0 5 minuti 5 anni

Almeno cinque gli uomini coinvolti direttamente nel pestaggio. L’invito a presentarsi spontaneamente dai magistrati

ROMA. Come già nella serata di giovedì, fonti qualificate al Dipartimento di Pubblica Sicurezza tornano a dire che “non esiste un solo motivo per dubitare che l’inchiesta aperta dalla Procura sui fatti di Genova arriverà rapidamente ad accertare cosa è accaduto, perché la collaborazione fornita dalla Questura è stata da subito e continuerà ad essere piena, tempestiva e leale”. Che, insomma, “non si ripeterà” alcun canovaccio del G8 e che la Questura di Genova, oggi, non è quella che, nel 2001, riuscì nell’impresa di non identificare mai, fatta eccezione per gli uomini del Settimo nucleo, gli agenti che fecero irruzione nella scuola Diaz.

E, dunque, che potrebbe essere questione di pochissimo tempo dare un nome agli agenti – almeno cinque – che le immagini girate sulla piazza, le cicatrici sul corpo del nostro Stefano Origone e la sua testimonianza, mostrano come i responsabili di un uso sproporzionato e ritorsivo della forza contro un uomo indifeso, ormai a terra, e che non rappresentava in ogni caso una minaccia né nei confronti di chi gli era piombato addosso, né di chi gli era intorno. L’argomento del Dipartimento di Pubblica sicurezza è sorretto da un dato oggettivo, aggiungono le stesse fonti. E cioè la tempestività delle prime informazioni consegnate alla Procura con l’informativa della Squadra Mobile insieme alle immagini postate da Repubblica sul suo sito. A partire dalle quali non dovrebbe essere difficile venire a capo del bandolo della matassa.

La Questura ha indicato alla Procura le due squadre, entrambe appartenenti al Reparto Mobile di Genova, che hanno condotto la carica e che si vedono nei video (in servizio di ordine pubblico, ma non coinvolti erano anche gli uomini del Reparto Mobile di Torino). Complessivamente, venti agenti, guidati da due diversi capisquadra, e dal funzionario in quel momento incaricato dell’ordine pubblico. Il Questore ha le loro tre relazioni di servizio in cui si ricostruiscono i presupposti della carica, i motivi per cui è stata ordinata e si dà atto che la consapevolezza che Stefano fosse un giornalista si è avuta solo nel momento in cui è intervenuto a proteggerlo e a strapparlo dai manganelli dei suoi colleghi il vicequestore Giampiero Bove, dirigente del commissariato di Sestri Ponente aggregato giovedì pomeriggio nei servizi di piazza.

Che siano un poliziotto genovese (Bove) e dei suoi colleghi in servizio stabile nel Reparto Mobile di Genova i protagonisti chiave della manciata di minuti che hanno travolto Stefano dovrebbe rendere l’identificazione di chi lo ha ripetutamente colpito ancora più semplice. Tanto che – da ieri – per rendere le cose meno complicate, agli uomini delle due squadre del Reparto Mobile di Genova è stato rivolto l’invito a convincere i 4, 5 agenti che hanno rotto le ossa a Stefano a presentarsi spontaneamente alla magistratura prima di essere identificati altrimenti dalle indagini dei loro colleghi della Mobile e dalle testimonianze che la Procura comincerà ad assumere di qui in avanti.
Dati per acquisiti, al momento, appaiono invece i presupposti della carica. Ordinata – documentano l’informativa della Mobile e le parole avute dallo stesso Questore giovedì sera quando è andato a scusarsi in ospedale con Stefano – per respingere un gruppo di antagonisti che, nella percezione del funzionario responsabile dell’ordine pubblico, si stavano avvicinando ad alcuni agenti del Reparto mobile che avevano appena fermato due manifestanti e per questo rappresentavano una minaccia. Il che, tuttavia, non giustifica – ed è questo l’oggetto dell’inchiesta – perché, una volta disinnescata la minaccia (le immagini mostrano la fuga disordinata verso la collina con il parco che fiancheggia la piazza degli antagonisti non appena la carica viene lanciata), su chi ne viene travolto si continui ad usare violenza in assenza di qualsiasi accenno di resistenza o di tentativo di fuga.

Un trattamento che viene riservato a Stefano Origone ma anche ad un manifestante con indumenti neri che, come ancora una volta mostrano le immagini consegnate alla Procura, continua ad essere colpito da almeno tre agenti anche dopo essere stato di fatto immobilizzato.

Sorgente: Genova, il primo rapporto della questura: si parte da una lista di venti agenti | Rep

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20