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Cacciari all’Huffpost: “Niente di più distante”

By Nicola Mirenzi

Più che agli stand, ci sarebbe da pensare alla poesia. In questi giorni di polemica sulla casa editrice vicina a CasaPound al Salone del libro di Torino, AltaForte, si è perpetuato uno sfregio: quello di associare i fascisti del terzo millennio al nome di un enorme figura come quella di Ezra Pound, il cui nome è stato rapito e sequestrato da un’organizzazione politica che a Pound si richiama, ma che con la sua opera ha poco a che fare. ”È del tutto evidente – dice all’HuffPost il filosofo Massimo Cacciari – che non c’è niente di più lontano dallo spirito poetico di Ezra Pound che gli slogan, le pratiche e i simboli nazionalistici di un gruppo di poveretti come CasaPound”.

Poeta, saggista, critico, Ezra Pound era americano. Arrivò in Italia a metà degli anni venti e si stabilì a Rapallo. Pensò che la sua visione del mondo tradizionalistica, che mescolava l’etica confuciana al pensiero democratico di Jefferson, risuonasse nel fascismo di Benito Mussolini. In un primo tempo, simpatizzò con il movimento. Poi, sostenne il regime durante la Seconda guerra mondiale. Infine, avanzò delle critiche, senza rinnegarlo mai. Tuttavia, “il suo fascismo non è il fascismo di CasaPound”, spiega Cacciari. “Pound credette di vedere in Mussolini e nella mitologia dell’antichità fascista la possibilità di realizzare la sua visione del mondo anti capitalistica. Commise un grande errore. Grande quanto la sua mente. Però basta aprire a caso una pagina dei suoi libri per capire immediatamente di essere di fronte a un universo che è agli antipodi dal mondicino di quei miserabili che fanno il saluto romano il 25 aprile”.

A libro, libro e mezzo. A CasaPound, Ezra Pound. Forse potrebbe essere questo un modo non schematico, meno prevedibile, per indebolire la presenza simbolica al Salone del libro degli editori che si richiamano al fascismo: leggere, scoprire, avvicinare, interrogare, ammirare, decifrare ciriticamente un autore che i casapoundiani hanno ridotto a simbolo, a logo del fascismo della modernità. Perché chissà se oggi un adolescente potrebbe aprire i suoi Canti Pisani e innamorarsene come se ne innamorò Massimo Cacciari quando lo scoprì in una collana di poesia di Lerici, senza che sul suo nome ci fosse ancora l’ombra di questa associazione indebita e, soprattutto, abusiva, come da anni va ripetendo la figlia di Ezra Pound, Mary de Rachewiltz, che ancora non si è rassegnata al fatto che suo padre sia stato schiacciato nella memoria alla vicinanza con questo partito.

“La prima cosa che ho publicato è stato proprio un omaggio a Pound, nella rivista che facevamo con Cesare de Michelis, Angelus Novus″, ricorda Cacciari. “Era la traduzione di una poesia, con un mio commento a fianco”. Cacciari era già un militante della sinistra, all’epoca. “Eppure, nessuno di noi si sognava di confondere le idee politiche di Pound, a volte formulate in maniera errante, con la sua opera poetica, né con le sue idee filosofiche”. Scrisse Pier Paolo Pasolini, che lo adorava, fino ad andare a incontrarlo nella sua casa di Calle Querina, a Venezia, quando erano già vent’anni che Pound era rintanato lì senza dire una parola, che “Ezra Pound non è potuto divenire mai,esplicitamente, appannaggiodelle Destre: la sua altissima cultura lha preservato da unastrumentalizzazione sfacciata: il serpentaccio fascista non ha potuto ingoiare questo spropositato agnello pasquale.

E perciò sorprende – come dice all’HuffPost Massimo Bacigalupo, anglista, curatore di una nuova traduzione dei trenta Cantos per Guanda – che oggi sembra che “l’unico fascista rimasto, in Italia, sia proprio Pound, per colpa di un asservimento a una causa politica che non è la sua”. Uso che certo non ha impedito che lo si pubblicasse ancora con case editrici importanti, alimentandone gli studi e l’attenzione, al punto che di recente un filosofo come Giorgio Agamben ha curato per Neri Pozza una raccolta di suoi scritti, Dal naufragio di Europa, introducendola con un suo saggio. Però, segnala Bacigalupo, che “oggi i libri di Pound in certe librerie sono guardati con sospetto, se non in certi casi addirittura ostracizzati, per uno sfruttamento politico che ha danneggiato l’immagine di Pound”.

E allora più che disertare il Salone del Libro, per non rischiare di trovarsi vicino ai libri dei fascisti di CasaPound, si potrebbe andare al Salone del libro alla ricerca, invece, dei libri di Ezra Pound, di cui i fascisti si sono impossessati, e liberarli dalla loro presa. Anziché usare la spettacolo della diserzione, perché non tentare l’operazione culturale? Portare i fascisti sul terreno della letteratura, e vedere cosa sanno fare. Invece di mimare l’eterna guerra partigiana. Non c’è posto dove Pound sia meno di casa che a CasaPound. È questo il sopruso più grande. Non pochi metri quadrati di banchetto in un spazio enorme. “Quello che veramente ami – dice Pound in un suo verso – non ti sarà strappato”. È il salone del Libro la vera casa di Pound.

Sorgente: Lo sfregio di associare Ezra Pound a CasaPound | L’HuffPost

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