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Ieri pomeriggio la polizia di Washington, violando i trattati internazionali, ha fatto irruzione nella Ambasciata venezuelana arrestando i 4 cittadini statunitensi che da 36 giorni la difendevano dall’assalto dei golpisti venezuelani.
La occupazione difensiva era autorizzata dal governo Maduro ma la polizia, dopo aver tolto luce, acqua ed impedito l’ingresso del cibo, ha ieri allontanato giornalisti e passanti per evitare scene simili all’arresto di Assange, e da un accesso posteriore ha fatto irruzione arrestando gli occupanti.
Chiaro l’intento di evitare video e foto che potessero alimentare uno stato di commozione e protesta di massa.
Non si è fatta attendere l’esultanza dei golpisti venezuelani.
L’autoproclamato Guaidó ha twittato: “Inizia il processo di recupero delle nostre sedi diplomatiche nel mondo. Grazie alla nostra diaspora per aver esercitato la sovranità ed aver recuperato la nostra ambasciata a Washington e a Matthew Burwick per essere una avanguardia. Saremo presenti in tutti i programmi di lotta per la democrazia”.
E Carlos Vecchio, l’illegittimo “ambasciatore” nominato da Guaidó ha scritto a sua volta: “Avviso. Fuori gli invasori dalla nostra ambasciata. L’usurpazione è finita, ci sono voluti tempo e sforzi, ma ce l’abbiamo fatta a soddisfare i desideri dei venezuelani. Infinitamente grato alla diaspora venezuelana per il suo sacrificio. Prossima liberazione: Venezuela”.

Dal lato suo il governo venezuelano ha affermato che agirà nel quadro del diritto internazionale che prevede anche azioni di reciprocità (ministro degli Esteri Jorge Arreaza), e presentando formale protesta agli organi delle Nazioni Unite confidando in un pronunciamento di condanna degli stessi (presidente Nicolás Maduro).

sorgente: Rete Solidarietá Rivoluzione Bolivariana

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