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La maggior parte degli operai viene dal Sud: pugliesi, calabresi e campani. L’età media è alta, circa 45 anni. Ma sono tanti i lavoratori in nero che riescono a scavalcare e a lavorare ogni notte

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Quando gli altri vanno a dormire, loro iniziano a lavorare. Al mercato ortofrutticolo di Milano (il più grande d’Italia), circa 420 magazzinieri non sanno cosa significa svegliarsi con la luce del sole. Sono divisi in cinque cooperative (CLO, Ageas, Niente di Male, Prowork e New York s.r.l.) che si occupano della movimentazione di un milione di tonnellate di frutta e verdura all’anno (il 33% è di importazione estera). Alle 23,30 prendono servizio in via Lombroso e, se va bene, smontano alle 6,00 del mattino altrimenti, tirano avanti anche fino a mezzogiorno. Caricano e scaricano i tir che alle prime ore della notte arrivano nei capannoni dopo aver superato i controlli all’ingresso.

Si lavora per lo più con i muletti. Lo stipendio è di 1300 euro al mese (il contratto base prevede 8,43 euro all’ora lordi) mentre lo straordinario viene pagato 2,88 euro per ogni ora in più. C’è chi riesce ad arrivare a cifre più importanti ma inanellando anche dodici ora, da mezzanotte a mezzogiorno. La maggior parte degli operai che incontriamo viene dal Sud: pugliesi, calabresi e campani. L’età media è alta, circa 45 anni. C’è anche chi come Mario, padre siciliano e madre salernitana, è pensionato da una paio d’anni e, dopo aver lavorato per ventitré anni sempre la notte, viene due volte al mese per arrotondare l’emolumento. Ha due figlie che studiano all’università e le mantiene con il suo stipendio.

«In passato era considerato il lavoro povero per eccellenza – ci dice uno dei soci della cooperativa CLO che si occupa della logistica -. Chi non aveva un titolo di studio si avvicinava al lavoro manuale e il mercato ortofrutticolo di Milano era il suo posto. Proprio il mese scorso, invece , abbiamo assunto giovani diplomati e anche alcuni laureati. Li avviamo a questo lavoro cercando di trovargli mansioni superiori». Ad esempio, controllare con il tablet le bolle di accompagnamento. Gianni, nome di fantasia, lo fa da circa vent’anni, viene dalla Sardegna. «Ho sempre e solo lavorato di notte, arrivo alle 11 di sera e vado via alle otto di mattina, onestamente mi sembra di guadagnare poco ma d’altronde fuori da qui non c’è niente».

Qui gli escamotage per pagare meno gli operai sono tutti noti. Si assume un carrellista con un livello contrattuale inferiore ma poi gli si fa fare il lavoro specializzato. Guidare un muletto è lavoro specializzato ma il 90% è inquadrato con un livello più basso. In questo modo, dalla busta paga si rubano circa 1,50 euro all’ora. Non si dovrebbe fare ma è accettato da tutti. Diversamente, non vengono assunti dal committente.

L’ingresso al mercato ortofrutticolo di Milano è regolato da un sistema computerizzato simile al Telepass in autostrada. Gli operai, invece, devono essere muniti di un pass rilasciato dalla sorveglianza. Negli anni, i muri perimetrali sono stati innalzati per impedire l’accesso agli irregolari ma, in realtà, il mercato pullula di lavoratori in nero. Lungo le inferriate perimetrali è facile trovare pertiche realizzate con il fil di ferro e qualche straccio. Li usano per lo più egiziani, bengalesi e marocchini per scavalcare la recinzione. «Ne vediamo tanti che entrano stipati nei tir o che dormono sotto i camion» racconta Cristiano Nobili della Fit, la Federazione Italiana Trasporti che aderisce alla Cisl. Dopo le 2,00 se ne vedono tanti saltare la barriera che è alta quasi tre metri. Sono «assunti» dai grossisti (ce ne sono 116) all’interno dei capannoni. Caricano e scaricano le stesse merci dei macchinisti ma a mano, lavorando anche 14 ore di fila. Alla fine della giornata portano a casa non più di 30-35 euro, cioè poco più di due euro all’ora.

Ne incontriamo uno fuori dai cancelli, si chiama Alì, è egiziano. Sono da poco passate le sei del mattino. Spiega che è momentaneamente fuori perché ci sono dei controlli e lui non ha la tessera, lavora in nero «come il 60-70% degli operai» che sono al suo fianco. Chi lo assume è un grossista, fa il nome di una nota ditta per la quale ogni notte carica i furgoni della distribuzione. Ha iniziato a lavorare alle 2,30 e tornerà a casa verso le quattro del pomeriggio. Se qualcuno si fa male?, chiediamo. «Non ti pagano, anzi, ti dicono ora paga tu la giornata di lavoro».

Pochi minuti dopo vediamo arrivare decine di piccoli furgoni che stazionano su via Lombroso. «Sono quelli che comprano in nero gli avanzi di giornata grazie alla complicità di un loro amico che ha la tessera per entrare» spiega Alì. Dall’interno, in effetti, vediamo uscire decine di piccoli carrelli stracolmi di carciofi, finocchi, arance, fragole… Un gruppetto si incarica di sistemare la merce su piccoli furgoni. Li rivediamo più tardi in giro per Milano, agli angoli delle strade, a vendere frutta e verdura a prezzi stracciati.

Sorgente: corriere.it
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