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Elezioni europee 2019: preferenze, sfida Berlusconi-Salvini

Il leader di Forza Italia a rischio. I suoi: «Non faremo campagna per lui». Calenda cerca il successo personale. Nei 5 Stelle l’azzardo delle cinque donne capolista

di Alessandro Trocino

Grande è la confusione sotto il cielo d’Europa. Cambiano gli assetti, tremano i gruppi tradizionali incalzati da sovranisti e populisti. Ma nel voto di domenica il destino dei partiti si intreccia con quello dei singoli candidati. La sfida dei capilista e dei leader si gioca nel meccanismo delle tre preferenze, compresa quella di genere. In lizza 76 posti per l’Italia, anche se i tre in più dovranno aspettare la Brexit, giuridicamente efficace, del Regno Unito.

La Lega

Matteo Salvini punta a quintuplicare i voti della sua Lega, che parte dal 6% del 2014, preistoria, e a diventare il primo partito nella Ue; ma spera anche in un exploit personale. Nel 2014, candidato in tre circoscrizioni, portò a casa ben 223 mila preferenze. Questa volta è capolista in tutte e cinque: un clamoroso successo avrebbe ripercussioni anche nel suo testa a testa di governo con Luigi Di Maio.

Il Pd-Siamo europei

Carlo Calenda è il capolista nel Nord-Est di Pd-Siamo Europei. Nel 2014 Alessandra Moretti ebbe 230 mila preferenze, stavolta il bacino di voti del Pd potrebbe quasi dimezzarsi. La sfida per Calenda è triplice: ottenere voti dem nell’ex Emilia rossa; dimostrare di avere un bacino di consensi personali; sfidare la Lega di Salvini radicata nella piccola imprenditoria veneta.

Forza Italia

Nel Nord-est si candida anche Silvio Berlusconi, 82 anni, capolista ovunque tranne che nel Centro, lasciato al presidente della Ue Antonio Tajani (il quale sfida i due vicepresidenti Ue, l’M5S Fabio Massimo Castaldo e il dem David Sassoli). Un tentativo di rivincita molto a rischio, come spiega un dirigente di Forza Italia: «Berlusconi è in trappola, il suo nemico non è Salvini: sono i suoi». Il perché si spiega con le preferenze. Se ne possono mettere fino a tre, alternando quella di genere. Considerando che ne metteranno tre, è difficile che politici forti sul territorio (come Martuscello o Patriciello) scelgano di far campagna per Berlusconi. Perché loro risulterebbero terzi, dopo il leader e la donna. Per questo in molti lo starebbero mollando. Tra loro ci sarebbe anche la senatrice Sandra Lonardo, anche se il marito Clemente Mastella, sindaco di Benevento, nelle chat invita a votare Berlusconi. Il discorso non vale per Lega e Fdi. In questo caso Salvini e Meloni rinuncerebbero all’incarico, a differenza di Berlusconi: quindi il carico di voti si riverserebbe sui successivi in lista.

Il Movimento 5 Stelle

E i 5 Stelle? Nel 2014 i capolista erano casuali, per ordine alfabetico. Stavolta Di Maio ha scelto personalmente cinque capoliste donna, sconosciute ai più. Provocando una mezza rivolta nel partito. Nel Nord-Est c’è Sabrina Pignedoli, giovane giornalista, esperta di ‘ndrangheta. David Borrelli, poi uscito da M5S, prese 26 mila preferenze, lei? «Ah chi può dirlo. Mi andrebbero bene anche 20 mila». Come si fa a combattere con Calenda, Berlusconi e Salvini? «Con la credibilità della nostra proposta. Quanto al Pd, nell’Emilia rossa la gente è stufa». La sua è una campagna capillare, ma povera: «Non possiamo fare manifesti, solo santini. Per gli spostamenti mi pago tutto io, spenderò 2-3 mila euro». Fa molta meno fatica un campione di preferenze come Raffaele Fitto. Nel 2014 portò a casa 284 mila voti. Da FI è passata a Fdi: «Impossibile ripetere quel risultato, ma molti di quei voti mi seguiranno».

Sorgente: corriere.it

 

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