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Elezioni Europee 2019, in Irlanda testa a testa tra filo europei. Exploit dei Verdi

In testa i moderati filo europeisti del premier Varakdar, forte ascesa dei Verdi, calano i nazionalisti del Sinn Fein

di Paolo De Carolis

LONDRA — La Brexit, ma anche l’ ambiente. Se le dimissioni di Theresa May hanno raggiunto l’ Irlanda proprio nel giorno del voto, dando a un Paese che per popolazione è tra i più piccoli dell’ Unione, una ragione in più per esprimersi alle urne, gli exit poll indicano che oltre alle modalità dell’ uscita del Regno Unito dall’ Ue è il futuro del pianeta a preoccupare gli elettori. I Verdi sono stati la sorpresa delle elezioni.

Stando ai primi dati, il Green Party si è assicurato tre degli 11 seggi europei previsti per l’ Irlanda – diventeranno 13 dopo la Brexit con la redistribuzione della quota britannica – e il 9% dei consensi a livello nazionale, un aumento notevole rispetto all’ 1,6% di cinque anni fa. I due principali partiti del Paese, il Fine Gael del primo ministro Leo Varadkar, schieramento conservatore liberale che è allineato con il Partito popolare europeo, e il Fianna Fail, che sull’ Europa ha posizioni simili, si sarebbero assicurati circa il 23% dei consensi l’ uno, mentre il Sinn Fein avrebbe subito un lieve calo scendendo dal 15 al 12%. Se mancano i risultati definitivi, il sentimento europeista che pervade l’ Irlanda è chiaro adesso come lo è stato durante la campagna elettorale. Dopo il Lussemburgo, è il Paese membro che nutre più fiducia per le istituzioni europee (solo il 10% della popolazione ne ha un’ opinione negativa). L’ entrata in Europa, nel 1973, ha coinciso con una forte crescita economica e profondi cambiamenti sociali: oggi l’ Irlanda ha una buona qualità di vita. Rispetto al passato c’ è maggiore rispetto per la diversità. Lo spirito religioso e tradizionale convive con i matrimoni gay e il divorzio. Un’ ulteriore conferma è arrivata dai risultati del referendum che si è tenuto in contemporanea con le elezioni europee e amministrative. L’ 87% degli irlandesi ha votato per semplificare la procedura per il divorzio, che al momento richiede una separazione di quattro anni prima della dissoluzione del matrimonio.

Per l’ Irlanda, che dopo la Brexit diventerà la nuova frontiera dell’ Europa, il momento rimane delicato. Il taoiseach Varadkar ha espresso timore per la possibilità che a May si succeda un primo ministro euroscettico disposto a portare il Regno Unito fuori dall’ Unione senza un accordo. «Terremo duro», ha assicurato, aggiungendo che si impegnerà per trovare con il nuovo governo britannico una soluzione che rispetti le priorità irlandesi, ma la paura è che salti il cosiddetto backstop , ovvero il meccanismo pensato per permettere all’ Irlanda del Nord di rimanere di fatto nel mercato unico. Ciò significherebbe il ritorno di un confine fisico tra il Nord e la repubblica con i problemi economici e sociali che comporterebbe, oltre al ripristino di un simbolo dei tempi bui e violenti del terrorismo.

 

Sorgente: corriere.it

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