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Prima gli italiani, certo, ma solo se fascisti e nostalgici. Vivono davvero in uno strano universo, i fascisti di Casapound, un mondo in cui a loro tutto è concesso e la legge vale per chi è troppo stupido o debole per ribellarsi. Così, mentre frignano per essere stati cacciati a pedate dal Salone del Libro e danno l’assalto alle periferie di Roma cacciando chi ha diritto a una casa, loro lo stabile in via Napoleone III lo continuano a occupare, nell’immobilismo disarmante delle istituzioni che più che appelli non riescono a fare per cacciare questi abusivi in mezzo a una strada. Abusivi che campano nel centro di Roma con tutte le utenze, senza pagare un euro, mentre lo stabile del Centro sociale Spin Time Labs, occupato da 350 italiani, viene tenuto al buio da un sistema che funziona solo contro i più umili.Nonostante Simone Di Stefano dicesse – mentendo – che i residenti dello stabile di Casapound pagassero tutte le utenze, nel 2016 Acea ha chiuso i contatori, dato che si era accumulato un debito a sei cifre. Ma la sera, le luci del civico 8 erano tutte accese. E allora, come si spiega? Perché è la solita storia all’italiana, le leggi ci sono – vedi l’apologia di fascismo, legge più ignorata della storia della Repubblica – ma all’italiano, specie se fascista, gli vanno strette. L’articolo 5 della legge Lupi del 2014, dal nome del Ministro Maurizio Lupi, prevede a chiare lettere che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.Quindi, Casapound da dove la prende la luce? Rimane un mistero, perché l’unico che potrebbe stipulare un contratto che non sia nullo ai sensi di legge è il legittimo proprietario dello stabile, che risulta essere il demanio, oppure un legittimo affittuario, che al momento non esiste.La questione poteva essere risolta con l’ispezione della guardia di finanza compiuta lo scorso ottobre, ispezione che è finita con una semplice constatazione dello stato dei locali. Perché a Roma Casapound, non si capisce a che titolo, continua a godere di una sorta di legittimazione altra.Acea, lo scorso 14 settembre, ha emesso un atto di pignoramento per il valore di 330mila euro e in teoria chiunque debba dei soldi a Casapound li dovrebbe girare alla società romana.

Sorgente: A Casapound c’è la luce, nonostante 300mila euro di bollette non pagate ad Acea | Globalist

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