che in assemblea pubblica, dopo il distacco della corrente, c’era mezzo quartiere. E una realtà oggettiva, c’è stata solidarietà”. E’ quanto ha detto all’Adnkronos Maurizio, romano di 63 anni, che da due anni vive nel palazzo occupato. “Io sono solo, ho avuto delle difficoltà ma ogni volta pensavo ai circa 100 bambini che ci sono qui – sottolinea – Anche l’igiene diventava un problema. Abbiamo fatto una ruota di solidarietà, ad esempio ai piani alti abbiamo ridotto l’acqua per favorire i bambini”. Maurizio spiega come si è ritrovato, senza casa, dopo essere stato licenziato dall’impiego che aveva nel settore dell’igiene ambientale. “Io avevo un percorso normale di vita, una stabilità economica, ma poi ho perso il lavoro e la possibilità di pagare l’affitto – ha continuato – Quando è iniziato l’iter della morosità mi sono rivolto ad Action per un sostegno legale”. Poi è arrivato lo sfratto e ha trovato posto in questo stabile occupato.

AZIENDA SUI RISCHI – “In condizioni di assenza di tensione elettrica, se si trattasse soltanto di riattivare un contatore anche un non tecnico potrebbe farlo, non correndo pericoli per la propria vita” sostiene il titolare di un’azienda romana che si occupa di installazione di impianti elettrici, ascoltato dall’Adnkronos. Discorso diverso invece sarebbe se si agisse “sotto tensione” per ricollegare i fili al contatore, in quel caso ci sarebbero seri rischi e solo un esperto potrebbe lavorare in totale sicurezza”.

MEDICINA SOLIDALE – ”Riceviamo dall’elemosiniere ogni giorno medicine, cibo, vestiario e denaro destinato ai più fragili che incontriamo nei quartieri di Roma e nei nostri ambulatori di strada e nelle occupazioni. Questo certo non significa sostenere l’illegalità, ma aiutare chi soffre ed è più debole”. E’ quanto dichiara Lucia Ercoli, direttore dell’associazione Medicina Solidale. ”È triste – aggiunge Ercoli – dover constatare che per la campagna elettorale delle prossime europee si tenti di trasformare un gesto di solidarietà e speranza in un atto illegale. Certamente l’elemosiniere del Papa non ha bisogno della nostra difesa, ma dobbiamo sottolineare che da sempre è al fianco di chi si occupa degli invisibili nella nostra città. Centinaia di bambini, donne e anziani che vivono dimenticati dalle istituzioni e se gli va bene in stabili di cemento, altrimenti sotto baracche di cartoni e di lamiera”. ”Occorre – conclude Ercoli – recuperare il senso del giusto e del vero per il bene della nostra città. Ci domandiamo dove sono state le istituzioni che dovrebbero tutelare la salute e l’integrità di tanti bambini che vivono nelle strade, nelle occupazioni e nei campi improvvisati. La campagna elettorale non può permettersi, in un paese democratico, di tritare letteralmente come uno schiacciasassi i diritti di minori italiani e stranieri che sopravvivono nella capitale del cristianesimo”.

VIAGGIO DENTRO IL PALAZZO OCCUPATO – Un palazzo di sette piani per un totale di 16.800 metri quadrati, per la maggior parte (11mila circa) destinati ad uso abitativo, per il resto ad attività culturali e sociali. Gli occupanti dell’edificio di via Santa Croce in Gerusalemme accompagnano alla scoperta degli spazi dello stabile, salito alla ribalta della cronaca. Dentro molti migranti ma anche italiani che sono all’incirca il trenta per cento. Lungo i corridoi si vedono stendini e tricicli appena fuori dalle stanze, fatte diventare camere da letto, mentre altri locali sono adibiti a cucina. A chi abita qui ma non solo, sono aperte le attività che vi hanno trovato casa. Nel grande ingresso di quelli che in origine erano uffici, reso più accogliente e colorato da una miriade di bandierine colorate, si trovano le indicazioni per muoversi lungo i corridoi. Ecco allora la sala dedicata alle attività caritatevoli, dove per occupanti e non vengono distribuiti pacchi alimentari, ma anche la colazione. Più avanti la sala della salute, riservata, spiegano gli occupanti, ad attività olistiche o di socializzazione. E ancora l’ala dove si svolgono corsi e attività. Ecco il laboratorio di ceramica, quello di restauro di opere sacre, di bigiotteria, sartoria. Tutti promossi da suor Adriana che ci tiene a ribadire come le iniziative, aperte a tutti, siano gratuite. Grazie poi a un volontario è stato allestito un laboratorio di grafica e web, una sorta di piccola tipografia messa a disposizione di chi abita nello stabile. E poi scendendo le scale si trova  l’ex sala conferenze trasformata in teatro per consentire un cartellone di spettacoli. Sempre al teatro sono dedicati due laboratori. Uno di questi è diretto dalla regista Alessandra Cutolo che ha messo in piedi lo spettacolo “Woman crossing”, con una compagnia formata anche da alcune ragazze africane che vivono nello stabile occupato. “‘Woman crossing’ è nata due anni fa dalla relazione tra questo posto – racconta Cutolo all’Adnkronos – e la scuola Di Donato dove tutti noi portiamo i figli: io avevo mio figlio alla materna ed era in classe con i figli di due attrici della compagnia” e occupanti dell’edificio. “Loro mi hanno raccontato che sono arrivate qui con i barconi e i bimbi in braccio, che prima si trovavano in Libia e prima ancora avevano attraversato il deserto – ha continuato la regista – Ne abbiamo fatto uno spettacolo portandolo in giro per l’Italia”.

OCCUPAZIONE VIALE DELLE PROVINCE – L’elemosiniere del Papa con il suo intervento per ripristinare la corrente elettrica nel palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme “ha dato un forte segnale sul piano umanitario, sottolineando con i fatti che non si tratta di un problema di ordine pubblico ma di un’emergenza sociale che le istituzioni dovrebbero affrontare con un nuovo approccio”. A sottolinearlo all’Adnkronos Umberto dei Blocchi Precari Metropolitani responsabile dell’occupazione di viale delle Province, tra piazza Bologna e la via Tiburtina, che dal dicembre 2012 nel palazzo ex Inpdai ospita circa 400 persone di diverse nazionalità. “Qui – chiarisce – non abbiamo mai vissuto una situazione analoga ma siamo solidali con gli attivisti di Spin Time. E l’intervento del cardinale Konrad Krajewski è indicativo di come vanno le cose nel nostro Paese: dimostra la chiara impotenza delle istituzioni italiane”. L’auspicio è che “ora possa esserci da parte della politica un nuovo approccio, che – spiega – si riprendano i tavoli sull’emergenza abitativa che si aprono e poi vengono costantemente interrotti”.

Sorgente: “Pronti ad autodenunciarci”

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