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  • Gianluigi Paragone ha annunciato che consegnerà le sue dimissioni nella mani di Luigi Di Maio
  • Sostiene che il Movimento 5 Stelle sia passato dal noi all’io
  • Il suo leader deciderà se accettarle. Nel frattempo chiede anche a lui un’auto-analisi di quanto sta accadendo nel M5S

È guerra aperta all’interno del Movimento 5 Stelle e nel mirino c’è, ovviamente, Luigi Di Maio considerato il principale artefice della disfatta e del crollo dei consensi pentastellati alle elezioni Europee di domenica scorsa. Il più attivo sul fronte anti-Di Maio sembra essere il senatore Gianluigi Paragone che, in un’intervista ad Agorà (su Rai3) – ribadendo quanto già detto a Il Corriere della Sera – ha annunciato che rimetterà il proprio mandato da parlamentare nelle mani proprio del leader politico M5S e che sarà poi lui a decidere se accettarle o meno. Una mossa per mettere il vicepremier sempre più all’angolo.

«Decida lui se devo restare. E se mi dice di restare resto, proprio perché c’è ancora un rapporto di fiducia», ha annunciato Gianluigi Paragone ad Agorà. Parlando, invece, del futuro di Luigi Di Maio, invece, il senatore M5S ha espresso qualche perplessità sul voto popolare con gli iscritti alla piattaforma Rousseau: «Non lo so. Facciamo prima il ragionamento politico. Voglio capire con quali riflessioni arriva, se ha capito anche lui che quattro incarichi di simile portata rischiano di metterlo in affanno». Nel mirino delle critiche interne, infatti, ci sono i quattro ruoli che Di Maio ha: i due da ministro (Sviluppo Economico e Lavoro), quello da vicepremier e quello di leader politico del Movimento 5 Stelle.

Paragone consegna le sue dimissioni a Di Maio

«Abbiamo perso tutti, anche io. Ma il M5S è passato dal noi all’io – ha spiegato Paragone al Corriere -. Finché si scriveva con la minuscola, l’io andava anche bene. Ma si è cominciato a scriverlo con la maiuscola. Se vuoi fare Superman, devi dimostrare di esserlo. A 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro».

Il M5S ha bisogno di una leadership forte

La principale necessità del Movimento 5 Stelle, al momento, è quella di ritrovare una persona con cui avere un dialogo aperto e continuativo: «Abbiamo bisogno di una leadership forte: deve andare per sottrazione. Il M5S ha bisogno di un interlocutore che lo ascolti. E non può tenere due ministeri». Il senatore pentastellato aggiunge che serve una segreteria politica per il M5S: «Non mi piace la definizione. Ma sì, si deve passare a una collegialità. Un gruppo ristretto, 4 o 5 persone che rappresentino tutte le anime».

Sorgente: Dimissioni Paragone, la lite con Luigi Di Maio è sempre più accesa

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