0 6 minuti 5 anni

Terrorista nero. Condannato per eversione. Scappato all’estero. Dove ha trovato la protezione dei servizi segreti britannici. Oggi guida il partito di estrema destra. Che in cinque anni è stato denunciato per violenza 240 volte

di Paolo Biondani, Giovanni Tizian e Stefano Vergine

Ventuno aprile 1999, mancano quattro giorni alla festa della Liberazione. Mentre l’Italia democratica si prepara a ricordare la storica sconfitta del nazi-fascismo, all’aeroporto di Fiumicino si materializza un neofascista conclamato. Un terrorista nero che è riuscito a restare impunito. Si chiama Roberto Fiore, è stato condannato per banda armata e associazione sovversiva come capo di Terza posizione, l’organizzazione che alla fine degli anni Settanta ha riunito alcuni dei criminali più violenti della destra eversiva. Dai ranghi di Terza Posizione è uscita una generazione di stragisti, assassini, rapinatori, sequestratori. Dichiarato colpevole in tutti i gradi di giudizio, Fiore avrebbe dovuto scontare almeno cinque anni e mezzo di reclusione. Invece è scappato all’estero. E a Londra ha fatto molti soldi con appoggi sospetti. Quando rientra in Italia, a quattro giorni dal 25 aprile 1999, è un uomo libero. Ricco. Pronto a guidare un nuovo movimento politico. Neofascista, razzista, pieno di criminali violenti. Come il precedente, ma con una sigla diversa: Forza Nuova. La prima fucina della delinquenza politica di oggi.Per capire gli attacchi di questi giorni, le minacce ai giornalisti di Repubblica e del nostro settimanale rivendicate da Fiore in persona come «il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso», si può partire da quel ritorno. Che unisce passato e presente nel segno dell’impunità. Il passato è la verità storica e giudiziaria che l’attuale leader di Forza Nuova ha potuto ignorare dopo 19 anni di latitanza all’estero. Perché in Italia cadono in prescrizione perfino le condanne definitive: giuste, meritatissime, ma non eseguibili per scadenza dei termini.Fiore scappa all’estero nel 1980, a 21 anni, prima di poter essere colpito dalla retata che decapita Terza Posizione, il gruppo armato che ha allevato una legione di terroristi neri poi confluiti nei Nar. Quando i suoi ex camerati Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini eseguono la strage di Bologna (2 agosto 1980, 85 vittime), lui è già in Inghilterra. Al sicuro, con altri complici neri. Nel 1982 un giudice britannico respinge la richiesta italiana di estradizione.Fiore e l’altro leader di Terza posizione, Massimo Morsello, restano liberi anche dopo essere stati condannati in tutti i tre gradi di giudizio. In Italia intanto Fioravanti e la Mambro, nel tentativo di sottrarsi all’accusa per la strage, inventano un falso alibi, costruito proprio attorno a Fiore e a un altro fondatore di Terza Posizione, Gabriele Adinolfi, ora ideologo di Casapound.L’intreccio tra le due organizzazioni romane del terrorismo nero è spaventoso. Un esempio tra i tanti: Fioravanti e Mambro vengono condannati anche per l’omicidio di Francesco Mangiameli, ex dirigente siciliano di Terza posizione, ammazzato il 9 settembre 1980 perché era uno dei pochi a conoscere la verità su Bologna. E ne aveva parlato con un ex colonnello dei servizi, Amos Spiazzi, che decise di lanciare l’allarme con una famosa intervista a L’Espresso. La Cassazione, nella sentenza definitiva (a sezioni unite) sulla strage di Bologna, spiega che Fiore e altri ex di Terza Posizione sono scappati proprio per non fare la stessa fine di Mangiameli. Eppure in tutti questi anni non hanno mai rivelato e tantomeno confessato nulla. Silenzio totale, perfino sui responsabili della carneficina nera alla stazione di Bologna.A Londra , nei quasi vent’anni di latitanza, Fiore e Morsello ottengono appoggi importanti e misteriosi. La stampa inglese li accusa più volte di aver collaborato con i servizi segreti (MI6). Fiore ha sempre respinto questo sospetto, che però è confermato, nero su bianco, da un rapporto firmato nel 1991 dalla prima commissione d’inchiesta del parlamento europeo su razzismo e xenofobia. Accuse poi rilanciate in Italia, in particolare, da due importanti esponenti di Alleanza nazionale, Enzo Fragalà e Alfredo Mantica. Nel dossier presentato alla commissione stragi, i due parlamentari ricordano la fortissima amicizia tra Fiore e il leader dell’estrema destra britannica Nick Griffin. Il presidente della commissione stragi, nell’audizione del 2000, mette a verbale una domanda esplicita: «Ritiene che Fiore e Morsello fossero agenti del servizio inglese?». E Fragalà risponde: «Non ritengo, c’è scritto, è un dato obiettivo, mai smentito da nessuno… D’altro canto, altrimenti come si fa a immaginare che due latitanti italiani, segnalati come pericolosi, possano costruire lì in Inghilterra un impero economico con 1.300 appartamenti?». Oggi l’avvocato Fragalà non può più cercare la verità su Fiore: è stato ucciso nel 2010 a Palermo. Per i pm Fragalà è stato ucciso da Cosa nostra perché aveva convinto alcuni clienti a collaborare. La mafia aveva progettato un raid punitivo per dare una lezione a tutta la categoria, ma l’aggressione fu talmente violenta che portò alla morte del legale.Dunque Fiore, quando rientra a Roma, è un ricco neofascista in doppiopetto, che non ha mai dovut

Sorgente: I segreti di Roberto Fiore, il fascista a capo di Forza Nuova – l’Espresso

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20